MedicinaOltre.com PATOLOGIE    DIZIONARIO MEDICO     CONTATTI     PUBBLICITA'    CREDITS     HOME 
MedicinaOltre - guida pratica per la famiglia
TUTTI GLI ARTICOLI:
RICERCA SU TUTTO IL SITO:

RICERCA ARTICOLI







Medicina di base (Articoli - 2003-09-10 21:13:43)

Artrosi

Perchè le ossa si ammalano.

Lo scheletro è un vero capolavoro di ingegneria: forte e flessibile, sostiene tutto il peso del nostro corpo e al tempo stesso ci consente di muoverci liberamente. Questo accade perchè le ossa che lo compongono sono estremamente leggere, la loro struttura è spugnosa all'interno e compatta in superficie. Così possono proteggere nervi, vasi sanguigni e il midollo osseo che vi scorre all'interno. Certo, è importante che rimangano sempre robuste e flessibili. Se ciò non accade, è possibile che siano affette da una malattia piuttosto dolorosa, l'artrosi.

Che oggi è possibile individuare e curare con le terapie giuste. Prima di spiegare ai lettori che cos'è la malattia "artrosi", vale la pena soffermarci sulla nostra anatomia: lo scheletro umano (apparato osseo) è formato da numerose ossa (alla nascita ne possediamo circa 350, poi alcune si fondono tra di loro, come nel caso delle ossa piatte del cranio).
In generale le ossa possono essere più o meno lunghe, piatte eccetera, e si "articolano" una con l'altra per rendere possibili gli innumerevoli movimenti di cui è capace l'uomo.
A sua volta, ogni estremità di un osso è unita a quella di un altro da una particolare struttura chiamata "articolazione".
Le malattie delle articolazioni sono distinte schematicamente in ARTRITI o ATROSI a seconda che predominino i fenomeni infiammatori oppure degenerativi. Ogni "articolazione" è una realtà complessa, perchè è formata dalle cartilagini periferiche delle ossa; da uno spazio tra di esse ripieno di liquido, con funzione insieme ammortizzante e nutriente i componenti articolari (liquido sinoviale); da una capsula che "tiene insieme" e parti; da muscoli e tendini intorno che, con e loro azioni di contrazione o rilasciamento, "regalano" efficacia e armonia ai movimenti.
Ebbene, l'artrosi è una "sofferenza articolare" di tipo evolutivo: ciò significa che tende a peggiorare nel tempo, ed è caratterizzata inizialmente da un'usura delle cartilagini delle articolazioni a cui consegue, purtroppo, una modificazione di tutte le strutture che le compongono (tessuto osseo, capsula, muscoli).
L'usura delle parti cartilaginee provoca uno stato infiammatorio e, via via, un assottigliamento dello spazio tra un capo osseo e l'altro. Ma causa anche l'ispessimento della capsula articolare, che diventa sempre più rigida; l'alterazione del delicato equilibrio tra cellule che costruiscono e distruggono (tanto che la cartilagine può "ossificarsi" e i capi ossei invece "rarefarsi") e infine provoca la contrazione dei muscoli inseriti intorno all'apparato.
L'esito finale del processo artrosico, dopo molti anni, è il blocco totale dell'articolazione interessata con perdita deha sua funzionalità.

La terapia incruenta
Proteggere e correggere le articolazioni: è l’obiettivo di questo tipo di cura, che si basa sull’impiego di apparecchi per proteggere, correggere, far riposare le articolazioni affette da artrosi.
Ecco allora che possono essere utili tutori di vario materiale per le articolazioni periferiche, corsetti (o minerve) per la colonna vertebrale, apparecchi gessati quando occorre garantire l’assoluto riposo articolare, scarpe ortopediche per riequilibrare i pesi del corpo sui piedi eccetera.
Anche l’applicazione delle cosiddette "trazioni" è un’indicazione ortopedica: queste servono ad allontanare lentamente i capi articolari, rilasciando contemporaneamente i muscoli vicini.
Le trazioni vengono applicate con un sistema di pesi e carrucole; il trattamento viene effettuato in centri specializzati oppure, in alcuni casi, addirittura a domicilio.

L'artrosi rappresenta la malattia più frequente nell'età senile e le cifre lo stanno a dimostrare: infatti manifesta segni radiologici di artrosi l'87% delle donne e l'83% degli uomini di età compresa tra i 55 e i 65 anni.

Le alterazioni della cartilagine

Nonostante i progressi della ricerca, non sono ancora chiari i meccanismi che nell'artrosi provocano la degradazione della cartilagine, ma indubbiamente si tratta di un processso molto complesso, che a livello microscopico interessa molti elementi cellulari in grado di determinare alterazioni biochimiche della cartilagine articolare.
Queste modificazioni microscopiche si riflettono sulle proprietà meccaniche della cartilagine: in particolare viene a diminuire l'azione "ammortizzatrice" delle sollecitazioni meccaniche cui è sottoposto l'osso subcondrale, che con il tempo va incontro a un vero e proprio processo di condensazione o di sclerosi producendo un osso più resistente ma meno elastico.
La conseguenza più evidente è che la cartilagine sovrastante viene a trovarsi tra "l'incudine" (rappresentata dall'osso subcondrale) e il "martello" (costituito dalle sollecitazioni meccaniche), situazione che accelera la distruzione della cartilagine nell'area interessata.
Ai processi regressivi della cartilagine si aggiungono i tentativi di riparazione dei condrociti, destinati a fallire, con il risultato di una ulteriore progressione delle lesioni articolari, fino alla completa disorganizzazione della struttura.

