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Schede descrittive patologie comuni
"Obesità"
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Obesità


Descrizione
Sono ancora molte le persone che considerano l'obesità un inestetismo.
Di fronte al pensiero della fatica di affrontare il problema soltanto attraverso diete rigide se non addirittura drastiche, circa il 50 per cento degli obesi non fa nulla per ridurre il peso in eccesso, perchè ritiene che si tratti di un'impresa vana.
Di conseguenza, impara a considerare la propria condizione come normale.
In realtà, l'obesità è una malattia cronica tipica delle società industrializzate, che deve essere curata per evitare che diventi la causa di altre affezioni ancora più serie, per esempio, a carico:

- del cuore e della circolazione;
- del sistema endocrino (l'insieme delle ghiandole deputate alla produzione degli ormoni che regolano parte delle funzioni dell'organismo);
- delle articolazioni.
Nel nostro Paese
L'obesità è una malattia tipica dei Paesi industrializzati perchè è spesso direttamente connessa con il benessere.
Pare che ne soffra circa il 20 per cento della popolazione americana ed europea.
Secondo una recente indagine, nel nostro Paese il problema del sovrappeso riguarda un italiano su tre e infatti, oltre a un 53,8 per cento che risulta essere normale e un 3,6 per cento che è sottopeso:

- il 33,4 per cento risulta essere in sovrappeso,
- il 9,1 per cento è obeso.
In pratica, gli obesi sarebbero circa 4 milioni e addirittura circa il 25 per cento in più rispetto al 1994.
La malattia sarebbe più diffusa:

- nel Sud Italia,
- tra le persone di età compresa tra 45 e i 54 anni (pari al 13 per cento di tutti gli obesi), specialmente donne.
Sono ancora basse invece, le percentuali di obesi che si riscontrano tra i bambini e tra gli anziani.
A pera o a mela
Una persona viene considerata in sovrappeso quando presenta un eccesso di massa grassa, "detto tessuto adiposo". Quest'ultimo è formato da un insieme di cellule, gli adipociti, che si accumulano soprattutto in alcuni punti del corpo.
A seconda della distribuzione dell'adipe, si possono riconoscere due forme di obesità:

- quella femminile (ginoide),
- quella maschile (androide).
L'eccesso di peso nelle donne, che conferisce la forma caratteristica "a pera" (perchè si allarga sui fianchi), si contraddistingue per la concentrazione di adipe:

- sulle natiche,
- sulle cosce,
- sul seno,
- intorno ai fianchi.

In questa forma di obesità, che è tipica dell'età fertile, la massa grassa si localizza sotto la pelle, ma non rappresenta un pericolo per la salute.
Nell'obesità maschile, che fa assumere agli uomini la caratteristica forma "a mela" (la figura appare allargata a livello dell'addome), l'adipe è presente soprattutto:

- sull'addome,
- intorno alle arterie maggiori,
- tra le anse intestinali (i tratti ricurvi dell'intestino).

Tale distribuzione del grasso va a comprimere le viscere, il cuore e il pancreas e ne ostacola il funzionamento. L'adipe, dunque, penetra all'interno del corpo e rappresenta una vera insidia per la salute.
Questo tipo di obesità oltre a essere tipica dell'uomo di mezza età (50 anni), può colpire anche la donna dopo il periodo della menopausa.



Quanto grasso c'è?

Individuare il grasso addominale consente di valutare il rischio di malattie correlate all'obesità. Per farlo, può essere utilizzato il rapporto tra la circonferenza:

- della vita, misurata all'altezza dell'ombelico;
- dei fianchi, misurata nel punto più largo.

In pratica, bisogna dividere la misura della circonferenza della vita per la circonferenza dei fianchi.
Ecco un esempio: girovita cm; circonferenza dei fianchi 100 cm.
75:100=0,75.
Nel caso in cui il risultato sia maggiore di 0,8 nelle donne e di 1 negli uomini, è segno che l'adipe sull'addome rappresenta un rischio per la salute.


Nei piccoli

Se a essere grassi sono i bimbi
si interviene sulla dieta e lo stile di vita

L'obesità è una malattia che dipende da molte variabili, ma a favorirne la comparsa sono:

- i fattori genetici: sono stati individuati geni responsabili della naturale tendenza a ingrassare;
- i fattori ereditari: è stato rilevato che un bambino corre il rischio pari al 30 per cento di diventare obeso se lo è già uno dei genitori e del 70 per cento se lo sono entrambi;
- i fattori alimentari: un regime dietetico ricco di grassi o di calorie è spesso corresponsabile dell'obesità;
- lo stile di vita, legato per esempio alla sedentarietà, all'abitudine ad alimentarsi in modo scorretto, alla tendenza a mangiare in continuazione senza rispettare i pasti.

Il pericolo di sviluppare le malattie dovute all'eccesso di peso (vedere il riquadro qui in basso) è maggiore negli obesi in cui:

- il grasso si è accumulato soprattutto a livello addominale;
- esistono anche altri fattori di rischio, quali il fumo, l'ipertensione, la glicemia elevata a digiuno, la familiarità per le malattie coronariche, la sedentarietà, l'eccesso di trigliceridi e l'età (più di 45 anni nell'uomo e più di 55 nelle donne).



Due le cause

L'obesità può essere di due tipi:

- primaria, quando è dovuta essenzialmente all'eccesso di calorie introdotte;
- secondaria, quando è legata ad altre malattie, come per esempio le disfunzioni di alcune ghiandole (ipotiroidismo). In questo caso, per perdere peso è necessario intervenire sulla malattia alla base.


