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Psicologia (Articoli - 2009-11-26 14:18:45)

Burnout e Stess

Che cos'e' lo Stress? Che cos'e' il Burnout? Scoprilo in questo articolo! Il burnout del personale sanitario e i dicversi tipi di Stress.

PREMESSA
Trattare del burnout del personale sanitario richiede alcune precisazioni. La comprensione del burnout rimanda a quella dello stress, di cui rappre- senta l’esito finale. Il burnout è una sindrome che colpisce gli operatori delle professioni di aiuto, quindi anche i medici e gli infermieri.

Tra questi, gli operatori più a rischio sono quelli dell’emergenza/urgenza. Anche il personale sanitario di altri reparti, ad esempio dei laboratori di analisi, o dell’oncologia, in particolare dell’oncologia pediatrica, subisce stress e burnout in misura analoga. Le considerazioni svolte, ponendo spesso in primo piano le condizioni degli operatori dell’emergenza, sono inoltre estensibili a tutti gli altri operatori sanitari, con la sola differenza che dovrebbe essere più agevole, per chi non lavora nell’emergenza e nelle aree critiche, riconoscere lo stress e il burnout come il frutto di abitudini disfunzionali dovute piuttosto a punti di vista idiosincrasici che a condizioni lavorative difficili. La trattazione, perciò, porrà sempre in primo piano la necessità di lavorare sui propri punti di vista e in particolare su come vengono vissute e accettate le proprie e le altrui emozioni.

STRESS
Il termine stress deriva dall’antico francese “estrece”, che significa “strettezza” “oppressione” (dal latino “stringere”), ed è entrato nel vocabolario inglese durante l’invasione normanna nell’XI secolo, inizialmente con un significato puramente fisico per indicare una pressione meccanica, come quella esercitata da un carico su una volta architettonica ad arco. Il termine rende bene l’idea della tensione a cui è sottoposto l’organismo di chi deve reagire a un evento pressante o minaccioso.

Il verbo To stress in inglese enfatizza la pressione ambientale su un individuo, perché produca una risposta immediata e massiccia, con la mobilitazione globale delle risorse dell’organismo. Tale mobilitazione non è senza conseguenze, perché opera una sorta di drenaggio delle risorse biologiche che lascia, dopo l’evento, l’organismo spossato. Perciò Hans Selye, lo studioso canadese di origine ungherese che a partire dagli anni ’30 si è occupato compiutamente del fenomeno, ha assimilato lo stress a una malattia, definendolo “sindrome generale di adattamento” (104). Quando, invece, la pressione ambientale è meno eclatante e non arriva a produrre una reazione globale, ma soltanto la prepara allertando l’individuo, si parla di “sindrome di attivazione”, la cui manifestazione soggettiva è l’ansia.

LE VARIABILI DELLO STRESS IN GIOCO SONO:
gli eventi stressanti, o
a. stress, la tensione prodotta nell’organismo, o
b. stress vero e proprio.
In relazione a come gli stressor vengono percepiti, lo stress può essere di due tipi: mobilitazione globale delle risorse energetiche dell’organismo

1. , in presenza di eventi che minacciano la sopravvivenza stessa dell’individuo e richiedono una risposta immediata e potente; ansia

2. , quando la minaccia non è immediata e oggettiva, ma è piuttosto una aspettativa di minaccia.

Lo stress del primo tipo di per sé non è dannoso, anzi: di fronte a un reale pericolo immediato può salvare la vita, innescando risposte altrettanto immediate ed energiche: di attacco o di fuga (in inglese: fight or flight). Ma nel caso in cui la minaccia sia di tale entità da provocare uno schoc emotivo, come quando l’individuo si trova coinvolto in una situazione disastrosa o catastrofica, il risultato può essere quello del Disturbo Post-Traumatico da Stress (in inglese Post-Traumatic Stress Disorder: PTSD). Lo stress disadattivo più frequente e diffuso è, però, quello del secondo tipo, quando diventa abitudine, tendenza alla preoccupazione, stato d’ansia perdurante. Viene definito sindrome di attivazione perché una costante attivazione delle risorse dell’organismo è logorante e, alla lunga, produce danni: i cosiddetti disturbi da stress.


REAZIONI PATOLOGICHE DI STRESS
Le conseguenze dello stress variano da persona a persona. E possono presentarsi in vario modo: da semplici segni di insofferenza e di irritazione a veri e propri sintomi fisici di malattia. Le manifestazioni patologiche dello stress sono di tre tipi: psicologiche, fisiologiche e comportamentali.

REAZIONI PSICOLOGICHE
Le reazioni psicologiche riguardano l’incidenza che le cause esterne dello stress hanno sull’umore del soggetto che le subisce: si tratta di reazioni emotive eccessive, o perché di intensità eccedente le normali reazioni provocate dal confronto con le difficoltà quotidiane, o perché di durata superiore alla media. Il soggetto, anziché sfruttare la particolare attivazione provocata dallo stress per affrontare gli eventi, reagisce in modo esplosivo o, al contrario, rimane inibito e “implode” su se stesso, risultando in ogni caso sconvolto.

