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Oncologia (Comunicati stampa - 2009-12-22 14:18:45)

Attenzione alle erbe cinesi pericolose per il tumore alla vescica

Alcune erbe cinesi contengono acido aristolochico, è una sostanza che si trova in molti rimedi tradizionali della medicina cinese. La ricerca fatta da un team di Taiwan hanno verificato che i soggetti sono più esposti a rischio cancro del tratto urinario. Molti paesi hanno già messo al bando i prodotti che contengono acido aristolochico.

Tratto dal Corriere della sera:

LO STUDIO - Il team di Jung-Der Wang dell'Institute of Occupational Medicine and Industrial Hygiene della National Taiwan University ha condotto uno studio sui pazienti dell'isola dell'Estremo Oriente, che avevano ricevuto una diagnosi di tumore del tratto urinario dal 1 gennaio 2001 al 31 dicembre 2002. L'analisi finale ha coinvolto 4.594 pazienti e 174.701 controlli. I ricercatori, in particolare, hanno esaminato l'associazione tra il Mu Tong, un'erba che contiene acido aristolochico e i carcinomi del tratto urinario. Dopo aver confrontato le cartelle cliniche dei pazienti i ricercatori hanno scoperto che l'assunzione di oltre 60 grammi di Mu Tong o il consumo stimato di oltre 150 milligrammi di acido aristolochico è associato a un maggior pericolo di sviluppare questo tipo di tumore. E il rischio saliva con il crescere del quantitativo di sostanza assunta.

I RISCHI - «Oltre alla messa al bando dei prodotti che contengono l'acido aristolochico, raccomandiamo di continuare la sorveglianza di erbe cinesi e prodotti che potrebbero essere stati adulterati con questo acido - scrivono gli autori dello studio - Inoltre, i pazienti che hanno consumato queste erbe prima del divieto dovrebbero essere monitorati regolarmente». Lo studio pubblicato sul Journal of the Cancer Institute sui rischi legati ad alcune erbe cinesi contenenti acido aristolochico, «dimostra che i trattamenti non convenzionali e la somministrazione di erbe considerate benefiche non sottoposti a una valutazione scientifica determinano purtroppo effetti collaterali nefasti», commenta Umberto Tirelli, direttore Dipartimento di Oncologia medica dell'Istituto nazionale tumori di Aviano. «È necessario - continua Tirelli in una nota - che tutti, pazienti medici e politici, tengano conto dei possibili effetti collaterali di sostanze considerate superficialmente benefiche». Queste, secondo l'oncologo, devono essere sottoposte «alla dovuta valutazione scientifica prima del loro impiego. Viene da chiedersi -conclude- quante sostanze che non sono mai state sottoposte a controlli scientifici tradizionali siano collegate ad effetti collaterali anche severi».

Fonte: Corriere della sera - Salute