Nei bambini

Il problema dell'obesità nell'infanzia viene spesso sottovalutato, anche se interessa il 20 per cento dei bambini.
Ciò accade perchè:

- si crede che un eccesso di peso dei bambini non sia una vera e propria malattia;
- si preferisce credere che il problema si risolverà automaticamente con il passare degli anni
- non è sempre facile stabilire quando un bambino deve essere considerato obeso, soprattutto se è al di sotto dei tre anni, anche se, in genere, si ritiene che lo sia se l'indice di massa corporea è superiore a 28.
- non si pensa che l'obesità infantile possa determinare malattie di varia natura.
Invece, i problemi che causa sono molti, soprattutto a carico:

- delle ossa, che il peso finisce con il deformare. E' il caso, per esempio, del ginocchio valgo, (se le ginocchia si presentano molto vicine tra loro mentre le caviglie sono distanziate) e dell'epifisiolisi femorale (un difetto del femore, che si sviluppa in altezza ma rimane sottile e quindi poco resistente a sopportare carichi eccessivi. Ciò porta l'estremità dell'osso a deformarsi, creando problemi di deambulazione;
- dell'apparato respiratorio, come le apnee notturne (la sospensione più o meno prolungata dell'attività respiratoria durante il sonno) e la sindrome da ipoventilazione (caratterizzata da atti respiratori molto frequenti ma poco profondi);
- dei vasi sanguigni, come l'ipertensione e le malattie del cuore;
- del metabolismo, come il diabete e le dislipidemie*.
QUALI CONSEGUENZE
L'obesità espone a numerosi disturbi, come:

- quelli a carico del cuore come l'infarto o l'insufficienza cardiaca per un eccessivo lavoro di quest'organo;
- l'ipertensione, dato che il sovrappeso causa un innalzamento della pressione arteriosa;
- il diabete non insulino dipendente (di tipo II): i grassi in circolazione innalzano i valori della glicemia (la concentrazione di zuccheri nel sangue);
- i disturbi respiratori: i chili in più ostacolano la respirazione alterandone sia il ritmo sia la profondità;
- l'insufficienza venosa alle gambe: sulle pareti dei vasi tendono a depositarsi i grassi in eccesso ostacolando il passaggio del sangue;
- i calcoli della colecisti e delle vie biliari: l'adipe contribuisce alla formazione di accumuli di sali e di grassi;
- le malattie delle ossa e delle articolazioni (artrosi, ernia del disco): i chili in più gravano sulla struttura ossea e la danneggiano.


Come si manifesta
DI MADRE IN FIGLIO
Sono sempre più numerosi gli studi che hanno messo in correlazione l'obesità infantile con quella materna.
L'andamento del peso del piccolo può essere influenzato fin dai primi giorni di vita anche dal comportamento alimentare della madre.
Pare che una madre obesa o che aumenti eccessivamente di peso durante la gravidanza possa trasmettere al feto i geni che regolano l'accumulo di grasso.
Sono queste le condizioni che espongono il bambino al rischio di obesità.
Se, poi, la madre è malata di diabete oppure ha contratto la malattia durante la gravidanza (diabete gestazionale) espone il piccolo:

- a un surplus di zuccheri e di insulina presenti nel sangue,
- al rischio di sviluppare già durante il terzo trimestre di vita intrauterina un eccesso di tessuto adiposo.
Il piccolo è obeso?
Alcuni indizi consentono di capire se il bambino è a rischio di obesità. Ecco quali sono e come fare a riconoscerli.
Presenta un peso pari o superiore al 20 per cento rispetto al peso ideale (che deve essere calcolato tenendo conto dell'altezza).

Il tessuto adiposo è distribuito uniformemente a livello del volto, del tronco e degli arti inferiori.

Non presenta una malattia (il gozzo tiroideo) o i segni di un'eventuale disfunzione della tiroide, che può portare a un aumento del peso (ipotiroidismo).

La maturazione e lo sviluppo delle ossa sono accelerati rispetto all'età.

Presenta eventualmente le ginocchia in dentro e le gambe a X (valgismo).
Nei maschi, è presente uno scarso sviluppo dei genitali e un aumento del volume della mammella per effetto dell'accumulo sproporzionato di tessuto grasso sottocutaneo.
Non è chiaro, invece, se questo fatto comporti sempre anche un ritardo nella maturazione sessuale.

Nelle femmine, si registra una maturazione puberale accellerata rispetto alle coetanee. Spesso il menarca nelle bambine obese compare all'età di 11 anni.
A livello delle cosce, dei fianchi, dei glutei e della pancia sono presenti smagliature precoci.


Terapia
Il problema dell'obesità infantile, che comincia a essere più evidente a partire dai 6 10 anni, non viene mai trattato con i farmaci.
Dopo aver valutato le abitudini nutrizionali e di vita del bimbo e della sua famiglia, si punta:
- sulla correzione dell'alimentazione,
- sull'impostazione di un nuovo stile di vita.

E' più facile, infatti, correggere le cattive abitudini di un bambino rispetto a quelle di un adulto. Quanto più precocemente si interviene, tanto più rapidi e soddisfacenti sono i risultati.



Baby-dieta

La cura dimagrante consigliata per il trattamento dell'obesità infantile può essere:

- "normocalorica", cioè assicurare l'apporto calorico adeguato per l'organismo del bambino. Tale regime è impostato in modo tale da non causare riduzioni drastiche;
- "ipocalorica", ossia prevedere una riduzione delle calorie rispetto al normale fabbisogno, pur rispettando l'apporto minimo di tutti gli elementi nutritivi.


Spetta al medico, in base all'entità del sovrappeso, alle caratteristiche del bambino e ai problemi eventualmente correlati con l'eccesso di peso, decidere quale dieta prescrivere.

Nei ragazzi

Di obesità soffre anche il 12 per cento circa dei ragazzi italiani. Spesso, l'adolescente non diventa obeso in questa fase della vita, ma si porta dietro il problema dall'infanzia.
Nell'obesità giovanile si interviene:

- con la prescrizione di una dieta personalizzata e adeguata alle necessità specifiche del ragazzo;
- con la pratica di un'attività fisica da svolgere regolarmente, secondo le proprie capacità.

Il rischio è che il giovane non riesca sempre a rispettare il programma alimentare concordato per diverse ragioni, quali:

- la demotivazione perchè i risultati non sono immediati;
- l'incapacità di resistere alle varie tentazioni alimentari;
- la difficoltà ad accettare di modificare il proprio stile di vita soprattutto se questo comporta di doversi distinguere dai coetanei;
- la percezione dell'obesità come problema estetico e non come malattia che porta a problemi ben più seri.

Per evitare tutto ciò, è bene che il ragazzo:

- abbia il supporto psicologico da parte dei genitori, i quali devono cercare di motivarlo a rispettare il programma e a modificare progressivamente il suo stile di vita;
- tenga un diario su cui riportare tutto ciò che mangia e gli obiettivi che ha conseguito: può essere un importante stimolo per continuare a perseguire nuovi risultati.