(protesi).
Quali sono i campanelli d'allarme

I sintomi dell'artrosi sono esclusivamente locali, si presentano tardivamente rispetto all'inizio della malattia e a volte hanno periodi di attenuazione o remissione spontanea.
Ma due in particolare sono i campanelli d'allarme che segnalano la presenza della malattia: il dolore e la difficoltà nei movimenti. Ecco come si manifestano.



Il dolore La caratteristica del dolore artrosico è di essere acuto quando inizia il movimento (soprattutto la mattina) e di scomparire addirittura a mano a mano che ci si muove.
Dopo una prolungara attività, il dolore si ripresenta, per esempio, la sera. Mentre si riposa invece il dolore spesso è assente. Quando il processo artrosico è molto avanzato il dolore il più delle volte è continuo.
Infine può accentuarsi durante i cambiamenti climatici, soprattutto con l'umidità, nelle giornate di vento, oppure quando si passa da un ambiente caldo a uno freddo.

La limitazione dei movimenti E' provocata dagli eventuali ostacoli meccanici causati dall'alterazione dei capi articolari (ossificazione delle cartilagini, diminuzione degli spazi e del liquido intrarticolare eccetera).
Un'altra causa limitativa è data dalle contrazioni muscolari intorno all'articolazione, che sono la conseguenza di una vera e propria reazone difensiva: l'organismo, per sfuggire a dolore, cerca in parole povere di "tenere ferma" la parte sofferente.
Come è fatta un'articolazione?
Nel disegno i punti principali che la compongono.


I sintomi da non sottovalutare

Vi sono altri sintomi che è facile riconoscere nelle varie parti colpite dalla malattia e aiutano in questo senso la formulazione della "diagnosi".
Vediamone alcuni.


Artrosi cervicale. Se il processo artrosico è localizzato nella parte alta della colonna cervicale, sotto la nuca, vi può essere mal di testa generalizzato detto "a casco".
Invece se l'artrosi interessa la parte più bassa può insorgere dolore alle spade, che spesso si irradia in tutto l'arto superiore fino alla mano (cervico brachiaigia).
In alcuni casi, se l'artrosi e le tensioni muscolari circostanti comprimono o irrtano le strutture nervose e vascoari della zona, sono presenti vertigini (a volte con vere violente crisi), tacnicardia, nausea, ronzii auricolari e, qualche rara volta anche disturbi visivi. Uno dei più frequenti sintomi, soprattutto all'inizio, è quello di avvertire, quando si muove la testa verso destra o sinistra, dei " rumori" cervicali spesso descritti come "sabbia che fa attrito".

Artrosi dorsale. Il dolore spesso è localizzato e può essere provocato dai colpi di tosse; a volte si irradia ai fianchi ed alle costole oppure alla parte anteriore del torace.

Artrosi lombare. Sintomi dell'artrosi in questa parte inferiore della colonna vertebrale possono presentarsi in modo acuto e cronico. La forma acuta insorge bruscamente con fenomeni di blocco (cosa che molto spesso accade dopo uno sforzo in flessione), e il dolore e' "a sbarra", cioè trasversale nella parte lombare della scniena, con possibile irradiazione lungo il nervo sciatico (lombosciatalgia).
La forma cronica può manifestarsi dopo uno oppure più episodi acuti e il dolore è meno violento ma continuo, accentuato dagli sforzi e il più delle volte dallo stare in piedi per lungo tempo. Anche in quest'ultimo caso si verifica una specie di blocco nei movimenti, specialmente nel flettere il tronco, ruotarlo, portare e braccia in alto, aizarsi da una sedia eccetera.

Artrosi dell'anca. La coxartrosi, o artrosi dell'anca, si presenta con dolore locare e, più spesso, con dolore inguinale, alla parte interna della coscia e del ginocchio.
Il dolore, inizialmente non molto intenso, cessa con il riposo, si manifesta nuovamente all'inizio del movimento per poi calmarsi e riprendere dopo aver camminato in modo più o meno prolungato. La persona che soffre di coxartrosi spesso racconta di far fatica a calzare le scarpe, a infilare le calze e persino i pantaloni, a scendere piuttosto che a salire le scale, ad accavallare le gambe.

Artrosi del ginocchio. Il dolore è riferito di solito alla rotula, alla faccia interna del ginocchio e posteriormente. Nell'atteggiamento del ginoccnio in semi flessione e nei movimenti sono presenti "scrosci" articolari. Anche in questo caso la persona riferisce di avvertire dolore più quando scende che quando sale le scale. L'articolazione a volte si gonfia per l'aumento del liquido intrarticolare (perchè è l'espressione di una riacutizzazione infiammatoria) e talvolta si verifica addirittura una diminuzione di tutta la muscolatura della coscia.

