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Medicina di base (Comunicati stampa - 2012-02-01 11:48:46)

11 pazienti in dialisi vivono con un rene prelevato da donatori morti per arresto cardiaco

Ora anche in italia si possono prelevare organi da persone morte per arresto cardiaco. Grazie al San Matteo 11 dializzati vivono con un rene prelevato da donatori a cuore fermo.


All’Ircs San Matteo di Pavia è una realtà: l’equipe del Policlinico ha trapiantato con successo negli ultimi dieci giorni tre pazienti in dialisi da lungo tempo utilizzando un rene prelevato da persone decedute per arresto cardiaco. Si tratta di una donna di 62 anni di Vigevano, di un imprenditore di Milano di 75 e di un casertano di 43. Il protocollo diventato riferimento nazionale si chiama Programma Alba per sottolineare “l’inizio di una nuova vita dopo il tramonto di un’altra”. E’ il nome scelto dall’equipe del San Matteo che per la prima volta in Italia ha messo a punto la procedura ed eseguito l’intervento chirurgico.

Una operazione avvallata dal Comitato nazionale per la Bioetica e dal Centro Nazionale Trapianti (Cnt)con la collaborazione del Nord italia Transplant, (Nit) l’organizzazione che coordina l’attività di donazioni e trapianti in cinque regioni settentrionali. In Italia un simile protocollo non era mai stato preso in considerazione perché si riteneva un ostacolo insormontabile per il prelievo degli organi il periodo di 20 minuti previsto dalla legge per l’accertamento della morte dopo l’ arresto cardiaco :
“ I medici ritenevano che i venti minuti di assenza di circolazione del sangue potessero danneggiare gli organi da trapiantare in modo irreversibile – spiega il responsabile del centro trapianti del rene del San Matteo dott. Massimo Abelli- In realtà in nessun altro Paese del mondo è previsto un tempo così lungo: si va infatti dai 2 ai 10 minuti.

Il San Matteo ha dimostrato che, attraverso una buona organizzazione, è possibile minimizzare gli effetti negativi sugli organi nei 20 minuti di accertamento” .
E non solo. L’esperienza di Pavia dice anche che la risposta della popolazione alla proposta di donazione secondo il protocollo Alba è stata del tutto positiva, con un tasso di opposizione inferiore al 6 per cento. Il programma Alba è stato possibile grazie anche a un finanziamento della Regione Lombardia che ha creduto e investito nel progetto del San Matteo.
Solo ospedali attrezzati come il San Matteo, possono essere in grado di applicare questo protocollo: sono,infatti, necessari alti profili professionali, una ottimizzazione delle specialità e un affiatamento tra le diverse équipe. Inoltre, è fondamentale una forte integrazione tra ospedale e territorio, in pratica una stretta collaborazione con il 118, il sistema di soccorso territoriale.

Fonte: Ufficio Stampa San Matteo