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Sessuologia (Comunicati stampa - 2011-10-24 15:01:00)

Disfunzione erettile, un italiano su 3 sceglie terapie "fai da te"... attenzione agli effetti, possono essere dannosi e deludenti...

Dall’anguria al morso di ragno, impazzano sul web i preparati “alternativi”. Il prof. Pirozzi Farina: “La vergogna porta il maschio a soluzioni irrazionali mentre ne esistono di risolutive come il nuovo vardenafil”.

C’è chi ricorre a dosi massicce di caffè, chi consuma cocomeri tutto l’anno e chi è alla ricerca disperata del ragno vagante brasiliano: sono le terapie per la disfunzione erettile più di moda. Vengono scelte da un milione di italiani, un terzo di chi ha questo problema. “Rimedi che talvolta possono avere un vago razionale scientifico ma che sono proposti come “magici” e spesso venduti a caro prezzo su internet, confezionati in prodotti di cui è difficile rintracciare il reale contenuto – spiega il prof. Furio Pirozzi Farina, presidente della Società Italiana di Andrologia (SIA) -. Gli effetti non solo sono deludenti, ma spesso dannosi. Oggi sono invece disponibili valide e sicure soluzioni farmacologiche, in grado di rispondere anche al bisogno di praticità e discrezione, come accade per il nuovo vardenafil orodispersibile, il più recente medicinale per la cura dei disturbi erettili. La riservatezza è un aspetto da non sottovalutare – afferma il prof. – perché è proprio l’imbarazzo di rivolgersi allo specialista che spinge il maschio a cercare rimedi “alternativi” come pozioni, filtri e discipline meditative”. Il tema preoccupa gli esperti riuniti a Roma fino al 26 ottobre per l’84° Congresso nazionale della Società Italiana di Urologia (SIU), il più importante appuntamento annuale che dedica particolare attenzione alle disfunzioni sessuali.

“Gli uomini sono disposti a mettere a repentaglio la loro salute pur di non ammettere con nessuno di soffrire di disfunzione erettile - commenta il dr. Alberto Salza, antropologo relatore al Congresso -. Esiste una “zona grigia” che ha a che fare con il comportamento maschile più profondo, un luogo dove il pene non è solo un “rubinetto da aggiustare”, ma un simbolo, tra corpo e cultura”. “Ecco perché abbiamo ritenuto utile aprire un dialogo fra andrologo e antropologo, una “finestra” per curare non per riparare – aggiunge il prof. Pirozzi Farina -. Ci sono grandi fraintendimenti nell’approccio a questo disturbo, anche da parte del medico. Ad esempio, essere un uomo o una donna cambia il modo in cui si affrontano le disfunzioni sessuali: il genere del clinico conta molto più che per altre patologie e può falsare l’indicazione terapeutica”.
Tra i rimedi farmacologici oggi disponibili sta ottenendo un grande successo il nuovo vardenafil, che più degli altri risponde all’esigenza di discrezione e al bisogno di “dimenticare” che si sta assumendo un medicinale. È particolarmente indicato nei casi in cui il disturbo sia di origine psicogena, legato ad esempio a preoccupazioni o ansia che influiscono negativamente sulla salute sessuale della coppia. “La sua praticità e semplicità d’uso va incontro al desiderio dei maschi di poter disporre di una terapia più pratica – afferma il prof. Pirozzi Farina.

Fonte: Ufficio Stampa Intermedia