La classifica delle malattie

L'artrosi può essere considerata una malattia sociale per l'elevato numero di eventi patalogici che determina nella popolazione anziana. Da una stima della prevalenza delle più frequenti malattie reumatiche in Italia (1994) si evidenziano questi dati: osteoartrosi: 4.000.000
reumatismi extra-articolari: 700.000
artrite reumatoide: 410.000
spondilite anchilosante: 151.000
gotta: 112.000
Connettiviti: 33.600
reumatismo articolare acuto: 500
altre reumopatie: 100.000

Quando non è un artrosi
Alcune patologie si manifestano con dolore simile a quello dell'artrosi. Eppure si tratta di malattie differenti, per esempio:

artrite reumatoide
artropatia psoriasica
gotta
spondilite anchilosante

A) L'artrite reumatoide è una patologia cronica infiammatoria che colpisce la membrana sinoviale delle articolazioni e presenta caratteristiche che la differenziano dall'artrosi primaria: rigidità mattutina, predilezione per le articolazioni metacarpo-falangee, presenza di noduli reumatoidi sottocutanei (i noduli di Heberden). La radiografia, almeno nelle fasi iniziali, dimostra osteoporosi dei capi articolari interessati dalla patologia. L'evoluzione dell'artrite reumatoide conduce alle tipiche deformazioni articolari delle mani (dita a collo di cigno; a colpo di vento; pollice a Z) e dei piedi (deformazione in valgo dell'alluce, a martello delle altre dita), producendo esiti altamente invalidanti.

B) L'artropatia psoriasica associa all'artrite la psoriasi, ovvero una malattia della pelle. La malattia predilige le articolazioni interfalangee distali e si manifesta in maniera asimmetrica: il riscontro clinico di lesioni cutanee associate è quindi utile per la corretta diagnosi.
Il quadro radiologico è caratterizzato, da erosioni ossee, reazione periostale e rima articolare che rimane inalterata nelle fasi iniziali.

C) La gotta si manifesta in persone che hanno un aumento di acido urico nel sangue (iperuricemia), perchè non lo hanno eliminato con le urine opure lo hanno prodotto in eccesso, i seguito a un disturbo del metabolismo.
La malattia si manifesta con le caratteristiche tumefazioni articolari, rossore della cute, dolore specialmente dell'alluce. L'attacco acuto si manifesta proprio quando i cristalli di urato vengono liberati.

D) La spondilite anchilosante è una malattia infiammatoria cronica che inizia a livello delle articolazioni sacro-iliache del bacino e si diffonde, dal basso verso l'alto, a tutta la colonna vertebrale.
Colpisce soprattutto gli uomini, specialmente tra i 20 e i 40 anni, e si manifesta inizialmente con rigidità e dolori nella parte bassa della schiena che si riacutizzano nelle ore notturne. Nella spondilite anchilosante periodi di riacutizzazione e di remissione si alternano; a lungo andare la schiena si incurva, fino a determinare l'invalidità.

Impara a riconoscerli in tempo

Gli specialisti oggi sono orientati a pensare che siano numerosi ifattori che predispongono alla malattia o che la attivano. L'età resta uno deifattori di rischio più importanti, ma anche il sovrappeso vi può mandare in crisi: le articolazioni infatti sono costrette a sorreggere un peso eccessivo. E quindi a fare uno sforzo eccessivo. Passiamo brevemente in rassegna quelli che sono considerati i fattori di rischio più importanti.




L'età Inevitabilmente l'invecchiamento colpisce anche le strutture articolari: le cartilagini, così come il liquido sinoviale, divengono sempre meno capaci di sopportare i "carichi" e di rinnovarsi. D'altro canto è pur vero che non tutte le persone anziane soffrono di artrosi e che si verificano sempre più numerosi i casi di giovani, soprattutto tra le donne, che ne sono colpiti.




Ereditarietà Non è stato dimostrato che l'artrosi sia ereditaria, anche se è ben documentato invece che c'è predisposizione a questa malattia se si hanno la madre o il padre che ne soffrono.


Obesità Il sovrappeso, in particolare quando diviene obesità, è sicuramente uno dei fattori di rischio più incisivi nell'artrosi, soprattutto in quella delle ginocchia, delle anche e della parte lombare della colonna vertebrale. Peraltro in molte persone obese si riscontra un aumento della quantità di zuccheri nel sangue (glicemia) e di colesterolo e queste due sostanze sembrano favorire l'insorgere della malattia.


Squilibri ormonali Alcune alterazioni ormonali favoriscono l'insorgenza dell'artrosi. La carenza di estrogeni, in particolare, ha mostrato una spiccata azione che favorisce la malattia, che proprio per questo, può colpire le donne in menopausa.

Ambiente L'artrosi può essere considerata una malattia professionale in alcuni tipi di lavoro: chi utilizza il martello pneumatico (artrosi alle mani, gomiti, spalle); chi guida i camion (artrosi lombare); chi lavora per lungo tempo con il computer (artrosi cervicale-dorsale).
In generaie ogni attività lavorativa può predisporre all'artrosi quando si permane in posture (posizioni del corpo) "fisse".




Fattori locali
Tra le cause dell'artrosi assume importanza l'ipotesi di traumi e microtraumi provocati da usura in rapporti articolari scorretti. Ne conseguono microfratture nelle fini strutture dei capi ossei che formano l'articolazione, causando così perdita di elasticità e dunque rigidità. In questo caso e cartilagini, troppo sovraccaricate, diventano via via sofferenti. In seguito la cartilagine diviene meno adatta a sopportare gli stress meccanici dati dai movimenti e dal peso corporeo e inizia così il processo artrosico.

I rapporti articolari scorretti sono riconducibili a due gruppi fondamentali: il primo comprende deformità congenite o acquisite come e ginocchia valghe (dette a X), la sublussazione dell'anca, la scoliosi eccetera; il secondo riguarda tutte quelle situazioni di natura traumatica come le fratture con infiammazione articolare.

Ginoccio, schiena, ma non solo


L'artrosi, come abbiamo visto nelle pagine precedenti, colpisce tutte le articolazioni, ma diventa grave solo quando ne colpisce alcune in particolare. Per esempio è piuttosto raro che si localizzi alle caviglie o alle spalle, anche se qualsiasi articolazione può diventare artrosica se ha subito un trauma o se è stata sede di qualche altra malattia. Vediamo dunque più da vicino quali sono le "zone" più colpite.

