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Medicina di base (Comunicati stampa - 2012-01-31 09:52:08)

Focus sul fumo: i numeri, miti da sfatare e consigli per smettere di fumare

Il 28,4% degli italiani è dipendente dal tabacco. In aumento i Centri Antifumo in Italia. “Per smettere di fumare le sigarette elettroniche sono semplici palliativi”.


Si è chiuso, presso il Palazzo della Ragione a Verona, il 15° Congresso Internazionale dal tema “Asma Bronchiale e BPCO: obiettivi, rimedi, strategie”, organizzato dalla U.O.C. di Pneumologia dell’Azienda ULSS 22 di Bussolengo diretta dal Dr. Roberto W. Dal Negro. Focus sul tabagismo e sulle malattie respiratorie legate al fumo. Secondo i recenti dati diffusi durante il Congresso, i fumatori in Italia sono il 28,4% della popolazione, pari quasi a 17milioni.

Interessanti i dati emersi nella 3 giorni di convegno: i fumatori in Italia sono così distribuiti geograficamente: nel Nord si calcola un 23%, nel Centro il 24,3% e nel Sud ed Isole 22,3%. I dipendenti dalla nicotina, con età superiore ai 14 anni) sono aumentati dal 22% al 25,4%, e sono in aumento anche le donne fumatrici: dal 17,9% al 22,3%. I Centri Antifumo riconosciuti dall’OssFAD – ISS sono 375. Più della metà è collocata nel nord Italia (53,6%), mentre la restante parte e distribuita per il 22,1% nell’Italia centrale e per il 24,3% nell’Italia meridionale e insulare. Questi accolgono il paziente che vuole smettere di fumare per supportarlo, sia con motivazioni cognitive-comportamentali, che con azioni farmacologiche. Ci sono vari livelli di soluzione di questi problema: c’è chi riesce a smettere di fumare con un supporto minimo, ma anche un’altra fascia, fortunatamente minima, che ha bisogno di un supporto molto più forte, che entrano a far parte di alcuni gruppi di confronto tra pazienti.

«Ci sono dei problemi nazionali che occorrerebbe risolvere» – sottolinea Daniela Orlandini, psicologa, Responsabile Regionale per i Centri Antifumo Regione Veneto - «il fumatore non rientra nei LEA, livelli essenziali di assistenza, e non rientra nelle dipendenze, nonostante sia una dipendenza conclamata. Questi soggetti quindi non hanno un trattamento gratuito: i farmaci sono o da banco o di fascia C. E’ una contraddizione pubblica: non vengono sostenute in maniera sufficiente tutte le attività di trattamento. E parliamo di trattamento non di disassuefazione».

Nel Veneto, 19% della popolazione sopra i 14 anni fuma: di questi 24.2 % maschi e 15,3% femmine. Solo il 50% delle femmine ed il 60% dei maschi vuole smettere di fumare. Nel Centro Antifumo dell’Ospedale Orlandi Bussolengo di Verona, sono stati trattati più di 230 pazienti: 147 uomini, 85 donne. Di questi 183 non fumano più, 37 hanno smesso per 6 mesi, 12 non sono riusciti a smettere. «I nostri pazienti sono di classe sociale media, a volte anche di classe sociale meno abbiente» – spiega Fiorenza Trevisan, Responsabile Centro Antifumo Unità Operativa Ospedale Bussolengo - «L’età media varia dai 52 ai 60 anni, ci sono soggetti anche molto giovani inviati dai genitori ed anziani in ossigenoterapia. Sono soprattutto uomini, perché meno del 50% delle donne fumatrici desidera smettere di fumare. Poche donne sanno però che una fumatrice ha una menopausa precoce e che gli interventi di implantologia non si possono fare. Purtroppo chi decide di smettere troppo spesso vuole farlo da solo, come ci fosse una resistenza ad ammettere che il fumo provoca dipendenza».

I consigli per smettere di fumare di Daniela Orlandini:
1) avere fiducia nella propria capacità di smettere;
2) trovare una buona motivazione, non necessariamente alla salute, ma legata al proprio ambiente di vita, sociali, estetici, sportivi;
3) se non si riesce da soli, occorre rivolgersi agli specialisti perché è una dipendenza;
4) i fumatori che puntano al “fai da te” tra sigarette elettroniche, chewing gum alla nicotina e sigarette alle erbe, devono sapere che questi sono solo un sostegno, ma non bastano;
5) consultare siti, come quello dell’OMS, aiuta molto, ma evitate quelli a pagamento;
6) il quinto consiglio va invece alle istituzioni: «per i giovani non funzionano le campagne informative: quelle sono indicate più per gli adulti. Occorre puntare alla formazione, magari scolastica, e alla corretta socializzazione».

Fonte: Studio Diessecom