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Oncologia (Comunicati stampa - 2011-07-15 10:01:48)

La risposta alla terapia del dolore dipende dal dna

I farmaci oppiacei utilizzati per la terapia del dolore sono meno efficaci in malati di tumore con particolari varianti del DNA. La scoperta è stata raggiunta grazie al primo studio di questo tipo svolto sull’intero genoma umano dai ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori.

Il DNA e il patrimonio genetico influenzano anche la nostra percezione del dolore e in particolare la risposta ai farmaci che servono per calmarlo, come ad esempio la morfina: i ricercatori dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano, in collaborazione con l’Università Norvegese di Scienze e Tecnologia di Trondheim, analizzando il patrimonio genetico di oltre 1000 pazienti trattati con oppioidi, hanno identificato otto varianti del DNA in grado di spiegare, almeno in parte, come i pazienti rispondano e beneficino in maniera diversa della terapia con oppioidi. Si tratta della prima ricerca di questo tipo ad aver analizzato l’intero genoma dell’uomo e non solo alcuni specifici geni.

Lo studio, condotto in collaborazione tra 17 centri ospedalieri di 11 paesi europei e coordinato dall’Istituto Nazionale dei Tumori, è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Clinical Cancer Research, edita dall’American Association for Cancer Research.

Lo studio
I farmaci di elezione per la terapia del dolore nei pazienti con cancro sono rappresentati dalla morfina e dai farmaci ad essa affini, chiamati oppioidi. Tuttavia una percentuale di pazienti, variabile dal 20% al 30%, non risponde a tale terapia o risponde solo a dosaggi molto alti che spesso causano effetti collaterali, rappresentati principalmente da sedazione, nausea e vomito, e compromettono la loro qualità di vita.

Nel corso dello studio i ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori hanno confrontato il DNA dei pazienti che traggono benefici dalla terapia del dolore con quello dei pazienti che invece mostrano una scarsa risposta. Questa analisi genetica ha messo in luce per la prima volta l’esistenza di varianti genetiche relative a geni che controllano la trasmissione del segnale nervoso del dolore.

Si tratta di un progresso importante poiché i precedenti studi, condotti su campioni di pazienti più ristretti, avevano indicato che a determinare i maggiori o minori benefici della terapia contro il dolore potessero essere solo i geni del metabolismo, quelli che cioè regolano l’assorbimento del farmaco da parte dell’organismo, e i recettori degli oppioidi, cioè quelle molecole della cellula a cui si lega il principio attivo del farmaco e da cui parte l’effetto calmante della sostanza, lungo la catena della trasmissione del segnale nervoso che porta dalla cellula al cervello.

La ricerca dell’Istituto Nazionale dei Tumori ha invece analizzato per la prima volta tutto il genoma, compresi i geni coinvolti nel sistema neurologico, identificando ben otto variazioni genetiche, presenti solamente in quei pazienti che rispondo poco o per nulla alla terapia contro il dolore. Tra le variazioni più importanti sono emerse quelle che coinvolgono il gene RHBDF2, che ha una funzione ancora sconosciuta, e il gene SPON1, che regola la produzione di una proteina che favorisce l’adesione delle cellule nervose sensoriali, che si raccolgono così tra loro a formare la fibra nervosa, e la crescita di neuriti, una sorta di “prolungamenti” dei neuroni che servono al passaggio dell’impulso nervoso.

Spiega Augusto Caraceni, direttore della Struttura di cure palliative e terapia del dolore dell’Istituto Nazionale dei Tumori: «Siamo molto soddisfatti di questa stimolante collaborazione: infatti, le tradizionali variabili cliniche finora testate avevano un valore limitato per spiegare la risposta dei pazienti al trattamento con oppioidi. L'aspetto originale del nostro programma di ricerca è stato di cercare di affrontare il problema della risposta agli oppioidi combinando la variabilità clinica con quella genetica. La variabilità genetica potrebbe spiegare perché pazienti con condizioni di dolore apparentemente simili rispondono in modo diverso agli oppioidi».

Sottolinea Tommaso Dragani, responsabile della struttura di Basi molecolari del rischio genetico e modelli poligenici dell’Istituto Nazionale dei Tumori, che ha diretto lo studio genetico: «Questa osservazione apre la strada a ulteriori studi che ci aiuteranno a tagliare su misura la terapia del dolore per ogni paziente con neoplasia. Un risultato innovativo e un segno di speranza dall’alleanza di competenze diverse, che uniscono mondi apparentemente lontani come il vissuto soggettivo del dolore e la biologia molecolare del DNA ma anche dall’alleanza di tanti ricercatori, clinici e biologi, applicati alle cure palliative, apparentemente lontani come il centro della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano e l’Università Norvegese di Scienze e Tecnologia di Trondheim».

La terapia del dolore e le cure palliative
Secondo dati del Ministero della Salute relativi al 2010, in Italia ogni anno muoinio più di 168mila persone di tumore. Di queste più del 90%, oltre 151mila, necessita di un piano personalizzato di cura e assistenza per garantire la migliore qualità di vita residua possibile, soprattutto relativamente agli ultimi mesi.
Nel primo semestre del 2010 sono state utilizzate oltre 3 milioni e 100mila confezioni di farmaci oppiacei. Il dato è cresciuto di circa il 20% rispetto allo stesso periodo del 2009.

Lo studio è stato reso possibile da finanziamenti dell’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC), della Fondazione Italiana Ricerca sul Cancro (FIRC), della Fondazione Floriani, del Norwegian Research Council e del 6° Programma quadro dell’Unione Europea.

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STUDIO PUBBLICATO SU CLINICAL CANCER RESEARCH, LUGLIO 2011
Multiple loci modulate opioid therapy response for cancer pain
Antonella Galvan (1); Frank Skorpen (2); Pal Klepstad (2,3); Anne Kari Knudsen (2); Torill Fladvad (2), Felicia S. Falvella (1), Alessandra Pigni (4), Cinzia Brunelli (4), Augusto Caraceni (2, 4); Stein Kaasa (2, 5) e Tommaso A. Dragani (1)

(1) Department of Predictive and Preventive Medicine, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano, Italia.
(2) European Palliative Care Research Center, Norwegian University of Science and Technology, Trondheim, Norvegia.
(3) Department of Anaesthesiology and Emergency Medicine, St. Olavs University Hospital, Trondheim, Norvegia.
(4) Department of Palliative Care, Pain Therapy and Rehabilitation, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano, Italia.
(5) Departement of Oncology, St. Olavs University Hospital, Trondheim, Norvegia.

Fonte: SEC Relazioni Pubbliche e Istituzionali srl