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Medicina di base (Comunicati stampa - 2011-07-19 09:37:15)

Terapie e prevenzione per l'HIV e i numeri nel mondo e in Italia delle persone che hanno contratto l'HIV/AIDS

La medicina ha fatto importanti passi avanti nell’ambito del trattamento e della prevenzione ma l’eradicazione del virus non è ancora disponibile.
Tuttavia, esistono dei farmaci che interferiscono con la replicazione del virus, chiamati antiretrovirali (ARV), riuscendo ad abbassare il livello della carica virale nel sangue, fino al punto di non essere più individuabile attraverso le analisi cliniche.

Attualmente sono disponibili cinque tipi di ARV:
Inibitori Nucleosidici della Trascrittasi Inversa (NRTIs, Nucleoside Reverse Transcriptase Inhibitors): bloccano la replicazione dell’HIV interferendo con una proteina chiamata Trascrittasi Inversa (RT, Reverse Transcriptase), essenziale per la riproduzione del virus.
Inibitori Non-Nucleosidici della Trascrittasi Inversa (NNRTIs, Non-Nucleoside Reverse Transcriptase Inhibitors): anche questi inibitori bloccano la RT ma con modalità lievemente differenti.
Inibitori della Proteasi (PIs, Protease Inhibitors): bloccano le funzioni di una proteina, la proteasi, indispensabile alla riproduzione dell’HIV.
Inibitori d’Entrata (EIs, Entry Inhibitors)): bloccano il virus impedendo che entri nelle cellule target. Esistono due Inibitori d’Entrata in commercio: un Inibitore della Fusione e un antagonista del corecettore CCR5, presente su molte cellule che il virus può infettare.
Inibitori delle Integrasi (IIs, Integrase Inhibitors): impediscono all’HIV di integrare il suo messaggio genetico nel genoma della cellula ospite, convertendo il proprio RNA in DNA. Attualmente nessun inibitore delle integrasi è in commercio.
Terapia Antiretrovirale Altamente Attiva (HAART, Highly Active Antiretroviral Therapy): è una modalità terapeutica antiretrovirale che si giova di tre o più ARV nel medesimo regime. HAART interferisce con l’abilità del virus di replicarsi, consentendo al sistema immunitario dell’organismo colpito di recuperare la sua capacità di produrre le cellule bianche necessarie a rispondere adeguatamente alle infezioni opportunistiche. L’uso del regime terapeutico HAART ha prodotto un sensibile abbassamento della morbilità e della mortalità connesse al virus HIV e alle sue complicanze2.

Per ognuno di questi trattamenti farmacologici, la compliance del paziente e la sua stretta aderenza al programma terapeutico è un fattore essenziale per preservare più a lungo possibile le opzioni di cura.
Alla fine del 2009, circa 5,2 milioni di persone residenti in Paesi a basso o medio reddito, corrispondenti a un terzo delle persone che hanno bisogno di trattamento medico, hanno avuto accesso alla terapia antiretrovirale.


Nel medesimo anno il 53% delle donne in gravidanza, sempre di Paesi a basso o medio reddito, hanno ricevuto ARV per prevenire la trasmissione dell’infezione ai loro figli: nel 2004 la percentuale era solo del 10%. Ciononostante, solo il 25% delle donne incinte hanno avuto accesso al test HIV.
Sempre nel 2009, c’è stato un ulteriore aumento della percentuale dei bambini che sono stati trattati con ARV: dal 7% del 2005, al 22% nel 2008, per arrivare al 28% attuale.
Il problema della diffusione del test HIV permane: nel 2009, in 54 Paesi, solo il 15% dei bambini nati da madri sieropositive ha eseguito il test nei primi due mesi di vita. La proporzione delle persone che affermano di aver eseguito un test HIV è più alta tra gli adulti rispetto ai bambini, e la conoscenza del virus rimane inadeguata, dal momento che neanche il 40% degli individui con HIV è a conoscenza del suo stato.
Si stima che 30 dei 60 milioni di infezioni previste entro il 2015 potrebbero essere individuate attraverso il test1.

L’annoso problema della presentazione tardiva (late presentation)
Una delle caratteristiche peculiari e preoccupanti del quadro epidemiologico relativo all’HIV è la mancata consapevolezza della patologia: nella letteratura clinica i late presenters sono pazienti che presentano una bassa percentuale di cellule CD4 (meno di 200/mm3) o che fanno passare più di 6 mesi tra l’individuzione del virus e l’inizio del trattamento o, più semplicemente, coloro che accedono alle cure in notevole ritardo.
Sono ancora numerose le persone colpite dal virus che non eseguono il test fino a che la malattia si manifesta e i risultati positivi delle cure divengono difficili da raggiungere.
In Europa occidentale, oltre il 45% delle persone con HIV non esegue un controllo se non quando la malattia è ormai in essere.
Queste le percentuali dei Paesi europei:
Spagna: il 28% dei pazienti esegue il primo test HIV immeditamente prima della diagnosi di AIDS3;
Germania4: il 30% dei pazienti riceve una diagnosi con un numero di cellule CD4 inferiore a 200/mm3; nella stessa condizione si trovano il 33% dei pazienti nel Regno Unito5, il 38% in Francia6, e il 39 in Italia7;
Svezia: il 45% dei pazienti esegue un test HIV meno di tre mesi prima di ricevere una diagnosi di AIDS8.
Percentuali che purtoppo sembrano in incremento, a testimonianza del perdurare della percezione di stigma conessa alla malattia e della mancanza di consapevolezza dei benefici e dei risultati positivi ottenuti con le nuove terapie antiretrovirali.