Il processo artrosico può conferire all'articoazione colpita una deformazione grossolana, e questo è un segnale della presenza del disturbo.
Ma guai sono le sedi maggiormente colpite? L'artrosi predilige alcune zone: la colonna vertebrale, le anche e le ginocchia, perchè sono le articolazioni che sopportano il peso del corpo. E poi le articolazioni più esposte al movimento, per esempio quelle terminali delle mani e quelle alla base del pollice e dell'alluce. Ecco dunque gli organi "bersaglio".



Ginocchio
L'artrosi del ginocchio è una delle più frequenti ed invalidanti forme di artrosi. Colpisce entrambe le articolazioni ed è favorita dall'obesità, dalle deviazioni del ginocchio verso l'esterno o interno o da esiti traumatici.
Nell'artrosi del ginocchio è particoarmente evidente il fatto che l'artrosi è un processo settoriale; solo nelle fasi avanzate viene coinvolta l'intera articolazione. Anche in questa localizzazione il sintomo principale è il dolore che si manifesta durante la deambulazione, nel salire o scendere le scale e nell'alzarsi in piedi. Al dolore può associarsi rigidità ma non blocco articolare.

Nei casi avanzati la sintomatologia dolorosa può impedire la deambulazione.
Ancne in questa forma di artrosi la chinesiterapia assume un ruolo fondamentale per conservare la mobilità dell'articolazione. Affiancata dalla terapia riabilitativa, la terapia fisica (ipertermia, laserterapia, ultrasuoni) consente al paziente di convivere a lungo con la patologia senza grandi limitazioni nella vita quotidiana.



Il ginocchio rischia di più

Le localizzazioni del processo artrosico risentono di fattori costituzionali, ambientali, lavorativi. In genere sono più colpite le articolazioni delle mani e dei piedi, le ginocchia, l'anca, la colonna vertebrale.
Ecco una breve "classifica": ginocchio: 60%
mani: 40%
piedi: 40%
anca: 35%
rachide lombare: 32%
rachide dorsale: 30%
rachide cervicale: 25%
polso: 15%





Anca
Un'altra forma di artrosi molto frequente è la coxartrosi. Le artrosi dell'anca vengono distinte in due grandi gruppi: primitive e secondarie.
Nelle forme primitive il processo degenerativo è attribuito a fattori generali o costituzionali che rendono la cartilagine articolare biologicamente meno resistente.
Nelle coxartrosi secondarie il danno articolare può essere causato da:
sublussazioni (l'articolazione non è uscita del tutto dalla sua sede naturale) o displasie congenite, traumatismi ripetuti, fratture, distrofie. Si manifesta tra i 50 e i 60 anni con sintomato ogia dolorosa inizialmente dopo sforzi intensi. Il dolore in seguito compare ancne per prestazioni non impegnative; esso viene avvertito in genere nella regione inguinale con irradiazione al gluteo e al trocantere. Con il progredire del processo artrosico i movimenti dell'anca si fanno sempre più limitati rendendo particolarmente doloroso fare le scale o camminare su terreno accidentato. Nelle fasi tardive il dolore può divenire continuo anche a riposo e nelle ore notturne.
Il paziente affetto da coxartrosi generalmente ritarda il consulto dal medico ortopedico fin quando la sintomatologia dolorosa e l'impotenza funzionale non incidono con la vita di relazione.
Infatti il paziente nel corso del tempo non riesce più a effettuare con disinvoltura semplici atti quotidiani, quale quello di alzarsi da una poltrona; inoltre sente dolore dopo una lunga stazione eretta, dolore durante la deambulazione e incertezza nel camminare anche se soltanto per pochi metri.

Mani


L'artrosi delle mani viene considerata la più tipica espressione dell'artrosi primaria e interessa le articolazioni interfalangee distali dove si riscontrano nodosità caratteristiche.
I sintomi iniziali sono rappresentati dall'indebolimento, torpore e rigidità delle dita. Con il progredire dell'artrosi i disturbi diventano più gravi, al punto da causare una vera e propria limitazione dei movimenti semplici delle mani.

Dal punto di vista radiologico le alterazioni più evidenti sono le proliferazioni osteofitosiche (piccoli speroni) a livello delle falangi distali.
A causa del suo carattere spesso deformante questa forma di artrosi può essere facilmente confusa con la poliartrite cronica oppure con l'artrite reumatoide.

Rachide

Un'altra frequente sede di artrosi è la colonna vertebrale con prevalenza nei tratti cervicale e lombare.
A questo livello i processi degenerativi insorgono a carico dei segmenti più mobili con preferenza per le vertebre maggiormente impegnate dal punto di vista meccanico.
Nella larga maggioranza dei casi a livello cervicale si ha dolore e rigidità del collo con accentuazione dovuta a particolari posture nel lavoro o nel riposo notturno.
A livello lombare la manifestazione più frequente è la lombalgia che assume connotazioni diverse legate alle alterazioni degenerative presenti nel rachide lombare.
La lombalgia acuta compare improvvisamente dopo uno sforzo o in seguito a una brusca flessione e si associa a uno spasmo della muscolatura lombare.
La lombalgia cronica può seguire a episodi acuti oppure instaurarsi come tale ed è legata a lesioni discali o a pseudoartrosi.



