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Medicina di base (Comunicati stampa - 2009-07-07 14:18:45)

Alcool e sindrome metabolica

Un consumo moderato di alcool si associa ad una minore incidenza della sindrome metabolica.
Questi i risultati di una metanalisi di studi osservazionali, pubblicata di recente su Atherosclerosis, che ha coinvolto circa 40.000 soggetti.

La sindrome metabolica (SM) è una patologia sempre più diffusa nel mondo occidentale (fino al 15% degli adulti ne sono portatori), caratterizzata dalla presenza di almeno tre delle seguenti condizioni: circonferenza addominale aumentata (> 102 cm negli uomini e di 88 cm tra le donne), pressione arteriosa > 130/85 mmHg, trigliceridemia > 150 mg/dL, glicemia > 100 mg/dL, colesterolemia HDL < 40 mg/dL tra gli uomini e < 50 mg/dL tra le donne. La SM rappresenta un aggravio notevole per la salute e l’economia dei paesi sviluppati, per la sua correlazione con il rischio di essere colpiti sia dalla malattia diabetica che da eventi cardio-cerebrovascolari come l’infarto miocardico e l’ictus cerebrale.

L’obiettivo della metanalisi, che ha preso in considerazione tutte le pubblicazioni scientifiche rilevanti che avevano indagato la correlazione fra consumo di alcool e SM, era di definire tale relazione in modo preciso, sia tra gli uomini che tra le donne, anche in relazione alla quantità di alcool consumata. Dall’analisi degli studi è emerso che un consumo di alcool in quantità fino a 40 g al giorno negli uomini, e fino a 20 g al giorno nelle donne, riduceva in maniera significativa l’incidenza della sindrome metabolica. In particolare, per questi livelli di consumo, la probabilità di sviluppare la sindrome si riduceva del 16% circa tra gli uomini (un caso su sei evitato) e del 25% tra le donne (un caso su quattro evitato) rispetto a quanto osservato tra gli astemi. Per livelli di consumo di alcool più elevati il vantaggio protettivo si riduceva e perdeva di significato statistico.

All’interno della metanalisi gli autori non hanno identificato differenze nel ruolo protettivo a seconda delle bevande alcoliche. Vino, birra e liquori sembrano infatti avere tutti la stessa azione. Questo sottolinea il ruolo protettivo dell’alcool rispetto ai componenti minori specifici delle singole bevande.

Secondo NFI, questo effetto protettivo potrebbe essere dovuto, almeno in parte, all’azione antinfiammatoria che l’alcool stesso, sempre a dosi moderate, ha mostrato di possedere in numerosi studi. Nella SM, infatti, i meccanismi dell’infiammazione sono di solito attivati. Anche gli effetti favorevoli dell’alcool sulla colesterolemia HDL e soprattutto sulla sensibilità all’Insulina - parametri che in genere risultano alterati nella SM stessa - possono contribuire a spiegare il ruolo protettivo osservato.

Consumo moderato: A. Alkerwi, M. Boutsen, M. Vaillant, J. Barre, ML. Lair, A. Albert, M. Guillaume, M. Dramaiz, Alcoho consumption and the prevalence of metabolic syndrome: a meta-analysis of observational studies, Atherosclerosis, 2009 June; 204 (2): 624-35

Risultati di una metanalisi di studi osservazionali, pubblicata di recente su Atherosclerosis: Secondo le linee guida, i ricercatori definiscono “moderato” il consumo di < 40 g di alcool unità al giorno per gli uomini (non più di tre drink, rappresentati ciascuno da un bicchiere di vino, o da un boccale di birra, o da un bicchierino di superalcoolico) e di < 20 grammi di alcool per le donne (non più di 1-2 drink).

Fonte: Ketchum