La maggior parte delle volte, il problema deve essere imputato a un insieme di fattori concomitanti, come quelli:

- genetici e familiari;
- dietetici, dovuti per esempio alle abbuffate o alla frequentazione dei fast food;
- psicologici, dovuti per esempio a un evento di grande impatto emotivo, alla scarsa autostima o alla mancata accettazione delle trasformazioni in atto nel proprio corpo;
- ambientali, primo fra tutti la sedentarietà.
Negli adulti

Sport e dieta: tutti i trucchi per evitare le tentazioni e le attività per bruciare

Poichè l'obesità è provocata dall'assunzione di quantità elevate calorie non smaltite, le armi per cercare di combatterla sono essenzialmente due:


- introdurre meno calorie rispetto al necessario;
- praticare un'attività fisica in grado di bruciare calorie.

Affinchè una dieta sia efficace e possa consentire di dimagrire in modo stabile è necessario:

- assumere meno grassi perchè questi servono come riserva ma non come fonte di energia immediata;
- mangiare frutta e verdura in abbondanza e variare gli alimenti, in modo che la dieta possa essere bilanciata e quindi apportare tutti gli elementi;
- rispettare i tre pasti principali e prevedere anche due spuntini.
No al "fai da te"

Spetta sempre al medico impostare un nuovo regime alimentare.
Le diete "fai da te" che di solito sono molto restrittive e povere di carboidrati, possono privare il corpo dell'apporto indispensabile di carboidrati. Mangiare soprattutto proteine può comportare:

- il sovraccarico del fegato;
- una riduzione del metabolismo, rendendo quasi del tutto inefficace la dieta ipocalorica;
- un rapido aumento del peso non appena si interrompe la dieta.



Un po' di sport

Quando si segue una dieta, oltre al tessuto grasso si perde anche una parte della massa muscolare che, dunque deve essere ripristinata. Ciò è possibile praticando attività fisica. Le discipline che aiutano a perdere peso sono quelle aerobiche, come:

- camminare,
- nuotare,
- andare in bicicletta.

Questi sport fortificano il cuore, la circolazione e i polmoni.
Inoltre, rafforzano la muscolatura delle gambe, senza tuttavia gravare troppo sulle articolazioni.
Prima di iniziare qualsiasi attività, soprattutto se si è fermi da tempo, è fondamentale eseguire una visita medica.



Stratagemmi efficaci

Senza dover necessariamente diventare sportivi, le persone obese possono incrementare l'attività fisica anche escogitando alcuni trucchi per costringersi a camminare e a muoversi.
Si può per esempio:

- salire le scale invece che utilizzare l'ascensore: all'inizio, eventualmente, per evitare di arrivare in cima affannati, salire alcune rampe di scale e poi eventualmente ricorrere all'ascensore;
- scendere dalla metropolitana, dal bus o dal tram una fermata precedente rispetto alla propria;
- parcheggiare l'auto non sotto casa ma a qualche minuto di distanza da percorrere a piedi;
- per raggiungere un luogo, cercare di fare il giro più lungo possibile evitando le scorciatoie;
- portare regolarmente a spasso il proprio cane oppure offrirsi di farlo per quello dei vicini.


"Annotare" la fame

Molte persone in sovrappeso non si rendono conto di che cosa mangiano, con quale frequenza e in che quantità.
Per dare una "misura" alla propria alimentazione può essere utile tenere un diario alimentare, in cui annotare esattamente e subito dopo ogni pasto:

- gli alimenti e le bevande assunte;
- l'ora e il luogo in cui si è consumato il cibo;
- il grado di fame o il livello di sazietà sia prima sia dopo il pasto;
- le eventuali attività contemporanee al pasto, come per esempio guardare la Tv, ascoltare musica, leggere o parlare, che possono distrarre e indurre a mangiare troppo e più velocemente;
- la sensazione che si prova mangiando un certo cibo, per capire se ci sono disturbi del comportamento alimentare.
Il diario sarà utile al medico per correggere gli errori.
Quando in sala operatoria

Si possono perdere molti chili, ma dopo bisogna attenersi alle indicazioni prescritte

Alcuni interventi contro l'obesità possono essere eseguiti sia in modo tradizionale (ossia aprendo l'addome) sia per via laparoscopica, ossia praticando piccole incisioni sull'addome.
Ne esistono di vari tipi.

Stomaco ridotto

Tra gli interventi cosiddetti "gastrorestrittivi" ci sono:

- il bendaggio gastrico
- la gastroplastica verticale.

Entrambi hanno lo scopo di restringere lo stomaco, in modo che possa contenere un quantitativo di cibo inferiore alla norma.
In pratica, si crea una sorta di piccola "tasca" nella parte alta dello stomaco, ossia laddove il cibo entra dopo essere passato attraverso l'esofago.
La tasca inizialmente contiene circa 30 grammi di cibo e arriva a espandersi fino a una capacità di 50-100 grammi.
Questo piccolo "contenitore" fa in modo di rilasciare il cibo in transito molto lentamente, così da indurre presto nella persona il senso di sazietà.
Tali interventi non interferiscono in alcun modo con il processo di digestione.


Con una "benda"

Il bendaggio gastrico consiste nel mettere attorno alla parte alta dello stomaco una sorta di benda regolabile. Stringendo la benda attorno a questa porzione di stomaco, come se fosse una cintura, si va a creare una specie di "tasca", che viene collegata a un serbatoio ad acqua posizionato sotto la pelle dell'addome.
In base alla quantità di acqua fatta affluire o defluire dal serbatoio, la "tasca" si allarga o si restringe, a seconda delle diverse necessità. In tal modo riducendo le dimensioni dello stomaco si diminuisce anche la sua capacità di contenere cibo. La persona, sentendosi subito sazia, è portata a mangiare di meno.
Nella maggior parte dei casi l'intervento, che è completamente reversibile (la cintura è facilmente estraibile con un intervento in day hospital), è eseguito per via laparoscopica e richiede una degenza di 3-4 giorni.

