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Oncologia (Articoli - 2003-08-04 17:46:31)

Cancro avviate tre sperimentazioni di farmaci-anti angiogenesi

Tumori ridotti alla fame. Anche in Italia si cercano nuove soluzioni sulla strada aperta dall’americano Folkman.

Tumori ridotti alla fame. Anche in Italia si cercano nuove soluzioni sulla strada aperta dall’americano Folkman. La parola d’ordine é "asfissiare" o "affamare" il tumore: impedire, cioé, che riesca a costruirsi la "sua" rete di vasi sanguigni per nutrire di ossigeno le cellule in continua proliferazione. Stroncare il processo di "angiogenesi" (cioé "formazione di nuovi vasi") o tagliare i rifornimenti del tumore, infatti, e tra le piú promettenti vie d’attacco messe a punto oggi dall’oncologia. Diverse sono le ricerche che battono questa strada. La prima e la piú famosa é quella guidata da Judah Folkman, professore di Boston, che ha alle spalle decenni di lavoro. Folkman usa due sostanze, l’angiostatina e l’endostatina, che nei topi hanno dimostrato di poter inibire il cancro. La sperimentazione sull’essere umano sembra dargli ragione. Altri stanno seguendo la sua via, anche nel nostro Paese.
Lo studio sul colon
E’ il caso del polo di ricerca oncologica di Nerviano, alle porte di Milano, che sta studiando una serie di principi attivi capaci di distruggere le cellule neoplastiche o rallentarne la crescita. Uno di questi farmaci é il composto anti-angiogenesi SU5416: i ricercatori ripongono nella sostanza tanta fiducia da aver giá iniziato la sperimentazione su 250 pazienti affetti da cancro del colon-retto, associandola alla classica chemioterapia, negli Stati Uniti, in Asia e in 12 nazioni europee. In Italia lo studio é in corso in 10 centri oncologici. Ma facciamo un passo indietro, per cercare di capire come funziona. SU5416. Le cellule neoplastiche derivano da una serie di anomalie genetiche che permettono loro di sfuggire ai normali processi di controllo della crescita.
A mano a mano che la massa neoplastica aumenta l’apporto di sangue non riesce piú a soddisfare i suoi bisogni nutrizionali. Svariati tumori sono peró capaci di attivare l’angiogenesi, processo che consiste nella produzione di fattori che stimolano la crescita di nuove arterie. Tra i piú importanti figura il fattore.di crescita dell’endotelio vascolare o Vegf (Vascular endothelial growth factor, ndr). E il composto SU5416 sembra in grado di bloccare il recettore per il Vegf. Gli studi clinici iniziali sono stati compiuti negli Stati Uniti su malati di Aids in cui era insorto un sarcoma di Kaposi.
E’ questo un tumore molto raro (ma non nei pazienti Hiv positivi, ndr), ma caratterizzato da aumento della vascolarizzazione. In questo modello é stato chiaramente dimostrato che alla somministrazione del composto SU5416 é seguita una diminuzione dell’apporto di sangue al tessuto neoplastico.
L’ipotesi sul gene
Ma per bloccare gli "approvvigionamenti" delle cellule neoplastiche potrebbe scendere in campo anche un gene, l’Rb2. Un’équipe dell’Universitá di Siena, diretta da Lorenzo Leoncini, in collaborazione con un gruppo di ricerca del Thomas Jefferson medical college di Filadelfia, diretto dall’italiano Antonio Giordano, ha osservato che l’Rb2, quando é efficiente, riesce a smantellare la nuova rete di vasi sanguigni creata dal tumore. Giordano ha giá chiesto alla Food and drug administration (Fda) il permesso per passare alla sperimentazione sull’uomo. Come si legge sulla rivista scientifica "Cancer research", quando il gene Rb2 "si scarica" e non svolge piu’ la sua funzione, insorge il tumore. Si tratta perció di reintrodurre, nel l’organismo del paziente, un Rb2 molto attivo, capace di produrre i suoi effetti: un’operazione, questa che negli animali da esperimento ha dato risultati incoraggianti.

Come impedire al male di crescere
Ecco, in sintesi, il meccanismo d'azione dei farmaci anti-angiogenesi.



Fonte: La redazione