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Oncologia (Articoli - 2011-06-24 13:18:01)

I vantaggi della Radioterapia per le donne colpite dal tumore al seno e le ultime frontiere della ricerca traslazionale

In quali casi, all’insorgenza di una neoplasia mammaria, si ricorre alla Radioterapia? E quali sono i vantaggi in termini terapeutici e gli effetti collaterali più frequenti per le pazienti?



Risposta di Caterina Bangrazi; Dirigente Medico, Dipartimento di Scienze Radiologiche, Oncologiche e Anatomo-patologiche, Azienda Policlinico Umberto I, Roma:

L’indicazione principale alla Radioterapia con finalità curativa nel tumore della mammella è rappresentata dalla irradiazione dopo Chirurgia, sia conservativa (quadrantectomia) che demolitiva (mastectomia, eventualmente seguita da ricostruzione immediata), nel caso in cui vengano rilevati fattori di rischio all’esame istologico definitivo del pezzo operatorio e dei linfonodi ascellari. I trattamenti più appropriati, per i diversi stadi di malattia, sono definiti da linee guida internazionali sviluppate sulla base dei risultati ottenuti negli studi clinici più recenti.
Nei casi sottoposti a Chirurgia conservativa, a causa della possibile persistenza di focolai microscopici di neoplasia anche nella mammella residua, viene irradiata tutta la ghiandola mammaria, con la finalità di ridurre il rischio di ripresa locale della malattia. Nell’ultima fase del trattamento radiante, sempre per migliorare il controllo locale, si somministra un’ulteriore dose di radiazioni (boost) nella sede, opportunamente marcata, dell’asportazione chirurgica della neoplasia.
Nel caso in cui venga rilevata la presenza di malattia anche nei linfonodi ascellari, dopo qualunque tipo di intervento, sia esso conservativo che demolitivo, è prevista l’irradiazione sia delle regioni linfonodali ascellari che di quelle sopraclaveari, con la finalità di prevenire le recidive loco regionali.
Numerosi studi, nel corso degli anni, hanno infatti dimostrato che migliorare il controllo locale della malattia equivale a migliorare non solo la sopravvivenza delle pazienti ma anche la qualità di vita.
Infatti con le apparecchiature e le tecniche radioterapiche attualmente utilizzate non vi sono particolari effetti collaterali conseguenti all’irradiazione, ad eccezione di un lieve arrossamento dell’epidermide e una modesta congestione della ghiandola mammaria.
Reazioni locali più accentuate possono comparire nelle pazienti sottoposte a trattamenti chemioterapici prima o dopo l’intervento chirurgico. Queste reazioni vengono trattate normalmente con presidi terapeutici locali e nella stragrande maggioranza dei casi si risolvono completamente, entro qualche settimana dal termine del trattamento radiante.
Tra gli effetti tardivi dell’irradiazione va segnalato un incremento della probabilità di sviluppare rigonfiamento o linfedema del braccio dopo dissezione ascellare completa ed irradiazione delle regioni linfonodali a rischio. Anche per questa eventualità è previsto il ricorso a terapie preventive e riabilitative (linfodrenaggio) che ne limitano sia la comparsa che la persistenza.

La ricerca traslazionale rappresenta l’integrazione tra attività di ricerca sperimentale e pratica clinica e la Breast Unit dell’Umberto I Policlinico si avvale di uno strumento diagnostico d’avanguardia in questo campo. Può descriverci quali sono gli obiettivi che si prefigge e quali sono i vantaggi che offre?

Risposta di Paola Gazzaniga; Ricercatrice, Dipartimento di Medicina Molecolare, Azienda Policlinico Umberto I, Roma:


La tecnologia VERIDEX consente di valutare il numero delle cellule tumorali presenti nel circolo sanguigno che possono essere responsabili del processo di diffusione a distanza (metastatizzazione) di un tumore primitivo. Lo strumento, acquisito dal Policlinico Umberto I nel 2010, è l’unico esistente al momento nella Regione Lazio. Attraverso la conta delle cellule tumorali circolanti siamo oggi in grado di ottenere informazioni prognostiche aggiuntive e più precoci rispetto a quelle ottenibili con strumenti diagnostici tradizionali. Un aumento del numero di Cellule Tumorali Circolanti (CTC) in corso di trattamento è infatti un segnale precoce di scarsa risposta alla terapia in atto.
La caratterizzazione molecolare delle cellule tumorali circolanti consente di ottenere, in tempo reale e con un’indagine poco invasiva, informazioni sulla biologia del tumore utili per una programmazione terapeutica sempre più orientata verso target molecolari specifici. Un simile approccio potrà guidare l’oncologo verso la scelta terapeutica più appropriata, evitando inutili tossicità di trattamenti non efficaci, allo scopo di curare il paziente e non la malattia.
Considerato l’alto costo delle terapie oncologiche, lo strumento potrà aiutare a razionalizzare i trattamenti sulla base di un test affidabile e predittivo di risposta e questo potrà tradursi in un impatto economico favorevole.

Fonte: Pro Format Comunicazione per il Policlinico Umberto I di Roma