NOTE
HIV Vaccines and Microbicides Resorce Working Group: Sustaining ther HIV Prevention Reserarch Agenda, agosto 2008.
Kim R.H. et al. HIV-1 That Enhances Replicative Potential of Human Oral Keratinocytes Harboring HPV-16 Genome. International Journal of Oncology, 2008 ottobre, 33(4): 777-782.
Castilla J. et al. Diagnosis of HIV infection in the era of highly active antiretroviral therapy: consequences on AIDS incidence. AIDS 2002, 16:1945-51.
Adler A. et al. Late diagnosis of HIV in Europe: Definitional and public health challenges. AIDS Care; 2008: 1-10.
Sullivan A.K. et al. Newly diagnosed HIV infections: review in UK and Ireland. British Medical Journal, 2005, 330: 1301-1302.
Delpierre C. et al. High-Risk Groups for Late Diagnosis of HIV Infection: A Need for Rethinking Testing Policy in the General Population. AIDS Patient Care and STDs 2006, 20: 838-847.
Borghi V. et al. Late presenters in an HIV surveillance system in Italy during the period 1992-2006. Journal of Acquired Immune Deficiency Syndrome, 2008, nov 1, 49(3):282-286.
Brannstrom J. et al. Patients unaware of their HIV infection until AIDS diagnosis in Sweden 1996-2002 - a remaining problem in the highly active antiretroviral therapy era. International Journal of STD & AIDS 2005, 16:702-706.

HIV/AIDS: i numeri nel mondo
Ogni giorno più di 7.000 individui nel mondo contraggono l’infezione HIV e più di 4.900 muoiono a causa dell’AIDS e delle patologie ad essa correlate: dall’inizio dell’epidemia nel 1981, oltre 60 milioni di persone sono state infettate e circa 30 milioni sono decedute.
Alla fine del 2008 le nuove infezioni da HIV hanno registrato un declino del 30% rispetto al picco epidemico del 1996. Anche il numero dei decessi ad esse correlate è diminuito, grazie alla maggiore disponibilità delle terapie antiretrovirali.
Rispetto ai dati del 2001, le nuove infezioni sono rimaste stabili in: America Latina, Caraibi, Medio Oriente, Nord America, Nord Africa ed Europa occidentale. Va rilevato che l’Asia orientale ha visto declinare del 25% il numero delle nuove infezioni. L’Europa e l’Asia centrale sono le uniche regioni che registrano una prevalenza dell’HIV in crescita, con un incremento del 66% del numero di persone che convivono con il virus (PLHIV, people living with HIV) nel periodo tra il 2001 e il 2009: l’Ucraina e la Federazione Russa sono quelle maggiormente colpite, quest’ultima con 980.000 PLHIV.
Secono i dati UNAIDS, UNICEF, WHO1, quasi il 97% delle persone colpite dal virus vivono in Paesi a reddito basso e medio. L’Africa sub-sahariana continua ad essere la più gravemente colpita a livello globale, con il 68% delle PLHIV, delle quali il 61% sono donne, e il 72% dei decessi nel 2008. Dei circa 16,6 milioni di minori di 18 anni che sono rimasti orfani a causa dell’AIDS, intorno ai 14,8 milioni vivono in questa regione africana, così come il 92% dei 2,5 milioni di bambini che sono stati colpiti dal virus nel mondo.




HIV/AIDS: i numeri in Italia
Secondo i dati resi noti dall’Istituto Superiore di Sanità, i casi di AIDS attribuibili a trasmissione sessuale, etero o omosessuale, sono in aumento e nel 2009 costituivano l’80% delle segnalazioni. L’incidenza della malattia è maggiore al Centro-Nord rispetto al Sud e alle Isole. Il sistema di sorveglianza nazionale dell’infezione da HIV riporta 4,5 nuovi casi ogni 100.000 residenti italiani nel 2009 e 22,2 nuovi casi ogni 100.000 residenti stranieri. Complessivamente, nel nostro Paese sono presenti tra le 143.000 e le 165.000 persone sieropositive, di cui più di 22.000 con AIDS. Uno su quattro, e questo è un dato preoccupante, non sa di aver contratto il virus. L’eta media del contagio è 39 anni per gli uomini e 34 per le donne.
Le regioni italiane più colpite sono Liguria, Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna. È evidente la persistenza di un gradiente Nord-Sud nella diffusione della malattia nel nostro Paese, come risulta dai tassi di incidenza che sono mediamente più bassi nelle regioni meridionali.





Fonte: Pro Format Comunicazione – Ufficio stampa