Solo in questi casi

Il medico può decidere di sottoporre la persona obesa a un intervento chirurgico:

- quando l'indice di massa corporea è compreso tra 35 e 40, nel caso in cui la persona sia affetta da malattie connesse con l'obesità come il diabete, le malattie a carico del cuore e della circolazione e i problemi respiratori;
- quando l'indice di massa corporea è superiore a 40;
- se la persona ha un'età compresa tra i 18 e i 60 anni: nei bambini e negli adolescenti si preferisce evitare la chirurgia;
- se la persona è obesa da almeno 5 anni;
- se la persona è in buone condizioni di salute.


I risultati dopo poco

I risultati sono visibili già a distanza di poche settimane. Dopo il bendaggio gastrico viene comunque consigliato di:

- masticare bene;
- bere lentamente;
- preferire i cibi solidi perchè danno un maggiore senso di sazietà;
- smettere di mangiare non appena ci si sente sazi;
- bere soprattutto fuori pasto, altrimenti si rischia di riempire lo stomaco di liquidi,
- non mangiare al di fuori dei pasti principali, altrimenti, nonostante l'intervento chirurgico, non si riuscirebbe comunque a dimagrire;
- non mangiare dolci e bevande gassate per non gonfiare lo stomaco.


Una cucitura

Nella gastroplastica verticale, invece, la riduzione della capacità dello stomaco viene ottenuta facendo una sutura nella parte alta dello stomaco.
Mentre nel bendaggio lo stomaco viene suddiviso orizzontalmente, con la gastroplastica lo stomaco è suddiviso verticalmente, dai punti di sutura, in due sacche; quella più piccola (tasca) comprende una piccola parte della porzione alta dello stomaco ed è quella che riceve il cibo dall'esofago*; in quella più grande transitano soltanto modeste quantità di cibo. In questo modo, si riesce a mangiare piccole quantità di cibo.

Con un anello

Per evitare che le pareti dello stomaco cedano, viene applicato un anello alla base. A distanza di 12-18 mesi la persona che si è sottoposta all'intervento può perdere anche 30-35 chili.
Ma perchè l'intervento sia efficace è necessario che la persona si adegui alle prescrizioni dietetiche del medico.
Se si mangia oltre la capacità del proprio stomaco, si possono accusare:

- nausea,
- vomito



Non si assorbe più

Esistono, poi, gli interventi detti "malassorbitivi": con questo tipo di operazione si modifica la capacità dell'intestino di assorbire gli elementi nutritivi.
Tra questi, c'è il by-pass gastrico, un intervento che può essere eseguito in laparoscopia. Consiste nel ricavare una piccola tasca nella parte alta dello stomaco mediante punti di sutura e nel collegarla all'intestino, in modo da evitare che il cibo transiti attraverso il primo segmento intestinale (duodeno) e il secondo tratto (digiuno).
Questo intervento costringe la persona a cambiare le proprie abitudini alimentari: non si possono più mangiare, infatti, zuccheri e farinacei in eccesso perchè, una volta giunti nell'intestino senza essere stati elaborati, provocherebbero:

- debolezza
- sudorazione,
- capogiri.

Inoltre, dato che il cibo non passa nel duodeno (la parte dell'intestino che è preposta all'assorbimento del ferro e del calcio), la persona corre il pericolo di lamentarne la carenza e di sviluppare un'anemia (carenza di ferro, appunto) o l'osteoporosi (assottigliamento progressivo della cartilagine ossea per carenza di calcio).
Le persone operate a distanza di due anni riescono a perdere circa i due terzi del peso in eccesso.



Diversione biliopancreatica

Questo intervento associa le caratteristiche del bendaggio gastrico e quelle del by-pass intestinale.
Il chirurgo asporta 4/5 dello stomaco in modo da ottenere una capacità ridotta di quest'organo.
Questo viene collegato alla parte finale dell'intestino tenue, escludendo la parte di intestino deputata all'assimilazione degli alimenti.
By-pass intestinale

Il chirurgo collega direttamente lo stomaco alla parte quasi terminale dell'intestino tenue.
La restante porzione di tenue viene mantenuta all'interno dell'intestino, ma esclusa dal passaggio degli alimenti.
La finalità è quella di permettere al malato di mangiare quello che vuole, senza però ingrassare, dal momento che il cibo non viene assorbito.

Bendaggio gastrico

Lo stomaco viene ridotto con una "benda", che può essere regolata da una pompetta. La persona ha meno fame.
Gastroplastica verticale

Lo stomaco è diviso in due tasche (una molto piccola), attraverso una sutura verticale.
Così diventa più piccolo e si ha meno fame.

Palloncino intragastrico

Il palloncino viene introdotto nello stomaco. Qui riempie la cavità e conferisce un senso di sazietà costante.
Pace-maker gastrico

I movimenti di stomaco e intestino vengono regolati da un dispositivo simile a un pace-maker.
In questo modo, si avverte meno l'appetito.
Quanto si dimagrisce?

La Società italiana di chirurgia endoscopia ha registrato nel tempo la percentuale del peso perso grazie ai due interventi di chirurgia dell'obesità di tipo restrittivo e li ha messi a confronto. In entrambi i casi la maggior parta del peso viene persa nei primi 12 mesi dopo l'intervento.

Quanto si dimagrisce?
La Società italiana di chirurgia endoscopia ha registrato nel
tempo la percentuale del peso perso grazie ai due interventi
di chirurgia dell'obesità di tipo restrittivo e li ha messi
a confronto. In entrambi i casi la maggior parta del peso viene persa nei primi 12 mesi dopo l'intervento.

Periodo: A distanza di 12 mesi
Peso perso (in percentuale) con la gastroplastica verticale in laparoscopia: 60%
Peso perso (in percentuale) con il bendaggio gastrico: 39,4%

Periodo: A distanza di 24 mesi
Peso perso (in percentuale) con la gastroplastica verticale in laparoscopia: 63,6%
Peso perso (in percentuale) con il bendaggio gastrico: 43,7%

Periodo: A distanza di 36 mesi
Peso perso (in percentuale) con la gastroplastica verticale in laparoscopia: 63,7%
Peso perso (in percentuale) con il bendaggio gastrico: 43,1%


I rischi dopo le operazioni
Qui sono riportati i casi di complicazioni di vario tipo in seguito agli interventi chirurgici.

