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Oncologia (Articoli - 2011-05-18 13:18:01)

Diagnosi precoce e molecole intelligenti: la strategia vincente contro il tumore al seno

Negli ultimi anni l’incidenza del tumore al seno è aumentata perché oggi s’identifica un sempre maggior numero di tumori allo stadio iniziale. Al contempo è diminuita la mortalità, grazie alla diagnosi precoce e a terapie sempre più mirate. Com’è cambiata la prognosi per le donne colpite dalla malattia con l’avvento di nuovi farmaci come gli anticorpi monoclonali, di cui fa parte trastuzumab?



Risposta di Enrico Cortesi, Professore associato di Oncologia, Direttore UOC Oncologia B, Dipartimento di Scienze Radiologiche, Oncologiche e Anatomo-patologiche, Azienda Policlinico Umberto I, Roma:

La prognosi dei tumori mammari è legata non più soltanto ai così detti “classici” fattori istopatologici, quali ad esempio le dimensioni del tumore e il coinvolgimento linfonodale; grazie ai più recenti studi di profilo multigenico tumorale, oggi sappiamo che dipende da ben più complesse caratteristiche molecolari che rendono la malattia mammaria eterogenea, a diverso comportamento prognostico e di risposta ai trattamenti farmacologici. Le terapie target hanno rappresentato il primo esempio di come il decorso di una malattia possa essere significativamente modificato anche quando questa possiede caratteristiche biologiche di maggior aggressività.
Dopo i primi risultati nel trattamento metastatico, l’efficacia del trastuzumab è stata ben stabilita da numerosi studi clinici anche nel setting terapeutico precauzionale adiuvante e neoadiuvante dimostrando capacità di riduzione del rischio di recidiva e di decesso in modo significativo.
Diverse analisi sono state effettuate per analizzare il reale beneficio del trastuzumab nel trattamento adiuvante dei tumori mammari. Un’analisi combinata di due studi ha dimostrato una riduzione della mortalità statisticamente significativa del 33% (NSABPB-31 and NCCTG N9831). L’utilizzo del trastuzumab in adiuvante previene 1 recidiva su 6 pazienti trattate. Alcuni modelli hanno stimato, in accordo con i risultati dei trials clinici, che l’utilizzo del trastuzumab in adiuvante ha migliorato la sopravvivenza libera da malattia (DFS) a 15 anni dal 39% al 52% e la sopravvivenza globale a 15 anni dal 44% al 58% (Liberato, JCO 2007).
Il recente aggiornamento dei dati di sopravvivenza dello studio HERA dopo un follow up di 4 anni ha dimostrato un beneficio significativo a favore del gruppo di pazienti trattate con trastuzumab con una DFS del 78.6% a 4 anni verso il 72.2% del gruppo non trattato con trastuzumab (hazard ratio 0.76, p<0.0001).
Allo scopo sia di ottenere un minore tasso di recidive locali sia di abbassare le probabilità di una ripresa a distanza dati clinici sempre più consistenti dimostrano che è consigliabile in alcuni casi proporre, alla paziente affetta da tumore della mammella localmente avanzato, una “terapia primaria” detta anche “terapia neo-adiuvante” o pre-chirurgica. Anche in questo caso l’impiego del trastuzumab in associazione alla chemioterapia nella malattia HER2 positiva è stato associato ad un più alto tasso di risposte patologiche complete riscontrabili all’atto chirurgico. La risposta patologica completa è in grado di modificare significativamente la sopravvivenza globale e l’intervallo libero da malattia.

Fonte: Pro Format Comunicazione per il Policlinico Umberto I di Roma