Se capita al collo

L'artrosi cervicale provoca un dolore tipico ai lati dei collo, che diventa più intenso:

se si assumono particolari posizioni,
quando fa freddo oppure se c'è molta umidità.

Il dolore si può far sentire anche a livello della nuca e delle spalle e spesso la persona non riesce a girare il collo. Inoltre, si possono avvertire anche vertigini, formicolii e disturbi dell'udito.



Piede

L'artrosi primaria delle articolazioni del piede è rara, di solito si tratta di forme secondarie ad alterazioni posturali (piede piatto, piede cavo, alluce valgo).
La sintomatologia dolorosa coinvolge ampie zone del piede ed è in rapporto con il carico, mentre può scomparire a riposo. Nell'artrosi del piede l'uso di plantari adeguati riveste un ruolo fondamentale nel controllo dei sintomi e dell'evoluzione della malattia.



L'importanza di una diagnosi precoce

Sono molte le cause responsabili dell'artrosi.
Ma sono anche molte quelle ancora sconosciute, da capire ed identificare. Per questo gli esperti parlano di artrosi primaria e artrosi secondaria. Quando la malattia insorge senza una causa apparente, si parla di artrosi primaria. In questo caso i medici spesso non escludono la predisposizione familiare.
Quando a determinare la malattia è un evento chiaramente identificabile, si parla di artrosi secondaria. Le sue cause? Dall'età al peso, all'ambiente. Sono questi alcuni degli elementi che possono aiutare il medico a formulare la diagnosi corretta.

Quando la diagnosi è certa la terapia è volta a ridurre il dolore con l'impiego di farmaci antinfiammatori e antidolorifici e a conservare oppure a recuperare il movimento dell'articolazione con la chinesiterapia.
Allo stato attuale tuttavia la migliore cura dell'artrosi è la prevenzione.

Chi rischia di più

In medicina prevenire significa attuare provvedimenti mirati a impedire l'insorgenza di una malattia (prevenzione primaria) oppure limitare i danni da essa derivabili (prevenzione secondaria).
Nella malattia artrosica la prevenzione primaria si identifica nella correzione dei fattori predisponenti.
Vediamo quelli più importanti.

Età Non è vero che a causa dell'invecchiamento tutte le persone sono destinate ad avere l'artrosi. E' però vero che chi si dimentica di avere un corpo nato per "muoversi" nei suoi più ampi aspetti, può notevolmente rischiare, invecchiando, di avere l'artrosi. Dunque è necessario dedicare con costanza un po' di tempo a un'attività fisica tenendo conto che "non è mai troppo tardi" e che questo è possibile ad ogni età. Tutte le articolazioni rimangono vitali ed elastiche proprio grazie al movimento.

Ereditarietà Non si può fare nulla contro la predisposizione ereditaria all'artrosi se non avere più attenzione di altri alla correzione dei fattori di rischio qui presentati.

Obesità E' fondamentale diminuire l'apporto calorico nella dieta e incrementare l'attività fisica per far consumare meglio gli eccessi calorici.
Occorre ricordare che un giusto peso corporeo previene in parte le malattie cardiovascolari e soprattutto l'artrosi delle anche e delle ginocchia.
All'insorgere della menopausa è necessario tenere sotto controllo i dosaggi ormonali.
In alcuni casi, non solo per prevenire l'osteoporosi ma anche l'artrosi, specialmente per le donne potrebbe essere necessario assumere per qualche tempo degli ormoni estrogeni.

Ambiente In alcuni lavori che sappiamo essere predisponenti l'artrosi, è necessario modificare sia i ritmi che le posizioni del corpo soprattutto facendole variare il più possibile.
Esiste una scienza medica chiamata "ergonomia": essa studia e risolve i problemi inerenti il rapporto ambiente di lavoro-lavoratore. Molto spesso bastano pochi, semplici accorgimenti per mantenere alta la produttività con minore sforzo corporeo.

Fattori locali Ginocchia, valghe o vare, scoliosi, piedi piatti, displasia delle anche eccetera, sono tutte situazioni abnormi che vanno diagnosticate fin dall'infanzia e modificate. Vi sono peraltro atteggiamenti corporei scorretti non sostenuti così chiaramente da una causa precisa ma da posizioni abitudinarie via via apprese negli anni. In questo caso occorre "l'analisi posturale" fatta dal fisiatra oppure anche dal chiropratico (specializzato nell'individuare e nel correggere questi squilibri per comprendere dove nasce il disequilibrio e per studiare, insieme alla persona, i modi per apprendere ex novo una postura corretta anti artrosi.

"Se il male alle articolazioni impedisce di compiere alcuni semplici movimenti è consigliabili consultare subito il proprio medico o uno specialista"



Attenzione: pericolo curve


Il termine scoliosi deriva dal greco "skolios", che significa "curvo", e indica una deviazione laterale della colonna vertebrale, persistente e non modificabile volontariamente, che si accompagna a una torsione dei corpi vertebrali e che coinvolge, di conseguenza, tutte le strutture anatomiche che con questi si articolano. E' piuttosto frequente negli adolescenti, a causa soprattutto di posture "sbagliate" protratte a lungo.

La deformazione della colonna vertebrale interessa più frequentemente il sesso femminile e si manifesta, di solito, durante l'età della crescita.

Una cosa è certa: essa insorge in modo subdolo, senza dolore e senza compromettere lo stato di salute generale dell'individuo.
Le curvature e le torsioni della colonna possono generare malformazioni del torace e squilibri della muscolatura con formazione del cosiddetto gibbo, modificazioni degli organi interni (esofago, polmoni, cuore) e conseguenti alterazioni della respirazione e della funzionalità cardiaca.

