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Oncologia (Comunicati stampa - 2010-10-13 09:50:41)

Tumore del seno tipo Her2, arrivano gli "anticorpi armati" si chiama T-DM1

Arrivano delle speranze concrete per la cura delle forme di Her2 positivo. La molecola-vettore, T-DM1, "va direttamente dentro le cellule malate. Rispetto al trattamento tradizionale, la caduta dei capelli è ridotta dal 45% al 2%.

si chiama T-DM1, una molecola rivoluzionaria che funziona come vettore e trasporta con sé una sostanza altamente tossica per l’organismo se somministrata in modo normale, ma super-efficace se rilasciata esclusivamente contro il bersaglio, solo lì dove proliferano le cellule neoplastiche.

Il T-DM1 trova impiego finora nel cancro del seno, ma rappresenta un modello per molti farmaci a venire anche in altri tumori. Lo studio TDM4450 ha suscitato entusiasmo generale nella Comunità Scientifica oggi in sessione plenaria al congresso della Società Europea di Oncologia in corso a Milano fino a domani. “Sono stati ottenuti risultati eccellenti - sottolinea il prof. Luca Gianni dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano - nel trattamento del tumore del seno HER2 positivo, una forma che ogni anno in Italia colpisce circa 8.000 donne. T-DM1 è il primo di una classe di molecole denominate “anticorpi armati” e combina i benefici clinici di trastuzumab, che già ha cambiato per il meglio la storia naturale della malattia HER2 positiva, con la chemioterapia potente costituita da DM1, della famiglia delle maitansine.

Anche gli effetti collaterali sono decisamente inferiori rispetto a quelli causati dal trattamento tradizionale con l’anticorpo e chemioterapia. Per esempio l’alopecia si è ridotta dal 45% al 2%, così come la neutropenia e la diarrea”.

“Si apre una nuova era su due fronti - continua il prof. Marco Venturini, presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) -. Da un lato, abbiamo a disposizione un’arma rivoluzionaria da utilizzare nel tumore del seno HER2 positivo. Dall’altro T-DM1 è un esempio efficace di quella che viene definita veicolazione specifica della chemioterapia alle cellule bersaglio. Sarà sempre più frequente in futuro la messa a punto di molecole con queste caratteristiche”.

In Italia, circa 40mila donne ogni anno sono colpite da tumore della mammella, che risulta così il secondo carcinoma più diffuso e ancora purtroppo il primo per mortalità nel sesso femminile sotto i 55 anni. L’avvento delle terapie target, unito alla diffusione degli screening e al miglioramento delle tecnologie per la diagnosi, ha modificato in questi anni lo scenario della lotta alla patologia. Tra i protagonisti del cambiamento gli anticorpi monoclonali, farmaci innovativi che hanno la capacità di colpire con precisione le cellule malate, senza danneggiare quelle sane.

Oggi - continua il prof. Gianni - assistiamo a un’ulteriore rivoluzione con strumenti ancora più potenti, i cosiddetti anticorpi armati, di cui T-DM1 rappresenta il capostipite che giunge dopo 30 anni di tentativi falliti di coniugare un anticorpo per andare a bersaglio e una tossina per ucciderlo.

Nel T-DM1 il DM1, impossibile da somministrare da solo per i gravissimi effetti collaterali, si fa portare all’obiettivo del tumore dal trastuzumab senza quasi lasciare traccia sui tessuti sani. Lo studio presentato all’ESMO è il primo lavoro randomizzato di fase II condotto su 137 pazienti colpite da tumore del seno metastatico HER2 positivo precedentemente non trattate che ha confrontato T-DM1 con l’attuale standard terapeutico.

“I primi risultati di questo trial sono estremamente positivi - conclude il prof. Gianni -. La riduzione del tumore ha mostrato di essere simile nelle donne trattate con T-DM1 e in quelle a cui è stato somministrato trastuzumab in combinazione con la chemioterapia a costo di effetti collaterali molto modesti. Si è aperta una nuova strada maestra che ci si augura possa portare a un notevole passo in avanti nella lotta al tumore del seno. Viste le premesse c’è da augurarsi lo sviluppo del T-DM1 proceda rapidamente e il farmaco sia presto disponibile per le nostre pazienti”.

Fonte: AIOM Associazione Italiana di Oncologia Medica