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Medicina di base (Comunicati stampa - 2008-05-21 14:18:45)

Ospedali e cliniche: Gli italiani danno un voto a pulizia e igiene degli ambienti chiusi nel nostro paese: appena sufficiente

Ospedali e cliniche mostrano un’Italia spaccata in due, con un grande divario tra Nord e Sud Milano, 21 Maggio 2008 – Se salute e benessere sono ormai un binomio imprescindibile, la percezione della pulizia e dell’igiene degli italiani rispetto agli ambienti chiusi – ad eccezione della propria casa - è appena sufficiente. La questione diventa poi ancora più cruciale quando si parla di ospedali e case di cura dove su 38.2 milioni di italiani che hanno frequentato ospedali e cliniche negli ultimi tre anni per vari motivi, ben il 48% esprime giudizi negativi.

Sono questi i risultati dell’indagine FIMAP, azienda veneta leader a livello internazionale nella produzione di macchine professionali per la pulizia di pavimenti, commissionata ad Astra Ricerche, che danno il via all’Osservatorio Permanente dell’igiene in Italia. Un monitor periodico, che analizzerà l’importanza dell’igiene e della pulizia nei vissuti della popolazione, che l’azienda veneta intende promuovere con l’obiettivo di diffondere una cultura dell’igiene e del pulito e contribuire così al benessere e alla salute dell’opinione pubblica. Il primo risultato tangibile dell’Osservatorio è stato - con l’ausilio di ricerche e analisi sul campo - quello di offrire un quadro esaustivo della percezione degli italiani sull’igiene e la pulizia degli ambienti che appartengono alla loro quotidianità e di quantificarlo in un indice, il Termometro Fimap, che va letto come un voto scolastico da 1/minimo a 10/massimo. Ebbene, all’inizio del 2008 il Termometro Fimap segna un valore uguale a 6.3, pari ad una percezione collettiva della pulizia e dell’igiene appena sufficiente.

Il 93% degli italiani dà una grandissima importanza alla pulizia e all’igiene degli ambienti chiusi - esclusi quelli della propria casa - in cui trascorrono il loro tempo. Il gigantesco goodwill per la pulizia e l’igiene deriva dal fatto che essi sono considerati un segno di educazione e rispetto per gli altri, un aiuto a vivere meglio, un’arma essenziale nella difesa della salute e nella prevenzione delle malattie, insomma un segnale di civiltà, un modo per rendere gli ambienti più gradevoli e sereni incrementando la qualità della vita, un diritto di chi vive o frequenta i vari luoghi.

In concreto il giudizio è buono per quel che concerne gli uffici privati (voto 7.5) gli alberghi, il proprio luogo di lavoro, i negozi (voto 7.4); su livelli discreti si attestano bar e ristoranti (voto medio 6.8), gli ospedali e gli ambulatori (voto 6.6); le scuole e i luoghi del divertimento (voto 6.5), gli uffici pubblici (voto 6.2). Diversa e peggiore è la valutazione di fabbriche e magazzini, che arriva ad evidenziare una vera e propria indignazione soprattutto per i mezzi di trasporto pubblici, delle stazioni e dei gabinetti pubblici dove si scende a una media compresa tra il 5 e il 3.9.

La situazione diventa cruciale per gli ambienti legati al mondo della sanità e della salute pubblica: il 97% degli italiani ritiene che i nosocomi pubblici e privati dovrebbero curare al massimo l’igiene anche per non diffondere malattie. Dall’indagine emerge una chiara diseguaglianza tra le macroaree del Paese che spacca l’Italia in due: al Nord – tracciando una linea immaginaria tra Grosseto e Ascoli Piceno in su – le cose sembrano funzionare abbastanza bene, con un indice di insoddisfazione che non supera il 30%; nel Lazio e al Sud la situazione viene descritta come cattiva (nella regione della Capitale con un 40% di insoddisfatti) o pessima (al Sud, con il 42% di insoddisfatti o meglio “infuriati”).

Per il 54% degli intervistati l’igiene nei luoghi di cura è valida solo se si è ricchi, andando così ad evidenziare il peso sempre più pressante della disuguaglianza sociale; il 40% lamenta che la sporcizia in molti ospedali italiani costituisce un disonore per il Paese nel mondo; viene notata la mancanza da parte delle strutture ospedaliere di giusti controlli (68%) e di una cultura diffusa della qualità costante (54%); il 33% dice di sapere che molto dipende dai redditi assolutamente insufficienti degli addetti alle pulizie; mentre il 30% mette in luce la carenza strutturale tipica di moltissimi ospedali italiani; infine, il 26% non ha dubbi e indica nel mancato uso dei migliori prodotti e delle più avanzate macchine per la pulizia una delle motivazioni chiave di tale deficit.