L’irritazione si trasforma in un atteggiamento di abituale ostilità e rancore; mentre l’inibizione dà luogo a frustrazione, ad ansia cronica e anche a forme gravi di depressione. I segni iniziali dello stress patologico sono irritabilità e affaticabilità, senso di inefficacia, perdita di motivazione, difficoltà a concentrarsi, diminuizione della memoria e della creatività, aumento del numero degli errori commessi. Il DSM IV, che attualmente rappresenta il manuale diagnostico-statistico più accreditato per la classificazione dei disturbi psicologici e psichiatrici, fa rientrare i disturbi da stress in diversi assi e in diverse categorie. I disturbi infatti possono essere analizzati secondo campi di informazione che completano quelle più strettamente pertinenti con la natura, o categoria, del disturbo stesso (Tabella 1) (32).


BURNOUT
Allo stress in ambito lavorativo è solitamente associato il burnout. Anche quella del burnout è ritenuta una sindrome, con una sequela di disturbi per la maggior parte assimilabili ai disturbi da stress prolungato, con in più alcune caratteristiche peculiari, che giustificano il termine burnout (in italiano: bruciato), e cioè il disamoramento per il proprio lavoro e il cinismo nei rapporti interpersonali di natura professionale.

Il cinismo, il disamoramento e la perdita di motivazione come esito di uno stato perdurante di stress sono l’equivalente della depressione come reazione finale a uno stato di ansia che perdura senza soluzione di continuità.

In entrambi i casi si tratta di una forma di helplesness, ossia di impotenza appresa tanto più radicata quanto più motivati e frequenti sono stati i tentativi di migliorare le condizioni e i risultati del proprio lavoro, e ugualmente evidenti sono stati gli insuccessi e i fallimenti, dovuti all’insufficienza delle risorse disponibili e alla ingenuità (a volte presunzione) di potervi ovviare rapidamente, grazie all’iniziativa personale e alla collaborazione delle persone coinvolte. Il burnout è dunque una forma di stress, che rende penosa la situazione lavorativa, per un soggetto reso incerto dall’ansia e frustrato perché sempre più lontano dagli obiettivi iniziali.

Anche gli effetti sulla salute sono quelli dei disturbi da stress: inappetenza, insonnia, stanchezza ingiustificata, cefalea, gastrite, e simili. Si delinea così una sindrome, che si sovrappone a quella di stress quanto ai disturbi, ma se ne differenzia quanto ai meccanismi di difesa: nel caso dello stress si cerca il relax, il riposo; nel caso del burnout ci si rifugia nel cinismo.

In entrambi i casi si tratta di meccanismi di difesa, non di soluzioni, in quanto i fattori in gioco non sono oggettivi, eventi o persone da cui prendere le distanze, ma soggettivi, idee e punti di vista irrealistici, che dai meccanismi di difesa non solo non sono scalfiti, ma sono addirittura rafforzati e inverati. Il razionale implicito di tale inveramento è il seguente: “Il fatto che io continui a soffrire di stress o di burnout, nonostante i miei sforzi, è la prova che la causa dei miei mali è esterna: i colpevoli sono gli altri, su cui io ho scarso o nessun controllo”. Edelwich e Brodsky (1980) hanno identificato quattro stadi progressivi che caratterizzano l’evoluzione del burnout.

Stadio dell’entusiasmo. Gli operatori sono motivati all’esercizio della propria professione, scelta per ragioni differenti, spesso alimentate da quel fenomeno illusorio che Cherniss (1983) ha definito “mistica professionale”: il proprio status professionale viene considerato eroico e affascinante, sull’onda di immagini spesso idealizzate dai mass media. Gli operatori percepiscono ed esaltano esclusivamente i lati positivi della professione, diventando totalmente dipendenti dal lavoro e ignari delle difficoltà. Stadio della stagnazione.

Dopo la fase che potremmo definire di “luna di miele”, scoprire che i risultati del proprio impegno lavorativo sono incerti, aleatori e difficili da cogliere, porta a uno smorzamento dell’entusiasmo e a sentimenti di stallo e di noia, oltre che a preoccupazioni per la propria carriera. Quella che all’inizio era una professione, o, in certi casi, una missione, diventa un lavoro come un altro. Stadio della frustrazione. Emergono rabbia e delusione per l’eccessivo scarto tra le aspettative e la realtà, insieme alla triste consapevolezza che i propri ideali poco hanno a che vedere con i reali bisogni di coloro a cui è rivolto il servizio.

Ne consegue un senso di inutilità e di vuoto, insieme a una percezione crescente di impotenza. Stadio dell’apatia. Come esito finale, si sviluppa disimpegno emotivo- affettivo nei confronti della propria condizione professionale frustrante. È questo lo stadio del burnout vero e proprio. Scompare il desiderio di aiutare gli altri, l’atteggiamento di fondo è rassegnato e infelice, le aspettative si abbassano ulteriormente: dall’empatia iniziale si giunge all’apatia, con generalizzazione anche alla sfera privata.


Se volete saperne di piu' in ebook:

Il burnout del personale sanitario

Autori: Roberto Anchisi e Mia Gambotto Dessy
Stampato: Ottobre 2009
Editore: Restless Architect of Human Possibilities sas
Pagine: 106
Prezzo e-book: 10,00 euro
http://rahp80.googlepages.com/

Fonte: Restless Architect of Human Possibilities sas