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Cardiologia (Articoli - 2003-07-23 10:01:59)

Quale intervento dopo l'infarto

Nel trattamento del paziente infartuato quando la situazione clinica e i test indicano l’opportunitá (o la necessitá) di intervenire, si tratterá di decidere la modalitá di rivascolarizzazione (by-pass o angioplastica).

In base a quali criteri? Non esistono risposte univoche e i comportamenti variano da caso a caso. La scelta dell‘angioplastica (allargamento della coronaria con un catetere a palloncino) é certamente piú gradita al paziente in quanto meno traumatica e suscettibile di tempi di recupero piú brevi. Essa peró, nonostante gli indubitabili progressi degli ultimi anni, non é applicabile a tutti i casi. In generale, l’angioplastica fornisce risultati inferiori alla chirurgia nei pazienti che presentino malattia coronarica diffusa, nei soggetti diabetici ed in quelli in cui il rischio procedurale sia troppo elevato.
Inoltre, non va sottovalutata la possibilitá di "ristenosi" e cioé del riformarsi di un restringimento nel punto trattato col palloncino.
Per quanto la sempre maggior diffusione degli "stents" (endoprotesi coronariche) ne abbia ridotto notevolmente l’incidenza, il fenomeno si verifica ancora in circa un quinto dei casi e tende a privilegiare determinate sedi vascolari oltre che specifiche sindromi cliniche e, talvolta, a recidivare in piú di un’occasione nello stesso soggetto.
D’altro canto, la chirurgia, la quale, in generale, tende a fornire risultati piú durevoli e definitivi, soffre dell’ovvia limitazione di una difficile ripetibilitá e di una scarsa "modularitá". Di conseguenza, essa é scarsamente adattabile ai cambiamenti cimici e anatomici che accompagnano l’evoluzione della malattia coronarica.
Quindi, il ricorso al by-pass deve essere attentamente valutato e meditato in funzione di una serie di considerazioni cliniche fra cui la nozione che la storia naturale della coronaropatia spesso si evolve su lunghi periodi.
Quindi, come il piú spesso avviene in medicina, anche per questo quesito non esistono risposte univoche e generalizzabili. Nonostante una serie di fattori, non necessariamente medici, tenda oggi a favorire l’uso indiscriminato di procedure di rivascolarizzazione (chirurgiche e non), il ricorso a queste metodiche dev’essere modulato da caso a caso, affidando la decisione a clinici esperti che sappiano valutare in maniera obiettiva l’applicabilitá dei vari approcci (medico chirurgico, interventistico) oltre che la loro opportunitá ed i reciproci vantaggi.

Fonte: La Redazione