Ma cosa si dovrebbe fare per migliorare drasticamente la situazione? “Gli italiani hanno dimostrato una grande attenzione per la pulizia e l’igiene degli ambienti che frequentano nella loro quotidianità” – afferma Enrico Finzi, sociologo e presidente di Astra – “Come evidenzia la ricerca, pur consapevoli del processo di miglioramento in atto nella società rispetto a 20/30 anni fa, ritengono sia importante diffondere la cultura del rispetto per gli altri (97%); capire e far capire che la pulizia e l’igiene aiutano sia a non prendere nuove malattie, sia ad accelerare la guarigione dei pazienti, a migliorare la qualità delle visite dei familiari e ad aiutare medici ed infermieri a lavorare meglio (96%); investire in un’adeguata formazione dei responsabili (95%); migliorare l’organizzazione del lavoro (94%), introducendo maggiori controlli con sanzioni per chi lavora male (92%); usare prodotti speciali e le macchine più avanzate (78%). Infine, il 77% aggiunge l’assoluta necessità di escludere interferenze politiche nella gestione dei luoghi di cura e di evitare gli appalti (48%)”.

Un mercato quello dell’igiene e del pulito che vale circa 1 miliardo di Euro, con una forte vocazione all’export (circa 70%) e che vede l’Italia in testa in Europa. I dati di mercato confermano, infatti, un comparto Made in Italy del pulito che, nonostante il delicato momento economico del paese, è ancora competitivo nello scenario internazionale. Le aziende censite sono circa 200 tra piccole e medie industrie, e danno lavoro a 10.000 persone. Si tratta di imprese prevalentemente concentrate nel Nord Est, dove il Veneto la fa da padrone con circa il 40% del fatturato globale. Nel 2007 la crescita del comparto è stata mediamente – tra mercato interno ed export – del 13%.

La famiglia Ruffo rappresenta il più grande gruppo privato italiano del settore con FIMAP tra le aziende italiane più importanti, con un fatturato che si aggira intono ai 70 milioni di euro (+ 20% rispetto al 2006) e una produzione pari a circa 96.000 macchine l’anno con un presenza in oltre 100 paesi. Un dna quello di FIMAP ereditato dal fondatore del Gruppo di cui fa parte: una solida azienda familiare che ha fatto dell’igiene e del pulito, nonchè della tecnologia e qualità il suo successo, esportato e riconosciuto anche all’estero dove l’azienda è uno tra i più importanti leader nella produzione di macchine professionali per la pulizia dei pavimenti (lavasciuga pavimenti, spazzatrici, apirapolveri, monospazzole).

“Promuovere una cultura del pulito è uno degli obiettivi prioritari che ci siamo dati per rispondere alle esigenze quotidiane dell’opinione pubblica” - afferma Massimiliano Ruffo, amministratore delegato – “E lo facciamo attraverso un’innovazione tecnologica continua che ci ha portato in questi anni ad una segmentazione produttiva altamente sofisticata per proporre macchine rispondenti a diversi bisogni: dai grandi ambienti (superfici superiori ai 1.000 mq), agli ospedali, alle scuole, a quelli più piccoli (inferiori ai 1.000 mq), come bar ristoranti, trasporti pubblici, rispettando al massimo l’ambiente sia nell’utilizzo delle materie prime come ad esempio l’acqua, nonché di dispersione di sostanze inquinanti, sia nella riduzione di inquinamento acustico”.

Promuovere una cultura dell’igiene e del pulito, significa anche promuovere cultura e professionalità nel settore, con una particolare attenzione al corretto impiego delle macchine per garantire un sicurezza totale. Ecco che la formazione per FIMAP gioca un ruolo molto importante a cui l’azienda dedica molta attenzione, facendosi promotrice di un’iniziativa rilevante per il settore: la fondazione della Scuola Italiana del Pulito che ha preso il via il 12 maggio 2008.

“La scuola è nata dall’esigenza del mercato italiano ed europeo di poter contare su operatori del settore competenti e preparati” – conclude Ruffo – “Ideata per formare tutte le figure della filiera grazie a programmi formativi specifici e strettamente correlati al mercato di riferimento, si propone come un luogo in cui la necessità di sviluppo della propria professionalità e il continuo aggiornamento degli operatori trova una proposta concreta”.



Fonte: Ketchum - Ufficio Stampa FIMAP