MedicinaOltre.com PATOLOGIE    DIZIONARIO MEDICO     CONTATTI     PUBBLICITA'    CREDITS     HOME 
MedicinaOltre - guida pratica per la famiglia
TUTTI GLI ARTICOLI:
RICERCA SU TUTTO IL SITO:

RICERCA ARTICOLI







Oncologia (Comunicati stampa - 2011-11-04 11:46:38)

Tumori, per gli immigrati diagnosi fino a un anno più tardive

AIOM attiva il primo progetto di prevenzione multietnico. Allarme degli oncologi riuniti oggi a Bologna in un Convegno nazionale su neoplasie e stranieri. Aderiscono meno agli screening ed hanno difficoltà ad accedere al Servizio sanitario. Il prof. Iacono: “Crescono i casi legati a stili di vita a rischio. Puntiamo sulle II generazioni per raggiungere i genitori”. L’Assessore alla Sanità del Veneto Coletto: “Plauso all’iniziativa, le Istituzioni siano al fianco dei medici”.

Bologna, 4 novembre 2011 – I cittadini stranieri colpiti da un cancro muoiono più degli italiani. Non perché la malattia sia più aggressiva ma perché viene scoperta in ritardo, fino a 12 mesi dopo. L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) lancia l’allarme. “Vediamo un aumento dei tumori più direttamente correlati a stili di vita errati (polmone, testa-collo, colon-retto, stomaco) ed al mancato accesso allo screening (collo dell’utero, seno e ancora colon retto) - spiega il presidente, prof. Carmelo Iacono -. Questo si traduce in diagnosi tardive, che giungono quando la neoplasia è in fasi più avanzate ed è quindi più grave. In questa popolazione vi è poi un’incidenza maggiore di cancro al fegato, che origina in gran parte dei casi da cirrosi dovute a forme di epatite B cronica ed è quindi più frequente in popolazioni che non hanno ricevuto la vaccinazione contro il virus, hanno vissuto in ambienti in cui questo prolifera o presentano altri fattori predisponenti (rapporti non protetti, abuso di alcol, ecc.)”. Gli stranieri sono oggi 4.570.317, il 7,5% della popolazione. Di fronte a questi numeri, in costante crescita (sono 335mila in più rispetto al 2010, +7,9%) e con un peso sempre più rilevante nei reparti di oncologia medica, AIOM ha deciso di attivare il primo progetto nazionale multietnico al via oggi con una Giornata di studio a Bologna dal titolo “Problematiche oncologiche nei migranti: dall’emergenza alla gestione”. Verranno previsti successivi incontri e realizzati opuscoli informativi tradotti nelle principali lingue ed adeguati alle diverse culture, da diffondere in collaborazione con altre Società scientifiche. E sul web, nel sito www.aiom.it, verrà attivata un’area dedicata con un’attenzione particolare per i ragazzi: i minorenni stranieri nel nostro Paese sono 932.675, di cui 572.720 nati qui. “Dobbiamo insistere sulla prevenzione, in particolare attraverso il coinvolgimento delle “seconde generazioni” – continua il prof. Marco Venturini, presidente entrante AIOM -. Si tratta di cittadini che parlano la nostra lingua, crescono in Italia, fanno da tramite per la traduzione, la comunicazione, l’informazione ai genitori e rappresentano una risorsa insostituibile come fautori del cambiamento culturale all’interno del nucleo familiare”. AIOM ha inoltre attivato un confronto aperto con le Istituzioni su questo tema. “Definito il sistema di protezione sanitaria dei migranti, è necessario verificare se l’offerta dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) dell’oncologia sia adeguata a questa specifica domanda – spiega il Coordinatore degli Assessori della Sanità della Conferenza Stato-Regioni, Luca Coletto, relatore al seminario -. Le principali difficoltà rilevate dagli stranieri sono relative a barriere linguistiche, scarsa conoscenza del funzionamento e delle modalità di accesso ed utilizzo del sistema sanitario e dalla distanza culturale con gli operatori. In questo senso plaudo all’iniziativa di AIOM che si pone come capofila in un percorso che deve coinvolgerci tutti”.

Il peso degli stili di vita è determinante: oltre il 30% dei tumori è direttamente collegato a una dieta scorretta e un uomo che fuma ha 23 volte più probabilità di ammalarsi di cancro al polmone rispetto a chi non lo fa. “Ma l’adesione agli screening è altrettanto importante – spiega il prof. Iacono – si pensi che la mammografia può ridurre del 25% la mortalità. L’accesso a questo esame è ancora insufficiente nel nostro Paese, è in media del 55% (su 2 donne invitate solo una accetta), con un divario tra Centro-Nord e Sud dove i livelli di adesione sono al 40%. Nelle donne straniere il dato è ancora fortemente inferiore. Senza contare il dramma dell’immigrazione irregolare, che sfugge alla nostra percezione e che non accede ad alcun tipo di controllo preventivo. È una nostra priorità annullare queste differenze. Si tratta di una vera e propria sfida educativa – conclude –. Siamo al punto di partenza di un percorso che è ormai indispensabile intraprendere. Attingeremo alle tante “buone pratiche” ed esperienze virtuose già operative in molte oncologie italiane per rendere fruibile il prima possibile questo grande bagaglio di esperienza in tutto il Paese”.

Fonte: Ufficio stampa AIOM