Tipo di Intervento: Gastroplastica verticale in laparoscopia
In numero: 42 casi su 518
In percentuale: 8,1%

Tipo di Intervento: Bendaggio gastrico
In numero: 48 casi su 1.125
In percentuale: 4,3%

Tipo di Intervento: Gastroplastica verticale ad addome aperto
In numero: 99 casi su 1.093
In percentuale: 9%

Tipo di Intervento: Diversione biliopancreatica
In numero: 42 casi su 487
In percentuale: 8,6%


Tipo di Intervento: Diversione biliopancreatica
In numero: 42 casi su 487
In percentuale: 8,6%


Mortalità: 10 casi su 3.656
In percentuale: 0,27%1

Necessità di un nuovo intervento: 210 casi su 3.656
In percentuale: 5,7%


Diversione

Nella diversione biliopancreatica si asporta (anche in laparoscopia) la parte inferiore dello stomaco, mentre quella superiore viene collegata direttamente al segmento finale del piccolo intestino, l'ileo.
Eliminando quindi quella parte di stomaco che più di ogni altra è preposta all'assorbimento dei vari principi nutritivi, la persona è in grado di assorbire solo poche sostanze alimentari. Così, indipendentemente da quanto mangia, dimagrisce.
Tuttavia, l'intervento comporta il rischio di avere serie carenze di:

- vitamine,
- ferro,
- calcio.

Per questo, è necessario assumere costantemente integratori vitaminici o a base di sali minerali.
Di solito l'intervento è indicato per gli obesi con un indice di massa corporea superiore a 50.
Tra gli interventi "parachirurgici" c'è il palloncino intragastrico.



Un pallone gonfiato

Ecco come avviene l'intervento: dopo aver somministrato farmaci sedativi per bocca, viene introdotto fino allo stomaco un palloncino sgonfio.
Una volta collocato, questo viene riempito con una certa quantità di acqua (circa mezzo litro), in modo da farlo gonfiare.

Gli interventi possono essere eseguiti (quasi tutti) sia in laparoscopia sia in modo tradizionale (aprendo l'addome).

Per qualche mese

Il palloncino, occupando un certo volume dello stomaco e avendo un certo peso, induce la persona a mangiare meno.
Questo intervento può essere eseguito nel caso in cui l'indice di massa corporea sia superiore a 35 oppure a 30, nel caso in cui la persona sia già affetta da qualche malattia correlata con l'obesità.
Il palloncino intragastrico è consigliato come strumento di supporto alla dieta e può essere lasciato in sede per qualche mese.
Il più nuovo degli interventi è quello con il pace-maker.
Con un intervento in laparoscopia, vengono impiantati nello stomaco due elettrodi collegati con un pace-maker, che hanno la funzione di inviare stimoli elettrici allo stomaco, tali da provocare il senso di sazietà. In questo modo, la persona viene indotta a mangiare di meno.
Perchè questo metodo risulti efficace contro l'obesità, è necessario che il pacemaker rimanga in sede per tutta la vita.


Farmaci
Ecco quali sono i farmaci che vengono prescritti per il trattamento delle cefalee o dell'emicrania quando, nonostante la prevenzione e l'attenzione verso i fattori scatenanti, il mal di testa fa la sua comparsa ugualmente.
I salicilati
Avendo proprietà antinfiammatorie e analgesiche, in quanto sono in grado di bloccare l'azione delle prostaglandine (sostanze con un ruolo nei processi infiammatori e del dolore), questi farmaci (il più noto è l'acido acetilsalicilico) sono utili per il trattamento delle emicranie leggere e della cefalea tensiva.
Fatta eccezione per coloro che sono allergici ai salicilati, questi farmaci non hanno particolari controindicazioni.
Bisogna, però, fare attenzione a prenderli sempre a stomaco pieno, per evitare che vadano a danneggiare le pareti dello stomaco, provocando ulcere.
In ogni caso, oggi esistono in commercio pillole di salicilati contenenti particolari sostanze capaci di contrastare l'eccesso di acido cloridrico.
Le dosi: 2-4 grammi al giorno da prendere non appena inizia l'attacco emicranico.
ATTENZIONE: non prendere i salicilati insieme al paracetamolo; l'associazione di questi due principi attivi potrebbe causare problemi renali, soprattutto se li si prende a lungo.

I Fans

Sono i farmaci antinfiammatori non steroidei, cioè che non contengono cortisone.
Agiscono in modo da ostacolare l'azione delle prostaglandine, sostanze responsabili delle infiammazioni e, quindi, del dolore e vengono impiegati in particolare per il trattamento delle emicranie leggere.
Tuttavia, dato che le prostaglandine hanno un effetto di protezione sulla mucosa dello stomaco e dell'intestino, il loro effetto collaterale più o meno evidente è la comparsa di disturbi proprio all'apparato gastrointestinale (bruciori di stomaco, nausea, difficoltà di digestione, ulcere).
Tra i principi attivi più usati vi sono l'indometican, il ketoralac, il diclofenac sodico, il naprossene, l'ibuprofene.
Le dosi: il dosaggio varia tra i 100 e i 200 milligrammi al giorno e, possibilmente, va preso entro due ore dall'inizio dell'attacco di emicrania. ATTENZIONE: le persone che soffrono di problemi allo stomaco devono fare particolare attenzione a non eccedere nell'uso di questo tipo di farmaci.

Il paracetamolo

Si tratta di un'alternativa per il trattamento delle emicranie leggere e della cefalea tensiva, soprattutto se si e allergici ai salicilati.
Il paracetamolo ha proprietà analgesiche (combatte il dolore) e antipiretiche (abbassa la temperatura), ma ha scarso potere antinfiammatorio e non riesce a combattere la sensazione di nausea e vomita. E' in genere ben tollerato tanto da venire prescritto anche ai bambini.
Le dosi: 1,5-2 grammi al giorno, per bocca; è disponibile anche sotto forma di supposte. ATTENZIONE: mai prendere contemporaneamente i salicilati e bere alcolici: soprattutto l'associazione con quest'ultimo potrebbe provocare, a lungo andare, seri danni al fegato.