A seconda delle cause che ne sono l'origine, si distinguono tre tipi di malattia: scoliosi congenita, determinata da malformazioni vertebrali o muscolari presenti alla nascita;
scoliosi acquisita dovuta a processi infiammatori, a traumi alle ossa (traumi alle vertebre, interventi chirurgici al torace), a malattie del sistema nervoso (poliomielite, disturbi al midollo spinale), a disturbi reumatici (come l'artrite), a neoplasie o a dismetrie degli arti interiori
scoliosi idiopatiche o essenziali, che rappresentano l'80% di tutte le scoliosi. Questo tipo di scoliosi non ha una causa nota all'origine, spesso infatti sono molteplici i fattori che la determinano (ereditarietà, familiarità, deficit alimentari, malattie ormonali, alterazioni primarie della muscolatura paravertebrale).




Alla ricerca delle cause

Grazie alla ricerca scientifica realizzata in questi ultimi venticinque anni la deformazione vertebrale appare sempre più come "la punta di un iceberg", segno di una sindrome complessa dalle molteplici cause, vera e propria manifestazione di uno squilibrio che non interessa primariamente colonna.

"La scoliosi colpisce di più le donne"

E' una patologia che interessa l'intero sistema posturale del corpo. Il linguaggio medico la definisce come la risultante di una strategia di controllo motorio adottata per riadattare un'alterata percezione dell'orientamento corporeo nello spazio; che può derivare da disfunzioni del sistema visivo-spaziale, del sistema neurologico propriocettivo, dell'apparato uditivo o vestibolare che controllano l'equilibrio del corpo nello spazio.

I segnali più evidenti

La scoliosi può essere riscontrata durante una visita medica a un controllo pediatrico, oppure dal medico curante o dallo specialista ortopedico/fisiatra.
Ma è possibile riconoscerla subito?
I suoi segnali sono piuttosto chiari: si manifesta con un'asimmetria dello scheletro in stazione eretta o durante i movimenti della colonna vertebrale.

Le alterazioni più evidenti sono piuttosto numerose e possiamo schematicamente riassumerle:

la sopraelevazione di una spalla;
l'obliquità e la rotazione del bacino;
la deviazione laterale delle spinose e la gibbosità in carico;
lo strapiombo del tronco sul bacino;
l'inversione delle curve fisiologiche della colonna;
le alterazioni del torace (piatto, depressione condro-costale, rachitico, a imbuto, carenato);
lipercifosi dorsale o l'iperlordosi lombare;
alterazioni delle ginocchia e dei piedi (valgismo, varismo, piattismo).

E' importante rilevare la regolarità o la asimmetria dei "triangoli della taglia", che sono formati dal margine esterno del torace, dal profilo del bacino e dal margine mediale dell'arto superiore, che cade spontaneamente.

L'appiombo vertebrale indica la compensazione della curva: questo si determina facendo cadere un filo a piombo dal centro dell'occipite, nell'appiombo normale questo passa nella rima interglutea.

E' scoliosi oppure no?

Si può distinguere un semplice atteggiamento scoliotico da una scoliosi vera facendo curvare il paziente in avanti ed esaminando il profilo della colonna: nel paziente con atteggiamento scoliotico i processi spinosi si allineano, nello scoliotico vero questo non avviene e, dal lato della convessità, si rende evidente il gibbo.
L'indagine radiografica permette di valutare la deflessione laterale della colonna, la rotazione, il grado di maturità ossea, l'angolo ileo-lombare, l'angolo di inclinazione costale e di monitorare l'evoluzione della curva scoliotica.
E' importante che la scoliosi venga riconosciuta in più presto possibile per attuare al più presto un trattamento adeguato.

Le tappe principali della rieducazione

Le modalità terapeutiche si basano sulla rieducazione posturale, e possono essere schematizzate in questi punti:

presa di coscienza del proprio corpo attraverso sensazioni di contrazione e rilasciamento del sistema muscolare;
presa di coscienza del corpo nelle varie posture con o senza l'assistenza manuale del fioterapista;
controllo segmentario e globale del rachide;
educazione respiratoria;
educazione ergonomica consistente nell'apprendimento di atteggiamenti e movimenti funzionali corretti;
rafforzamento dei muscoli paravertebrali e dei muscoli addominali e degli arti inferiori in postura corretta e con contrazioni isometriche;
stimolazioni delle reazioni di equilibrio in postura corretta;
sviluppo delle funzioni cardiorespiratoria e metabolica attraverso attività motoria globale o di tipo sportivo non agonistico escludendo gli sport che mobilizzano in modo eccessivo la colonna.


Corsetti, chinesiterapia o intervento chirurgico?

