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Oncologia (Comunicati stampa - 2011-03-15 09:50:56)

E’ determinante "avere fortuna" per curare il tumore al seno nel parere di 8 italiani su 10

Questa la percezione degli italiani riguardo all’accesso alle cure per il tumore al seno.
Tra i dati più significativi anche il senso di incertezza nel rapporto con le Istituzioni e la convinzione della forte diseguaglianza tra Nord e Sud nell’erogazione dei servizi.


Il “fattore fortuna” è il principale elemento in grado di fare la differenza tra chi può accedere ai migliori strumenti di prevenzione e trattamento del tumore al seno e chi ne è invece escluso. Ben l’84% del campione intervistato ritiene infatti che, di fronte alla malattia, bisogna “sperare di essere fortunati, poiché non sempre ci si imbatte in medici e strutture competenti”. Questo il dato più sorprendente dell’indagine, promossa da Europa Donna Italia e realizzata dall’Istituto di ricerche ISPO con la supervisione scientifica del Professor Renato Mannheimer, su “La consapevolezza della popolazione italiana riguardo al tumore al seno”. Questo dato assume una declinazione preoccupante anche sul piano dell’appartenenza territoriale: il 57% della popolazione campione concorda sul fatto chi si ammala al Nord può ritenersi più fortunato di chi si ammala al Centro-Sud.

Se ormai è passata l’idea che il tumore al seno sia la forma di tumore più diffusa tra le donne (ne sono consapevoli 7 italiani su 10) e che la diagnosi precoce giochi un ruolo fondamentale nell’aumento delle probabilità di guarigione (opinione condivisa nel 94% dei casi), si rileva invece una grande confusione sui fattori e sugli stili di vita che possono aumentare il rischio legato alla malattia. L’81% del campione intervistato indica infatti erroneamente il fumo come principale fattore correlato all’aumento di rischio, mentre altri fattori realmente significativi come l’aumento di peso, la sedentarietà o l’avere i figli in età avanzata vengono indicati rispettivamente solamente nel 48%, 44% e 28% dei casi.

Commenta Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia, “Emerge dalla ricerca un quadro su cui è importante riflettere. La popolazione sembra spesso smarrita, con pochi punti di riferimento, sia dal punto di vista dell’informazione e della consapevolezza legata in particolare alla prevenzione, sia per quanto riguarda la certezza di poter accedere a cure e strutture di qualità” continua D’Antona “La possibilità per le donne di essere informate e consapevoli sugli strumenti di prevenzione e cura del tumore al seno e di essere curate e assistite secondo i più alti standard qualitativi deve diventare un diritto di tutte, non più una fortuna, riservata a chi vive in aree più avanzate sotto il profilo dell’offerta sanitaria o a chi possiede un determinato profilo socio-culturale”.

Un impegno condiviso dalla Senatrice Laura Bianconi: “Il mio impegno, già nelle precedenti legislature, si è incentrato nella promozione di atti parlamentari che sostengano fattivamente il diritto delle pazienti all'accesso a modalità e strumenti di cura e prevenzione appropriati. Per questo motivo, lo scorso anno, la Commissione Igiene e Sanità del Senato ha dato il via su mia



iniziativa a un'Indagine Conoscitiva su alcune patologie degenerative tra cui il tumore alla mammella, da me seguita come relatrice”. Aggiunge la Senatrice Bianconi: “Il cambiamento che si
vuole portare nel campo della diagnosi precoce e della cura del tumore al seno non può prescindere da un ruolo attivo della popolazione femminile, da qui la necessità di informare sempre meglio e più accuratamente le donne.”

La ricerca ha fatto anche emergere un dato che dovrebbe far riflettere sull’impostazione attuale del dialogo tra le Istituzioni e la popolazione riguardo alla lotta al tumore al seno: gli italiani hanno grandi aspettative circa l’impegno che la Regione e le Istituzioni nazionali dovrebbero assumersi in questo ambito (lo affermano rispettivamente il 96% e il 95% degli intervistati), ma questa aspettativa viene poi in parte delusa, poiché le percentuali di chi ritiene che l’impegno reale sia effettivamente sufficiente si abbassano al 67% e al 51%.

Da qui, il rilancio di Europa Donna Italia verso le Istituzioni: “Se si vuole cambiare la percezione della popolazione, - afferma Rosanna D’Antona - l’unico modo possibile è cambiare la realtà dei fatti. Europa Donna Italia si candida ad essere sempre di più la vigile sentinella dei diritti delle donne per quanto riguarda la prevenzione e cura del tumore al seno”. Conclude: “Questi sono tempi complessi: è importante che non vengano intaccati i diritti che le donne hanno conquistato in questi anni. Europa Donna Italia sarà di stimolo a chiunque all’interno delle Istituzioni si impegni a tutelare la salute delle donne tramite azioni concrete e appropriate.”

"I dati presentati oggi - ha affermato Umberto Veronesi, fondatore di Europa Donna Italia - confermano senza ombra di dubbio la necessità di continuare a promuovere l'informazione corretta della popolazione italiana sull'importanza della diagnosi precoce.
Le istituzioni, d'altra parte, devono impegnarsi per garantire l'accesso al percorso di diagnosi che sia allargato alla fascia di donne fra i 40 e i 70 anni e che sia annuale (e non biennale).
Solo in questa maniera sarà possibile ottenere risultati importanti nella lotta contro la malattia."

E’ stato presentato oggi anche il Piano di attività di Europa Donna per il prossimo biennio. Sono due gli obiettivi prioritari per l’Associazione: primo fra tutti uniformare l’offerta di screening di qualità in tutte le regioni italiane, con una particolare attenzione alla personalizzazione dei programmi in base ai diversi fattori di rischio. Obiettivo altrettanto importante sarà diffondere su tutto il territorio nazionale Breast Units certificate, in modo che tutte le donne possano avere facilmente accesso a programmi e a strutture specializzate capaci di gestire tutte le fasi della malattia.

Fonte: Ufficio stampa Europa Donna Italia