Gli ergotaminici

Si tratta di sostanze che intervengono nei meccanismi stessi che scatenano il mal di testa.
In pratica provocano un restringimento dei vasi sanguigni per impedire la vasodilatazione dolorosa, che fa seguito alla fase di restringimento dei vasi.
Non a caso, l'ergotamina è un vasocostrittore che ha la particolarità di agire non su tutti i vasi del corpo, bensì solo su quelli della testa e per questo viene impiegata nel trattamento sintomatico dell'emicrania intensa.
Questi farmaci sono efficaci se presi entro due ore dall'inizio del mal di testa. In alcune persone provocano, però, effetti collaterali quali, per esempio, nausea e vomita.
La diidroergotamina, un derivato dell'ergotamina, ha il vantaggio di provocare effetti collaterali meno intensi, anche se forse non è sempre così efficace e potente nello stroncare le crisi dolorose.
Le dosi: 1-2 milligrammi, se presi per bocca o sotto forma di supposte, con un massimo di 4 milligrammi nel giro di 24 ore; oppure 0,25 per iniezione endovena; 0,5 milligrammi iniettati per intramuscolo; 0,5 milligrammi per narice, se presi sotto forma di spray nasale e lo spruzzo può essere ripetuto dopo 5 minuti per un massimo di 6 spruzzi nell'arco di 24 ore. Sono ora disponibili anche piccole pastiglie, che devono essere sciolte sotto la lingua (comunque mai più di 10 milligrammi alla settimana).

I triptani

Sono inibitori selettivi della serotonina, ossia sostanze (i principi attivi più noti sono il rizatriptan, il naratriptan e il zolmitriptan) che agiscono sui recettori della serotonina, riducendo la dilatazione del vasi del cranio.
Questi farmaci rappresentano un passo avanti rispetto al sumatriptan, un tipo di triptano che ha purtroppo un alto numero di recidive (ricadute) e controindicazioni.
Inoltre, sono più efficaci nella somministrazione per bocca (l'assorbimento è pari al 45-48 per cento) e hanno un minor numero di effetti collaterali (nausea, sonnolenza, astenia). Possono essere presi sotto forma di compresse oppure di pastigliette da sciogliere in bocca.
Le dosi: 2,5 milligrammi da prendere al manifestarsi dell'attacco emicranico. In più, i farmaci a base di zolmitriptan hanno una capacità di costrizione dei vasi 10 volte inferiore rispetto ai primi triptani: significa che il rischio di effetti collaterali di tipo cardiocircolatorio è nettamente inferiore.

Il sumatriptan

E' indicato nel trattamento delle cefalee a grappolo e dell'emicrania intensa.
Si tratta di uno dei primi triptani, sostanze capaci di ostacolare l'assorbimento e l'eliminazione della serotonina da parte dei recettori dei vasi sanguigni del cervello, la sostanza più potente capace di provocare una vasocostrizione.
Pertanto, la serotonina ancora disponibile impedisce la vasodilatazione specifica delle arterie del cranio e facilita il ripristino delle normali dimensioni dei vasi e di interrompere sul nascere la reazione a catena che porta poi alla cefalea o all'emicrania.
Le dosi: può essere preso per bocca (compresse da 100 milllgrammi), con iniezione sottocute (6 milllgrammi), spray nasale (20 milligrammi per narice), supposte. Il farmaco viene assorbito maggiormente e più velocemente (in 10-60 minuti) quando viene iniettato sottocute; nel caso dell'uso per bocca, l'assorbimento è pari al 16 per cento, mentre tramite spray nasale al 14 per cento. ATTENZIONE: tra i possibili effetti collaterali, ci possono essere sensazioni di oppressione al petto e nodo in gola, nausea, vomito, vertigini, dolore e arrossamento nella sede dell'iniezione. Con il tempo, questa sostanza tende a perdere la sua efficacia e a provocare i cosiddetti mal di testa da rimbalzo. Inoltre, ha lo svantaggio di provocare molte ricadute (3 casi ogni 10 a 24 ore dall'uso). E' controindicato in caso di malattie cardiovascolari.

IN PRATICA IN FARMACIA:
Ecco alcuni dei farmaci più usati per combattere il mal di testa.
SALICILATI

- Aspirina (acido acetilsalicilico) compresse da 0,5 g, senza ricetta.
- Aspro 500 (acido acetilsalicilico), compresse da 500 mg, senza ricetta.


FANS

- Tora Dol (ketoralac), compresse da 10 mg, classe C, con ricetta.
- Voltaren (diclofenac sodico), compresse da 50 mg, classe A; supposte da 100 mg, classe C, con ricetta.
- Aulin (nimesulide), supposte da 200 mg, classe C; compresse da 100 mg, classe A, con ricetta.
- Indoxen (indometacina), supposte da 100 mg, classe C, con ricetta.
- Moment (ibuprofene), compresse effervescenti, senza ricetta.
- Nurofen (ibuprofene), confetti da 200 mg, senza ricetta.
- Aleve (naprossene sodico), confezione da 10 pillole, senza ricetta.


PARACETAMOLO

- Efferalgan (paracetamolo), compresse 500 mg, classe C, con ricetta.
- Tachipirina (paracetamolo), compresse da 500 mg, classe C, con ricetta.


ERGOTAMINICI

- Cafergot (ergotamina tartrato), supposte, classe B; 20 compresse, classe B, con ricetta.
- Migranal (diidroergotamina mesilato), spray nasale 1,3 ml da 6 mg, classe C, con ricetta.
- Virdex (ergotamina tartrato), supposte, senza ricetta.
- Diidergot (diidroergotamina mesilato), compresse da 20 mg, classe B, con ricetta.


SUMATRIPTAN

- Sumigrene (sumatriptan) siringhe autoiniettanti da 6 mg, classe B; compresse da 100 mg, classe B, con ricetta.
- Imigran (sumatriptan), spray nasale monodose da 20 mg, classe B; supposte da 25 mg, classe 8; compresse da 50 mg, 1classe B, con ricetta.


TRIPTANI

- Rizaliv (rizatriptan) compresse in blister, classe B, con ricette
- Zomig (zolmitriptan) compresse da 2,5 mg, classe B, con ricetta.



NEI CASI PIU' SERI
- Tegretol (carbamazepina), compresse da 400 mg, classe A, con ricetta.
- Noritren (nortriptilina cloridrato), confetti da 10 mg, classe A, con ricetta.
- Adalat (nifedipina), compresse da 20 mg, classe A, con ricetta.
- Isoptin (verapamil cloridrato), confetti da 40 mg, classe A; compresse da 80mg, classe A, con ricetta.