Nelle scoliosi evolutive gravi spesso è necessario intervenire applicando dei corsetti ortopedici correttivi (busti), alternati o meno a secondo l'evoluzione della patologia a corsetti gessati che hanno lo scopo di correggere le curve scoliotiche della colonna sia dinamiche sia statiche.
Anche in questi casi bisogna continuare la chinesiterapia nella fase preparatoria al busto, nella fase in busto e nella fase di liberazione dal busto per la rieducazione e l'integrazione posturale, la respirazione e l'equilibrio.
I corsetti ortopedici più usati sono il Milwaukee principalmente nell'età prepuberale, il corsetto a tre punti di Michel ed il corsetto di Boston per le scoliosi lombari.
Tra gli apparecchi gessati ricordiamo l'EDF (Elongazione, Derotazione, Flessione) di Cotrel.
In caso di deformità molto gravi, prima della fissazione (artrodesi) occorre convergere la curva scoliotica. Questo può avvenire mediante apparecchi gessati, tipo gesso di elongazione, che sono forniti di due viti senza fine sui fianchi, con i quali si ottiene un progressivo raddrizzamento della curva girando le due viti.
Una volta corrette le curve si procede chirurgicamente alla stabilizzazione della colonna mediante fusione delle vertebre interessate (artrodesi) con prelievi ossei ricavati dal bacino.
Questo intervento può essere fatto, per via posteriore, con lo strumento di Harrington: è formato da una barra di acciaio che corregge le curve.
Per via anteriore, invece, si può ricorrere al metodo di Dwyer, che consiste nell'applicazione di un tirante dopo la resezione di alcuni dischi.

Chinesiterapia e psicoterapia

E' bene ricordare che qualora sia necessaria la terapia chirurgica (che ha come scopo quello di svolgere la curva scoliotica e stabilizzare la colonna), la chinesiterapia rimane sempre un trattamento essenziale sia nella fase precedente che dopo l'intervento chirurgico.
Non dimentichiamo inoltre che l'approccio terapeutico è in evoluzione sempre crescente: non si tratta più di curare la malattia scoliosi, ma il paziente scoliotico bambino, adolescente o adulto.
Da non sottovalutare quindi il supporto psicologico, in quanto la scoliosi spesso genera un disturbo dell'immagine corporea e un'accresciuta difficoltà a socializzare e, addirittura, può alterare la formazione dell'identità personale in particolar modo durante il delicato periodo dell'adolescenza.

Bisogna correggere gli atteggiamenti "sbagliati"

Nei giovani, e talvolta negli adulti, si possono trovare deviazioni della colonna che si sono generate per via del mantenimento di posizioni non corrette.
Si tratta degli atteggiamenti di postura preteriti da ogni persona.
L'atteggiamento non viene riconosciuto "sbagliato" semplicemente perchè è più comodo.

"Sport e ginnastiche specifiche riportano la colonna in linea"

Sono frequenti i casi di scoliosi accentuate proprio negli studenti, dovute principalmente al mantenimento di posizioni corporee viziate sui banchi di scuola e nelle ore di studio.
Se col tempo questi atteggiamenti non vengono corretti con un po' di autocontrollo, con lo sport o con ginnastiche specifiche, a colonna si stabilizza in posizioni non naturali, sfociando anche in scoliosi gravi. Nel bambino scoliotico, quando la malattia è nelle sue fasi iniziali si cerca di inculcargli questi semplici consigli di postura in quanto si può giungere a una remissione della malattia completa semplicemente stando seduti bene, oppure evitarne l'aggravamento a fasi che determinerebbero la disabilità in futuro.

Genitori osservate bene i vostri figli


Sono soprattutto i genitori gli osservatori "privilegiati": a loro va il compito di guardare con molta attenzione il fisico dei loro bambini quando sono nudi; e di farli flettere in avanti e di osservare la loro colonna vertebrale.
Infatti le curvature, se ci sono, sono facilmente visibili. Bisogna inoltre osservare il loro torace, sia davanti sia di fianco, cercando di valutare se è completamente diritto o se, invece, sono presenti anche lievi deviazioni e asimmetrie.

Le posizioni assunte durante la vita quotidiana rappresentano un fattore aggravante lo sviluppo di una scoliosi.

Posizioni corrette e scorrette

Sulla sedia va evitata la posizione a dorso curvo in avanti e/o flesso lateralmente e va evitato l'utilizzo di tavoli da lavoro troppo bassi.
Occorre inoltre evitare la comune posizione del capo appoggiato al palmo della mano con il relativo braccio a gomito appoggiato sul tavolo.

"Per i libri sì allo zainetto a rotelle"

Davanti a computer, televisione e videogames, la colonna vertebrale dovrebbe mantenersi allineata e con minor curvatura sui vari piani.
In piedi, la posture deve essere ben eretta ma nel contempo con il maggior rilassamento muscolare e corretta distribuzione dell'appoggio piantare.
Uno zaino pesante, specie se caricato su una spalla sola, può essere considerato una concausa dell'aggravamento della scoliosi nei bambini.
La scelta dello zaino non è sbagliata, ma va caricato su entrambe le spalle. Consigliati sono gli zainetti con dispositivo a rotelle (trolley). E' meglio evitare che sia troppo pesante, per non incorrere in un eccessivo affaticamento del corpo, che facilita l'abitudine a mantenere posizione "scorrette".

Dieta corretta e tanta attività fisica

Il sovrappeso causa un carico eccessivo della colonna. Peraltro, un fisico troppo magro determina la mancanza di elementi strutturali per il corretto sviluppo. Una dieta adeguata può aiutare una corretta conformazione di ossa e muscoli, evitando così la scoliosi. Sono consigliati i cibi ricchi di calcio, fosforo e vitamina D (latte, formaggi, yogurt, pesce e carni magre), carboidrati complessi (pasta e pane), frutta e verdura senza limitazioni.

"I controlli della colonna del bambino
vanno fatti fino all'età di 12-13 anni"

Una sana e costante attività sportiva favorisce il corretto sviluppo del corpo del bambino, aiuta il mantenimento di un buon tono muscolare e di elasticità. In caso di scoliosi, la scelta dello sport da praticare va presa con lo specialista, comunque è bene evitare gli sport che favoriscono lo sviluppo asimmetrico, quelli che caricano troppo il corpo o che prevedono gesti atletici troppo violenti (tennis, scherma, pugilato, arti marziali).
Consigliabili sono gli sport che allungano i muscoli e potenziano le capacità cardio-respiratorie (pallacanestro, pallavolo).

