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Oncologia (Articoli - 2012-05-08 09:25:46)

Tumore della mammella, informazioni e nuovo farmaco il NabTM paclitaxel

Il tumore al seno è la principale causa di mortalità per tumore nelle donne. Con 1.384.000 casi diagnosticati nel 2008, il tumore della mammella è la forma di neoplasia femminile più frequente al mondo1. In Europa, sempre nel 2008, oltre 425.000 donne hanno ricevuto una diagnosi di tumore al seno e sono stati 128.737 i decessi correlati alla malattia1.
Anche in Italia il tumore della mammella è la patologia con l’incidenza e la mortalità maggiore tra le donne: nel 2008 si sono registrate 47.514 nuove diagnosi e 11.693 decessi1.

A seconda delle fasi di crescita, si determinano 4 differenti stadiazioni del tumore della mammella:
• stadio I - il tumore è in fase iniziale, ha un diametro non superiore a 2 cm ed è limitato alla mammella;
• stadio II - il tumore è ancora in fase iniziale, può avere un diametro di meno di 5 cm e coinvolgere i linfonodi ascellari o essere più grande di 5 cm ma senza coinvolgere i linfonodi;
• stadio III - il tumore è in stadio localmente avanzato, di dimensioni variabili e ha coinvolto i linfonodi ascellari o i tessuti del torace;
• stadio IV - il tumore è in fase metastatica e coinvolge altri organi oltre alla mammella2.

Circa il 30% di donne con tumore della mammella in stadio iniziale riceve una successiva diagnosi di malattia metastatica3; in questa fase il tumore è quasi sempre incurabile e il tempo di sopravvivenza medio nelle pazienti che ricevono la diagnosi è di 18-30 mesi4.




La scelta del trattamento terapeutico nel tumore al seno metastatico
Gli obiettivi attuali del trattamento per le pazienti con tumore al seno metastatico comprendono:
• il controllo dei sintomi e della malattia;
• il prolungamento della sopravvivenza;
• il miglioramento della Qualità della Vita5.

Non esiste un unico standard di cura per le pazienti con tumore al seno metastatico e per individuare il trattamento più adeguato vanno infatti presi in considerazione una serie di elementi: fattori prognostici, eventuale stato menopausale, presenza di condizioni di co-morbilità, sintomi (il dolore), previsti effetti indesiderati del trattamento e, non ultime, le preferenze della paziente.

La maggior parte delle pazienti è affetta da tumori che non sono sensibili alle terapie ormonali, le quali consistono nell'assunzione di farmaci che agiscono direttamente sugli ormoni sessuali (estrogeni e alcuni sul progesterone), la cui azione favorisce lo sviluppo o la progressione del tumore.

Per queste pazienti, per coloro che sono colpite da forme aggressive e per quella piccola percentuale di donne (circa il 5%)5 che presentano subito la malattia in fase metastatica, la chemioterapia citotossica è il trattamento preferenziale4,6.

Gli agenti citotossici più attivi sono le antracicline e i taxani7. Le antracicline hanno rappresentato la pietra miliare del trattamento per il tumore al seno metastatico; tuttavia, sono associate a significativi eventi avversi, come mielotossicità, nausea e cardiotossicità, che ne limitano l’impiego nelle pazienti con malattia cardiovascolare8.
La terapia basata su taxani, come il paclitaxel, riveste un ruolo centrale nel trattamento del carcinoma della mammella, comprovato da ampie evidenze cliniche sui suoi benefici, in termini di:
• sopravvivenza globale (OS);
• tempo alla progressione della malattia (TTP);
• risposta complessiva della paziente9.

Il meccanismo d’azione dei taxani ha come oggetto lo scheletro della cellula, la cosiddetta rete microtubulare: i taxani impediscono che essa si riorganizzi dinamicamente, promuovendo in questo modo l’arresto della crescita e poi la morte della cellula tumorale.
Attualmente, la somministrazione di un taxano e/o di un’antraciclina rappresenta il trattamento di prima linea preferenziale per le pazienti:
• con un tumore non sensibile agli ormoni;
• con una malattia in rapida progressione;
• con recidiva o progressione dopo terapia basata su antracicline4,6,7,.

