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Medicina di base (Comunicati stampa - 2010-06-08 15:22:58)

Droga: studio sull'assunzione di coca e cannabis

La ricaduta nella dipendenza da droga, questo è lo studio del ricercatore californiano al convegno di neuroscienze. La recidiva nasce dall'accostamento ripetuto del consumo della sostanza con stimoli ambientali.

La dipendenza da droga e' una malattia cronica recidivante, caratterizzata dalla ricerca e dall'uso compulsivo della sostanza. Il fattore che contribuisce maggiormente alla natura cronica e compulsiva della dipendenza e' il processo di apprendimento associativo, ossia l'accostamento ripetuto del consumo della sostanza con stimoli ambientali che acquistano, in questo modo, un valore incentivo-motivazionale.

Ogni volta che si ricreeranno quelle condizioni ambientali, dunque, il soggetto sentira' il desiderio di consumare droga. La predisposizione cronica alla ricaduta nella dipendenza da droga e' il tema affrontato dal professor Friedbert Weiss, del Dipartimento di Neuroscienze Molecolari e Integrative dello Scripps Research Institute di La Jolla in Calfornia, nel corso del suo intervento alla prima sessione, "Neurobiologia", del secondo Congresso nazionale "Neuroscience of Addiction. Neurobiologia, neuroimaging e aspetti educativi nelle dipendenze", apertosi questa mattina a Verona, organizzato dal Dipartimento delle Dipendenze Ulss 20 di Verona in collaborazione con il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

"Le risposte condizionate agli stimoli ambientali - ha spiegato Weiss - possono attivare il meccanismo della ricompensa nel cervello e sono implicate nel mantenimento dell'uso di droga e nel desiderio della sostanza suscitato dall'astinenza, con conseguenti ricadute". A livello fenomenologico, i risultati scientifici presentati mostrano che gli effetti motivanti della ricerca di droga si estinguono con maggiore difficolta' rispetto a quelli condizionati a una potente ricompensa naturale. Weiss ha inoltre sottolineato che "anche gli stimoli sviluppati durante una singola assunzione di cocaina suscitano la ricerca della droga addirittura per un anno. Un effetto che non viene rilevato con gli stimoli condizionati alla ricompensa naturale".

Altro dato presentato e' stato quello relativo al coinvolgimento del sistema ipotalamico orexina/ipocretina, che porta a preferire la ricerca della droga rispetto alla ricerca di ricompense naturali. "Globalmente - ha concluso - i risultati forniscono nuove indicazioni sulla comprensione del meccanismo che regola il comportamento diretto all'ottenimento di droghe d'abuso rispetto ai rinforzi naturali".

Mentre uno sStudio su 40 consumatori presentato al congresso di neuroscienze in corso a Verona: dimostrata la distruzione dei neuroni e la riduzione dello spessore della corteccia cerebrale. L'obiettivo: realizzare percorsi diagnostici piu' efficaci.

Studi effettuati su 40 giovani, consumatori di cannabis, a risonanza magnetica hanno messo in evidenza che il consumo di cannabis distrugge i neuroni e riduce lo spessore della corteccia cerebrale. I risultati sono stati presentati durante la conferenza stampa a margine del congresso di Neuroscienze organizzato dal Dipartimento delle dipendenze Ulss 20 di Verona - in collaborazione con il Dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri - che si sta svolgendo a Verona. Lo "Studio dei meccanismi neuropsicologici sottesi alla tossicodipendenza con utilizzo di tecniche avanzate di Risonanza magnetica ad alto campo" e' realizzato dall'Unita' Operativa di Neuroscienze del Dipartimento dipendenze dell'Ulss 20 di Verona, in collaborazione con il servizio di Neuroradiologia dell'Ospedale di Borgo Trento.

L'obiettivo di questi studi e' stato quello di acquisire importanti informazioni sui meccanismi fisiopatologici della tossicodipendenza ed arrivare cosi' a realizzare percorsi diagnostici mirati e piu' efficaci. Un approfondimento e un orientamento verso le neuroscienze, nel campo delle tossicodipendenze, quindi con lo scopo di aiutare l'operatore sanitario nel quotidiano rapporto con i pazienti. Sapere cosa succede durante lo scatenamento del craving e quali funzioni cerebrali vengano coinvolte e alterate aumento infatti il grado di autocoscienza sia nel paziente che nel terapeuta, alla base di una piu' corretta ed efficace gestione del problema.

"Grazie alle moderne tecniche di neuroimmagine, attraverso apparecchi di risonanza magnetica ad alto campo - ha spiegato Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga - e' stato infatti possibile descrivere come l'uso di droghe sia associato anche ad un'anomala organizzazione funzionale del cervello". I risultati di questa ricerca sono contenuti nel volume "Elementi di Neuroscienze e Dipendenze. Manuale per operatori dei Dipartimenti delle Dipendenze", a cura di Giovanni Serpelloni e Francesco Bricolo, presentato questa mattina nel corso della conferenza stampa. Nella giornata di domani e' prevista altresi' la partecipazione del Senatore Carlo Giovanardi con delega alle politiche antidroga. (www.redattoresociale.it)

Fonte: Dire