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Oncologia (Comunicati stampa - 2011-09-18 11:13:15)

Scoperta la cellula "doppiogiochista" tradisce il tumore della prostata

Allergia e tumore della prostata sono accomunati da una cellula “traditrice”, il mastocita: infatti, questa cellula, che normalmente ha il compito di scatenare le reazioni allergiche, in una fase precoce aiuta il tumore a crescere ma contemporaneamente gli rende più difficile assumere la forma più aggressiva, quella del tumore neuroendocrino.

Ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori hanno dimostrato che la stessa cellula, protagonista delle reazioni allergiche, favorisce la crescita del tumore della prostata ma al tempo stesso gli impedisce di assumere la forma più aggressiva, quella neuroendocrina. Un solo farmaco, già noto, potrebbe combattere entrambi gli effetti negativi.
La rivista internazionale Cancer Research dedica allo studio la copertina del numero di settembre

La scoperta è stata effettuata dai ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano che ipotizzano, sulla base di questi risultati, un’inaspettata terapia per il tumore della prostata: utilizzare un farmaco molecolare già largamente impiegato nella cura delle leucemie e dei tumori stromali gastrointestinali, imatinib, per attaccare sia i mastociti sia le cellule tumorali, proteggendo così l’organismo sia dalla crescita del tumore sia dall’insorgenza della forma neuroendocrina.

Lo studio è pubblicato oggi sulla rivista scientifica internazionale Cancer Research, edita dall’American Association for Cancer Research, che per l’importanza della scoperta gli dedica la sua copertina.

Lo studio
I mastociti all’interno del nostro sistema immunitario hanno il compito, attivati da particolari anticorpi, le immunoglobuline E, di reagire agli allergeni. Tuttavia, i ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori hanno scoperto che queste cellule non eseguono esclusivamente gli ordini delle immunoglobuline E ma anche quelli delle cellule del tumore della prostata.
Infatti, nelle sue prime fasi di sviluppo, il tumore non è in grado da solo di “farsi spazio” nei tessuti del corpo per crescere. Questa funzione è delegata ai mastociti: essi producono una proteina, la MMP9, capace di “digerire” collagene e tessuti circostanti al tumore, facendo così spazio alla sua crescita e allo sviluppo dei vasi sanguigni che serviranno per alimentarlo.

Una volta sviluppato, invece, il tumore acquisisce la capacità di produrre MMP9 autonomamente e quindi non ha più bisogno dei mastociti. Gli autori della ricerca, Paola Pittoni e collaboratori sotto la guida di Mario Colombo, hanno quindi studiato se eliminando i mastociti fosse possibile inibire l’insorgenza del tumore prostatico nella sua forma più comune, l’adenocarcinoma. Sorprendentemente hanno però scoperto che senza i mastociti si sviluppano dalle cellule staminali prostatiche un numero maggiore di tumori di tipo neuroendocrino, che ne è una delle forme più aggressive.

Non è ancora noto il meccanismo con cui i mastociti contrastino l’insorgenza di questi tumori. L’ipotesi più accreditata è che sia i mastociti sia le cellule tumorali per crescere abbiano bisogno dello stesso fattore di crescita, un ormone in grado, come un “fertilizzante”, di stimolarne la replicazione. In questa competizione i mastociti avrebbero il sopravvento, privando di conseguenza le cellule del tumore neuroendocrino della prostata della “benzina” necessaria per crescere.

“Una delle prospettive più interessanti della nostra scoperta – spiega Mario Colombo, responsabile dell’Unità di Immunologia Molecolare dell’Istituto Nazionale dei Tumori e coordinatore dello studio – è che sia i mastociti sia le cellule del tumore della prostata di tipo neuroendocrino possono essere distrutte con un farmaco molecolare già molto usato nella cura di alcune forme di leucemia e dei tumori stromali gastrointestinali, imatinib. Questa terapia ci permetterebbe di colpire con un unico farmaco il tumore nelle sue fasi iniziali di crescita, sia indirettamente tagliando i rifornimenti forniti dai mastociti alle cellule di adenocarcinoma sia direttamente bersagliando le cellule di tipo neuroendocrino”.
“E’ importante precisare – sottolinea Colombo - che si tratta ancora di un lavoro svolto in laboratorio e che quindi prima di arrivare all’uso terapeutico saranno necessari una sperimentazione clinica e almeno cinque anni”.

La ricerca si colloca all’interno del più ampio ambito dello studio dell’immunologia al servizio della lotta ai tumori, cioè di tutte quelle terapie, da anticorpi monoclonali, a vaccini antitumorali, a terapia cellulare, che sfruttano la conoscenza del sistema immunitario per insegnargli ad attaccare le cellule tumorali.


I mastociti
Si tratta di una tipologia di cellule molto diffuse nel tessuto connettivo. Quando particolari anticorpi del nostro organismo, le immunoglobuline E, si trovano di fronte alle sostanze a cui una persona è allergica le riconoscono come “nemici” e ordinano ai mastociti di “fare fuoco”, scatenando contro di loro le sostanze tipiche della reazione allergica. Tra queste la più nota è l’istamina, responsabile di sintomi come il prurito o la costrizione dei bronchi, cioè la mancanza di respiro caratteristica dell’asma.

Il tumore della prostata
Secondo i dati dell’Associazione Italiani Registri Tumori, il tumore della prostata è la neoplasia più frequente nel sesso maschile dopo i tumori non melanomatosi della cute, con il 14,4% del totale delle diagnosi tumorali. Rappresenta la seconda causa dei decessi neoplastici con l’8,1% del totale.
Le stime per l’Italia indicano un totale di oltre 23.500 nuovi casi diagnosticati ogni anno, mentre per quanto riguarda la mortalità si verificano oltre 7.100 decessi per tumore della prostata.
Il rischio di avere una diagnosi di tumore della prostata nel corso della vita (fra 0 e 74 anni) è di 62,0‰ (1 caso ogni 16 uomini) mentre il rischio di morire è di 8,2‰..


Lo studio è stato reso possibile da finanziamenti della Fondazione Italo Monzino, del Ministero della Salute italiano e dell’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC).

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STUDIO PUBBLICATO SU CANCER RESEARCH, 15 SETTEMBRE 2011
mast cell targeting hampers prostate adenocarcinoma development but promotes the occurrence of highly malignant neuroendocrine cancers
Paola Pittoni (1); Claudio Tripodo (2); Silvia Piconese (1); Giorgio Mauri (1); Mariella Parenza (1), Alice Rigoni (1), Sabrina Sangalletti (1), Mario P. Colombo(1).

(1) Unità di Immunologia molecolare, Dipartimento di Oncologia sperimentale e medicina molecolare, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano, Italia.
(2) Dipartimento di Patologia umana, Università di Palermo, Palermo, Italia.

Fonte: SEC Relazioni Pubbliche e Istituzionali srl