Pur avendo un’efficacia comprovata, i taxani presentano un indice terapeutico non soddisfacente, per via della tossicità dei solventi sintetici utilizzati per la somministrazione, causa di reazioni di ipersensibilità e neuropatia periferica10.

La nuova generazione di taxani rappresentata da nabTM paclitaxel ha finalmente raggiunto un profilo di sicurezza e tollerabilità decisamente migliore rispetto a quello di paclitaxel disciolto in solvente. Il nuovo taxano ha infatti eliminato l’uso dei solventi tossici, sfruttando le proprietà di trasporto dell’albumina, cui è legato in una particella nanometrica grazie a un’innovativa tecnologia nota come piattaforma nab, garantendo maggiori concentrazioni intratumorali del principio attivo a fronte di una significativa riduzione degli effetti collaterali.






Note

1. GLOBOCAN 2008, Cancer Incidence and Mortality Worldwide in 2008.
2. Singletary S.E., Allred C., Ashley P. et al. Revision of the American Joint Committee on Cancer Staging System for
Breast Cancer. Journal of Clinical Oncology, 2002, 20: 3628-3636.
3. O'Shaughnessy J., Extending survival with chemotherapy in metastatic breast cancer. Oncologist, 2005, 10 (suppl 3): 20-29.
4. Mariani G., New developments in the treatment of metastatic breast cancer: from chemotherapy to biological therapy. Annals of Oncology, 2005,16 (suppl 2): ii191-ii194.5.
5. Turner N.C., Jones A.L., Management of breast cancer–Part II. British Medical Journal 2008, 337: 164-169.
6. Kataja V., Castiglione M., ESMO GuidelinesWorking Group. Locally recurrent or metastatic breast cancer: ESMO clinical recommendations for diagnosis, treatment and follow-up. Annals of Oncology, 2008,19 (Suppl 2): ii11–ii13.
7. Beslija S., Bonneterre J., Burstein H. et al., Second consensus on medical treatment of metastatic breast cancer. Annals of Oncology, 2007, 18: 215-225.
8. Amar S., Roy V., Perez E.A., Treatment of metastatic breast cancer: looking towards the future. Breast Cancer Research Treatement, 2009:114:413-422.
9. Ghersi D., Wilcken N., Simes J., Donoghue E., Taxane containing regimens for metastatic breast cancer. Cochrane Database System Review, 2005,18 (2): CD003366.
10. Ten Tije A.J., Verweij J., Loos W.J., Sparreboom A., Pharmacological effects of formulation vehicles: implications for cancer chemotherapy. Clinical Pharmacokinetics, 2003, 42: 665-685.

NabTM paclitaxel
NabTM paclitaxel (paclitaxel albumina)1 è un farmaco innovativo che coniuga un principio attivo di efficacia antitumorale comprovata, paclitaxel, con una tecnologia d’avanguardia basata sulle nanoparticelle, offrendo alle pazienti con carcinoma della mammella metastatico, che hanno fallito il trattamento di prima linea e per i quali la terapia standard, contenente antracicline non è indicata, un trattamento più efficace e allo stesso tempo più sicuro.

NabTM paclitaxel è una formulazione di paclitaxel legato all’albumina in nanoparticelle.

Il paclitaxel appartiene alla classe di farmaci antitumorali noti come taxani, che rivestono un ruolo centrale nel trattamento del cancro della mammella.

NabTM paclitaxel rappresenta una significativa evoluzione nella sua categoria farmacologica. È infatti il primo paclitaxel associato all’albumina, una proteina naturale presente comunemente nel sangue, e formulato in nanoparticelle, ossia in particelle di dimensioni medie intorno ai 130 nm1.
Per queste ragioni nab-paclitaxel presenta caratteristiche di sicurezza e tollerabilità notevolmente migliori rispetto ai taxani tradizionali, e un’efficacia significativamente superiore: l’albumina infatti potenzia il trasporto attivo del paclitaxel attraverso le cellule endoteliali e facilita il suo accumulo nelle cellule tumorali2,3.

