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Oncologia (Articoli - 2011-06-18 13:18:01)

Tipizzazione molecolare del tumore e target therapy: le nuove frontiere della lotta al tumore al seno

La corretta tipizzazione del tumore a livello molecolare è fondamentale per definire un percorso terapeutico mirato: ne è un esempio il tumore HER2 positivo, una forma neoplastica molto aggressiva. Quali ne sono i motivi e quanto è importante un approccio interdisciplinare nella cura e nel trattamento del tumore al seno?


Risposta del Professore associato di Oncologia, Responsabile UOD Oncologia Traslazionale, 
Dipartimento di Ematologia, Oncologia, Anatomia Patologica e Medicina Rigenerativa, Azienda Policlinico Umberto I, Roma Giuseppe Naso:

Circa un quarto dei carcinomi della mammella è associato a iperespressione e amplificazione di HER2, recettore presente sulla membrana delle cellule. Questi tumori HER2 positivi mostrano un comportamento più aggressivo e una prognosi sfavorevole. È responsabilità del patologo valutare lo status di HER2 per stabilire l’eleggibilità delle pazienti alla target therapy. È di fondamentale importanza, quindi, riferirsi a linee guida riconosciute internazionalmente e a controlli di qualità che garantiscano la corretta determinazione e la corretta esecuzione delle tecniche. L’introduzione nella pratica clinica dell’anticorpo monoclonale trastuzumab specifico per HER2, ha modificato la storia naturale della malattia HER2 positiva aumentando la possibilità di guarigione e prolungando la sopravvivenza delle pazienti.
L’approccio interdisciplinare al carcinoma mammario è oggi di fondamentale importanza, in quanto la malattia neoplastica della mammella richiede approcci diagnostici e terapeutici personalizzati in funzione dell’età, dello stadio di malattia, della biologia del tumore e della situazione psico-sociale della paziente. L’approccio interdisciplinare consente sin dall’inizio di impostare una strategia terapeutica in grado di mettere in campo il “meglio” delle conoscenze scientifiche oggi disponibili per poter offrire più alte possibilità di successo.

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La Chirurgia conservativa della mammella (quadrantectomia) rappresenta oggi il trattamento standard di tutti i carcinomi diagnosticati in fase precoce (circa il 70% dei casi); solo ad un 30% di casi circa viene infatti riservata la mastectomia radicale. Al problema ricostruttivo offre oggi un'adeguata risposta la Chirurgia oncoplastica: essa è oggi in grado di garantire un risultato estetico del tutto soddisfacente nel rispetto dell’integrità psicofisica della donna.
In caso di mastectomia la ricostruzione può essere immediata o differita al termine dei trattamenti adiuvanti (radio e/o chemioterapia). La mammella può essere ricostruita mediante l’impiego di protesi definitive che vanno a sostituire, dopo alcuni mesi, un espansore temporaneo, precedentemente inserito nella sede dell’intervento, per “guadagnare” pelle di copertura, oppure con protesi impiegate direttamente nel caso in cui la mastectomia è stata più conservativa (skin-sparing o nipple-sparing-mastectomy). La ricostruzione protesica non comporta generalmente altre cicatrici, ma ha delle precise indicazioni e non sempre può essere realizzata. Altre tecniche più complesse prevedono l’utilizzo di lembi prelevati dall’addome, dal dorso o dal gluteo della paziente stessa ottenendo un trasferimento di pelle, grasso e tessuto muscolare nella regione mammaria dove deve essere creata la neomammella.
La scelta di una delle tecniche descritte viene fatta dal chirurgo dopo un colloquio con la paziente e la sottoscrizione da parte della stessa di un dettagliato consenso informato: ognuno di questi interventi infatti ha precise indicazioni, con i rischi e le complicanze di ogni intervento chirurgico. La ricostruzione dell’areola e del capezzolo è l’atto finale e viene di solito effettuato ambulatoriamente in anestesia locale.
Una novità nella Chirurgia mammaria è l’utilizzo del grasso della paziente (lipofilling) per ottenere risultati più soddisfacenti sia nella chirurgia conservativa che in quella più demolitiva: il tessuto adiposo “grasso” contiene infatti cellule totipotenti, simili alle staminali, in grado di “costruire” un nuovo tessuto con i suoi vasi nelle sedi dove questo è richiesto.
Fino a pochi anni fa l’approccio oncologico e quello ricostruttivo erano due fasi distinte e sequenziali del trattamento: oggi tutti i senologi sanno che un buon risultato finale si ottiene solo con una corretta programmazione chirurgica. Questa pianificazione innovativa e polispecialistica è costante nelle strutture, come la Breast Unit, che si occupano della patologia mammaria, rivolgendosi alle quali le donne non dovranno più temere quelle mutilazioni che un tempo le tenevano “lontane” dal chirurgo facendo loro perdere tempo prezioso.

Fonte: Pro Format Comunicazione per il Policlinico Umberto I di Roma