LA PREVENZIONE



Ecco i farmaci più impiegati nella prevenzione del mal di testa, in particolare delle crisi emicraniche. Di solito viene consigliato di sottoporsi a una cura di prevenzione quando le crisi emicraniche si ripetono più di 4 volte alla settimana, quando la cefalea tensiva colpisce più di 7-10 giorni al mese oppure, nel caso della cefalea a grappolo, in corrispondenza dei periodi in cui solitamente è più frequente (in primavera e in autunno).
I betabloccanti
Sono farmaci usati per la cura delle malattie cardiovascolari, ma che si sono rivelati utili anche nel ridurre gli attacchi emicranici.
Hanno, infatti, la capacità di prevenire la dilatazione eccessiva dei vasi sanguigni, causa principale dell'emicrania: bloccano i recettori beta che si trovano nella muscolatura liscia del cuore, impedendo l'assorbimento di un particolare neurotrasmettitore, le catecolamine: battiti cardiaci e pressione sanguigna si riducono.
I principi attivi più utilizzati sono il propranololo e il meteprololo.
All'inizio del trattamento è bene monitorare i battiti cardiaci, in modo da individuare quale sia la dose ottimale di farmaco che è possibile prendere senza correre il rischio di scendere sotto i 50 battiti cardiaci al minuto.
Questo trattamento preventivo, sconsigliato ovviamente qualora si abbiano problemi cardiaci e respiratori, asma oppure diabete mellito, è efficace nel 50 per cento dei casi.
Tra i possibili effetti collaterali derivanti dall'uso dei beta-bloccanti vi sono sonnolenza, disturbi del sonno, stanchezza, depressione.
Questo il dosaggio: 40-160 milligrammi di propranololo.
I calcioantagonisti
Nati per il trattamento di disturbi cardiovascolari, anche i calcioantagonisti si sono dimostrati efficaci nella prevenzione delle crisi emicraniche.
Tali farmaci - i principi attivi più impiegati sono il verapamil e la cinanzina - agiscono in modo da ostacolare l'afflusso degli ioni di calcio all'interno della muscolatura del cuore e delle vene, così da ridurre la loro capacità di contrazione e quindi la vasodilatazione.
Tra l'altro, il verapamil, al pari dei sali di litio, può essere utile nella prevenzione della cefalea a grappolo.
I calcioantagonisti sono controindicati nelle persone che soffrono di disturbi respiratori, diabete mellito, asma.
Si possono avere i primi risultati già dopo pochi giorni di trattamento; talora, invece, all'inizio della cura, si assiste a un peggioramento; in tal caso, è necessario proseguire l'uso per settimane prima di vederne i benefici. Uno dei possibili effetti collaterali è la stitichezza. Il dosaggio è di 5-10 milligrammi di flunarizina alla sera oppure 240-360 milligrammi di verapamil al giorno in 3-4 volte.
Gli antidepressivi
Impiegati contro la depressione, questi farmaci vengono spesso usati per la prevenzione degli attacchi di cefalea tensiva. Sono due i tipi di farmaci che si sono rivelati efficaci:
I TRICICLICI, come quelli a base di amitriptilina che ha un'azione diretta sui livelli di serotonina; dosaggio 10-75 milligrammi alla sera;
GLI SSRI, antidepressivi dell'ultima generazione, impediscono il riassorbimento della serotonina da parte delle cellule del cervello; l'organismo la può quindi utilizzare per un tempo più lungo. Non danno effetti collaterali importanti, ma vanno presi sotto controllo medico.
Gli antiepilettici
Dato che alcuni studi hanno ravvisato una certa somiglianza tra gli attacchi di epilessia, malattia per cui sono nati questi farmaci, e gli attacchi emicranici, gli antiepilettici vengono ora impiegati come trattamento preventivo dell'emicrania, fermo restando che chi ne soffre non significa che sia predisposto a sviluppare l'epilessia o che sia anche epilettico.
Tali farmaci - tra i più usati quelli a base di gabapentin e lamotrigina - sono in grado di rendere meno eccitabili le cellule del cervello e quindi di tenere sotto controllo il passaggio delle sensazioni dolorose.
Tra i possibili effetti collaterali vi è la riduzione dei globuli bianchi e rossi; pertanto viene consigliato di farne uso sotto stretto controllo medico.
Gli antagonisti dei recettori della serotonina
Gli antagonisti dei recettori della serotonina sono un'altra classe di farmaci capaci di intervenire sui recettori della serotonina, impedendone quindi il riassorbimento.
I principi attivi maggiormente impiegati in questi sono il metisergide e il pizotifene.
Questi hanno un'efficacia nella prevenzione delle crisi emicraniche pari a circa il 50 per cento.
Tra gli effetti collaterali possibili: aumento di peso e, in qualche caso, comparsa delle crisi emicraniche non appena si sospende la loro utilizzazione.


Consigli
Alcuni piccoli suggerimenti sono utili per non far prendere peso al bambino:
- preparate una colazione abbondante: c'è chi beve soltanto un bicchiere di latte e poi si abbuffa a pranzo;
- evitare di farlo mangiare in eccesso o di scegliere alimenti ipercalorici per lo spuntino di metà mattina, altrimenti arriverà al momento del pranzo senza appetito;
- non fatelo mangiucchiare per tutto il pomeriggio;
- destinate parte del suo tempo a un'attività fisica ed evitate di fargli trascorrere troppe ore davanti alla televisione o al computer;
- preferire una merenda genuina e con un basso apporto di calorie, come per esempio un frutto o uno yogurt.