Grazie alla tecnologia nota come piattaforma nabTM:
• l’albumina facilita il trasporto di paclitaxel ad essa legato attraverso la cellula endoteliale10 (processo noto come transcitosi);
• sulla membrana della cellula endoteliale si lega al suo recettore (gp60), attivando la formazione di cavità nella membrana cellulare (caveole) che racchiudono il complesso formato dal recettore stesso e dall’albumina legata a paclitaxel;
• la successiva apertura delle caveole fa sì che paclitaxel-albumina sia veicolato in modo mirato all’interstizio tumorale;
• nell’interstizio l’albumina si accumula legandosi specificamente a una proteina che abbonda nel microambiente tumorale, denominata SPARC (Secreted Protein Acidic Rich in Cysteine), consentendo a maggiori quantità di principio attivo di penetrare nel tumore1.


Benefici clinici di nabTM paclitaxel nel tumore metastatico della mammella

NabTM paclitaxel è stato oggetto di uno studio di Fase III randomizzato5, comparativo verso paclitaxel, che ne ha confermato l'efficacia e il favorevole profilo di sicurezza.

Efficacia
Tasso di Risposta Complessivo (ORR)
L’endpoint primario di efficacia era la percentuale di risposta complessiva (Overall Response Rate, ORR), valutata secondo i criteri di valutazione della risposta nei tumori solidi (Response Evaluation Criteria in Solid Tumours, RECIST)4,5,6.
NabTM paclitaxel:
• ha raddoppiato l’ORR rispetto al paclitaxel disciolto in solvente nelle pazienti sottoposte a terapia di seconda linea e oltre (27% vs 13%, P=0,006);
• ha migliorato l’ORR in pazienti trattate in precedenza con un trattamento adiuvante contenente antracicline (34% vs 18%, P=0,002);
• ha migliorato l’ORR in pazienti trattate in precedenza con antracicline per una malattia metastatica (27% vs 14%, P=0,010).

Sopravvivenza complessiva (OS)
Rispetto al paclitaxel disciolto in solvente nelle pazienti sottoposte a terapia di seconda linea o oltre, la sopravvivenza complessiva è stata significativamente migliore con nabTM paclitaxel (56,4 vs 46,7 settimane; HR= 0,73; P = 0,024)4,5,6.

Tempo alla progressione del tumore (TTP)
Il TTP mediano è stato significativamente più lungo con nabTM paclitaxel rispetto al paclitaxel disciolto in solvente, per le pazienti sottoposte a terapia di seconda linea o oltre (20,9 vs. 16,1 settimane, rapporto di rischio [HR] = 0,73; P = 0,020)5.

Tollerabilità
NabTM paclitaxel è stato somministrato nell’arco di 30 minuti (paclitaxel disciolto in solvente richiede circa 3 ore), senza richiedere l’impiego di set per infusione speciali né di premedicazione per prevenire reazioni di ipersensibilità.
L’intensità di dose di paclitaxel somministrata è stata del 49% più elevata con nabTM paclitaxel rispetto al paclitaxel disciolto in solvente:
• la maggiore intensità di dose non ha compromesso la Qualità della Vita delle pazienti;
• l’incidenza della neutropenia di grado 4 significativamente minore, nonostante la dose di paclitaxel più elevata;
• anche se la neuropatia sensoriale di grado 3 è risultata più frequente con nabTM paclitaxel, essa è stata più facilmente gestita ed è migliorata più rapidamente (mediana di 22 giorni, rispetto a 79 giorni per paclitaxel disciolto in solvente);
• nessuna reazione di ipersensibilità di grado severo si è verificata con nabTM paclitaxel;
• non si sono osservate differenze nell’incidenza e nella tipologia degli eventi avversi che hanno riguardato le pazienti con più di 65 anni, rispetto alle pazienti più giovani4,5,6.










Bibliografia

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Fonte: Pro Format Comunicazione – Ufficio stampa