L'attività sportiva può essere compresa fra le 2 e le 6 ore settimanali.
Alcuni specialisti sconsigliano il nuoto, poichè non favorisce l'allungamento dei muscoli della schiena.
In questo sport vanno preferiti il dorso e lo stile libero, che non richiedendo particolari flessioni della colonna e sono meno dannosi di altri stili (rana, delfino).

Nei casi di scoliosi grave, non è possibile praticare sport oppure, insieme a esso, viene consigliata la ginnastica medica correttiva.
Con una sola raccomandazione: questa deve essere praticata in presenza di fisioterapisti in centri specializzati nel trattamento dei bambini.

Obiettivo numero 1: sconfiggere il dolore

La terapia dell'artrosi in generale mira ad arrestare, a rallentare e quindi far regredire il corso della malattia o perlomeno a ridurre se non addirittura eliminare i dis- turbi da essa provocati.
Allo stato attuale delle ricerche è possibile classificare i trattamenti anti-artrosi in tre gruppi principali: farmacologico, ortopedico, fisiatrico. Proviamo a conoscere più da vicino l'efficacia dell'approccio farmacologico.



Analgesici e antinfiammatori

La terapia che prevede l'utilizzo dei farmaci è essenzialmente sintomatica perchè una terapia "causale", cioè mirata a proteggere e riparare le cartilagini articolari; attualmente non è ancora disponibile.
I sintomi da diminuire oppure eliminare con i farmaci sono il dolore e l'infiammazione; per tale motivo dunque si utilizzano analgesici e antinfiammatori.

Tra i farmaci analqesici il più utilizzato è il paracetamolo, che possiede una scarsa tossicità ma è di efficacia limitata; tra i secondi spicca l'acido acetilsalicilico, che ha una potente attività antinfiammatoria ma al tempo stesso un'alta tossicità a livello dello stomaco (provoca gastrite o recidive di ulcera), del sangue (diminuisce la capacità di coagulazione e dunque può provocare emorragie) e del polmone (in chi è predisposto può scatenare addirittura un attacco asmatico).
Attualmente vengono prescritti molti tipi di derivati di quest'ultimo farmaco, arricchiti di fattori protettivi oppure modificati proprio per diminuirne la tossicità soprattutto ai danni dello stomaco. Ma, in generale, si deve purtroppo ammettere che esiste un parallelismo diretto tra l'attività antinfiammatoria di un qualsiasi farmaco e i suoi effetti collaterali. Che cosa significa? Più semplicemente che quanto più un farmaco è efficace tanto più sono frequenti gli effetti indesiderati da esso provocati.
D'altro canto ogni medico sa che nella prescrizione di un farmaco deve sempre tener conto (in "scienza e coscienza") del cosiddetto rapporto costi-benefici. Di conseguenza, quando la situazione infiammatoria (e il dolore che ne deriva) può aggravare l'artrosi, quei farmaci "devono" essere utilizzati.

Miorilassanti e cortisonici

Un'altra categoria di farmaci prescritti in chi presenta artrosi è quella dei miorilassanti e dei cortisonici.
I primi, come dice il loro nome, servono essenzialmente a rilassare i muscoli e vengono utilizzati perchè intorno alle articolazioni colpite c'è sempre una componente di contrattura muscolare che accresce l'impotenza funzionale e la reazione dolorosa.

Il cortisone invece viene somministrato solo in casi selezionati e con grande attenzione da parte del medico a causa della sua alta tossicità. La somministrazione avviene localmente: in questo caso il medico pratica un'infiltrazione nelle articolazioni quando l'infiammazione, oltre che essere grave, è accompagnata da un forte dolore.

I vantaggi della proloterapia

Per alleviare il dolore provocato dal rilasciamento dei tendini e dei legamenti intorno a un'articolazione, oggi lo specialista può ricorrere anche alla proloterapia.

"Il trattamento con la proloterapia (i cui primi studi risalgono al 1956) viene effettuato quando i legamenti di un organo si sono rilassati e i muscoli contratti", spiega il dottor Vittorio Dehò, specialista in terapia fisica e riabilitazione all'istituto Galeazzi di Milano.
"Questa situazione stimola le terminazioni nervose e nel paziente provoca, purtroppo, dolore, a volte persino cronico".

Come avviene la cura?
"Prima di tutto è necessaria un'accurata indagine per identificare gli organi lesi", precisa Dehò. "Le aree colpite vengono marcate e, successivamente, viene tracciato un diagramma. A questo punto inizia il trattamento vero e proprio: lo specialista procede con infiltrazioni multiple, sui punti precedentemente marcati, di una soluzione di anestetico locale e destrosio (cioè zucchero), iniettata nelle inserzioni periostee dei legamenti".

Perchè le infiltrazioni devono essere ripetute ripetute a distanza di tempo?
"Lo scopo è quello di stimolare l'organo a produrre nuovo tessuto fibroso-collageno che assicuri la tenuta dei legamenti all'osso", chiarisce Dehò.

La proloterapia è indicata nei casi in cui, in particolare, il dolore sia provocato da lombalgia, artrosi al ginocchio, alla spalla, all'anca, come pure se il paziente soffre per il cosiddetto "gomito del tennista" o per la assai comune sciatica.







Fonte: La redazione