Come comportarsi per mangiar meno
I consigli per rispettare la dieta anche quando ci si trova di fronte alle situazioni più difficili.
In cucina

Non assaggiare nulla mentre si cucina.
Avere l'accortezza di togliere tutto il grasso dalla carne.
Cuocere al vapore, al cartoccio e alla griglia.
Insaporire i piatti non con i grassi bensì con spezie ed erbe aromatiche.
Non mangiare mai fuori pasto.
Se è possibile, non cucinare per gli altri membri della famiglia o per gli ospiti piatti che potrebbero costituire una tentazione.
Al ristorante

Pensare in anticipo che cosa mangiare.
Scegliere il menù meno ricco di calorie e meno elaborato.
Mentre si aspetta di essere serviti, farsi portare un piatto di verdure miste.
Evitare di ordinare due volte: meglio aspettare qualche minuto per capire se il "bis" è dettato soltanto dalla golosità.
Se viene servita una pietanza ricca di calorie, non mangiarla tutta ma avanzarla.
Bere solo acqua o tisane senza zucchero.
Se si mangia soltanto un panino, preferire quelli più semplici e senza salse.
Se si è ospiti, trovare una scusa per non mangiare piatti ricchi di calorie.
Per ogni pietanza, servirsi una volta soltanto.
A tavola

Non saltare i pasti: è meglio farne di piccoli ma frequenti (anche 4-5 al dì).
Cercare di mangiare il più spesso possibile a casa: è più semplice riuscire a controllare le calorie.
Mangiare sempre con calma e stando seduti: la fretta può indurre a mangiare più del necessario.
Non mangiare mai direttamente dalla scatola o dal barattolo: si rischia di non accorgersi di quanto si sta mangiando.
Non iniziare il pranzo o la cena con una bevanda alcolica: l'alcol come aperitivo tende ad aumentare l'appetito.
Evitare i cibi che si mangiano con le mani: non ci si renderebbe conto di quanto si sta mangiando.
Portare in tavola soltanto ciò che si deve mangiare.
Cominciare a mangiare prendendo porzioni piccole: talvolta si mangia molto solo perchè si vede che il piatto è colmo di cibo.
Mangiare lentamente, cercando di fare una pausa tra una pietanza e l'altra: in questo modo si può avvertire il senso di sazietà, sensazione che sopraggiunge lentamente e non immediatamente.
Masticare bene e a lungo ogni boccone.
Stabilire, prima di mettersi a tavola, quanti bicchieri di vino o di birra ci si può eventualmente concedere.
Bere lentamente. Dopo ogni sorso sarebbe meglio posare il bicchiere.
Mentre si mangia, evitare di leggere, di guardare la televisione o di pensare a problemi vari, altrimenti si rischia di ingurgitare enormi quantità di cibo senza rendersene conto.
Subito dopo aver terminato il pranzo o la cena, sparecchiare la tavola per evitare di continuare a mangiare ancora.
Al supermercato

Tenere in casa soltanto gli alimenti che per poter essere mangiati devono prima essere cotti o che richiedono una preparazione. Sarà più difficile cedere alla tentazione di mangiare ciò che è nella dispensa o nel frigorifero.
Evitare di entrare in un negozio senza avere una lista della spesa, altrimenti si rischia di comprare a caso, anche cibi proibiti.
Tenersi alla larga dai reparti che conservano i cibi "proibiti", come cioccolata, caramelle, biscotti, salumi.
Preparare la lista dopo aver mangiato: la fame altrimenti porta ad elencare alimenti molto buoni, ma troppo grassi.
Fare acquisti soltanto se si è a stomaco pieno: lo stimolo della fame non deve indurre a comperare ciò che non è consentito.
Non comperare mai alimenti che devono essere mangiati subito, perchè altrimenti si deteriorano: sarebbe una scusa per mangiarli.
Acquistare possibilmente soltanto alimenti poveri di calorie.
Abituarsi a leggere le etichette dei prodotti, per individuarne il contenuto calorico e per scartare quelli che fanno ingrassare.
Una volta a casa, riporre gli alimenti più sfiziosi in punti della credenza meno accessibili e mettere in vista ortaggi e frutta.


Indirizzi
Ecco gli indirizzi di alcuni centri a cui rivolgersi per il trattamento dell'obesità.
ANCONA
Università di Ancona semeiotica chirurgica, primario: V. Saba. tel. 071/2810202
BOLOGNA
Ospedale Bellaria divisione di chirurgia, primario: F. D. Capizzi, tel. 051/6225534
FIRENZE
Ospedale "Careggi", divisione di chirurgia generale e vascolare II, primario: D. Borrelli, tel. 055/4277223
GENOVA
Università di Genova, semeiotica chirurgica, primario: N. Scopinaro, tel. 010/3537342
MILANO
Ospedale "S. Carlo Borromeo", divisione di chirurgia, primario: R. Tenchini, tel. 02/40222370
NAPOLI
Università "Federico II", A.F. chirurgia generale, Primario: R. Forestieri, tel. 081/2545307
PADOVA
Università di Padova, clinica chirurgica II, primario: M. Lise, tel. 049/8212055
RAVENNA
Ospedale "S. Maria delle Croci", divisione di chirurgia, primario: V. Stancanelli, tel. 0544/285478
ROMA
Policlinico Umberto I, divisione VII patologia chirurgica, primario: N. Basso, tel. 06/4940462
TORINO
Università di Torino, clinica chirurgica I, primario: M. Morino, tel 011/6963813


News
Un calcolo per sapere
Per misurare la percentuale di massa grassa si può ricorrere all'indice di massa corporea (IBM).
Per calcolarlo è necessario dividere il proprio peso in chilogrammi per la statura moltiplicata per se stessa.
PESO IN CHILOGRAMMI : (ALTEZZA x ALTEZZA)= IBM
Eempio: 71 : (1,70 x 1,70) = 24,5
Il valore ottenuto va confrontato con i valori di IBM stanard. Ecco quali sono.
Sottopeso: IBM nell'uomo inferiore a 17,5, IBM nella donna inferiore a 17,5.
Normale: IBM nell'uomo 19,5 - 24,5, IBM nella donna 18,5 - 23.
Sovrappeso: IBM nell'uomo 24,5 - 30, IBM nella donna 23 - 28.
Obesità media: IBM nell'uomo 30-40, IBM nella donna 28-40.
Obesità grave: IBM nell'uomo superiore a 40 , IBM nella donna superiore a 40.
Il peso delle donne

Per l'istituto Nazionale per la salute americano l'indice di massa corporea ideale per una donna è compreso tra 18,5 e 24,9.
Coloro che hanno un indice di massa corporea tra 25 e 29,9 sono considerate in sovrappeso, mentre le donne con un indice pari o superiore a 30 sono ritenute obese.
Il problema è più grave quando la donna presenta anche un girovita (tale misura rappresenta la concentrazione di adipe a livello dell'addome) superiore a 90: in questo caso, il rischio di disturbi cardiaci, di infarto, di ictus e di diabete cresce in maniera notevole.