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Medicina di base (Comunicati stampa - 2007-04-02 10:01:59)

La Lombardia all’avanguardia nella cura dell’ADHD

La Lombardia all’avanguardia nella cura dell’ADHD
(Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività)
Tra i 20 e i 40 mila bambini in Lombardia soffrono di ADHD:
quali prospettive, il ruolo del Registro nazionale ADHD, la voce delle famiglie, i servizi di neuropsichiatria infantile: se ne parla con l’Associazione Italiana famiglie ADHD onlus e gli specialisti

Milano, 3 aprile 2007 – “ADHD vuol dire sofferenza, emarginazione, bassa autostima, poche relazioni sociali, abbandono scolastico. E’ un disturbo che impatta negativamente su ogni aspetto della vita del bambino e della sua famiglia, che spesso assiste impotente a questo fenomeno”.

Con queste parole Astrid Gollner, referente per la Lombardia di AIFA onlus (Associazione Italiana Famiglie ADHD) ha spiegato cosa significa soffrire del Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività, in occasione dell’incontro “ADHD: conoscere per capire”, organizzato oggi - presso il Circolo delle Stampa di Milano - dall’AIFA onlus Lombardia con la collaborazione di AIDAI (Associazione Italiana Disturbi Attenzione e Iperattività). Presenti anche Dante Besana, Direttore della Struttura di Neuropsichiatria Infantile di Alessandria e membro del Comitato tecnico-scientifico dell’Agenzia del Farmaco e Antonella Costantino, Direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza presso la Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano.

Un problema complesso e purtroppo spesso trascurato, che finalmente ha trovato la giusta attenzione con l’attivazione da parte dell’Agenzia del Farmaco del Registro nazionale ADHD l’8 marzo scorso, che disegna per i bimbi e gli adolescenti ADHD un percorso assistenziale adeguato che, garantendo il diritto alla cura, prevenga nel contempo l'uso improprio o eccessivo dei farmaci che sono stati resi disponibili per questo disturbo; è uno strumento di tutela unico in Europa e nel mondo che, secondo le definizioni date dall’Agenzia del Farmaco, creerà una vera e propria 'rete di protezione', affinché l'uso dei farmaci sia costantemente controllato e appropriato e perché venga impedito ogni possibile abuso.

Dei complessivi 33 servizi di neuropsichiatria infantile presenti sul territorio lombardo e già attivi nella diagnosi e nella presa in carico dell’ADHD, saranno circa venti quelli con caratteristiche tali da essere considerati idonei a diventare Centri regionali di riferimento per la terapia farmacologia dell’ADHD in Lombardia, secondo i criteri previsti dal Registro. Attualmente l’Istituto Superiore di Sanità sta completando la certificazione di idoneità dei centri su tutto il territorio nazionale. La Lombardia risulterà essere quindi una delle regioni più attive nella gestione di questo disturbo che incide sulla popolazione pediatrica tra il 3 e il 5%, interessando in Lombardia, indicativamente, tra i 20 e i 40 mila bambini, di cui 10 mila con una diagnosi di ADHD severo.

“L'approccio terapeutico-riabilitativo a questo disturbo è multimodale - ricorda Dante Besana - ovvero attuazione di interventi psicoterapeutici sul bambino, di tipo comportamentale e/o cognitivo, eventualmente associati a trattamenti farmacologici nei casi più severi e interventi di tipo psicosociale e psicoeducativo con genitori, insegnanti ed educatori”.

Besana mette a fuoco inoltre il carattere di novità rappresentato dal Registro Nazionale, istituito dall’Agenzia Italiana del Farmaco in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità allo scopo di garantire un uso appropriato, sicuro e controllato della somministrazione di farmaci per l’ADHD. Il Registro vincola la prescrizione dei farmaci alla predisposizione di un piano terapeutico semestrale da parte del centro regionale di riferimento; le procedure impongono che la valutazione della somministrabilità del farmaco avvenga presso un Centro di Riferimento, previa conferma della diagnosi e dell’indicazione alla terapia farmacologica, ove verrà effettuata una prima osservazione in ambiente clinico, in cui sarà testata la tollerabilità della prima dose standard con il monitoraggio dei parametri vitali e l’osservazione clinica e\o testologica del bambino. Seguiranno, sempre presso il Centro di Riferimento, un controllo clinico alla prima e alla quarta settimana per confermare la prescrizione. Successivamente le prescrizioni potranno essere effettuate dal NPI delle strutture territoriali o dal Pediatra di Famiglia, costantemente tenuti informati degli esiti del primo e dei successivi controlli periodici presso il Centro di Riferimento”.

“I servizi territoriali di neuropsichiatria infantile rappresentano uno degli snodi cruciali della rete territoriale per i bambini e ragazzi con ADHD - conferma Antonella Costantino; sono strutture specialistiche che hanno il compito di occuparsi della prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione delle patologie neurologiche, neuropsicologiche e/o psichiatriche dell’infanzia e dell’adolescenza, tra cui l’ADHD. In Lombardia l’organizzazione è capillare su tutto il territorio, ed è proprio qui che viene avviata la “presa in carico” del bambino e della famiglia, insieme ai pediatri di famiglia, alla scuola, ai servizi psicologici e sociali. Proprio all’interno di questa rete vengono raccolti i primi segnali di sofferenza dei bambini, che deve essere effettuata la diagnosi e organizzati tutti gli interventi non farmacologici. E’ sempre questa stessa rete che poi prosegue il proprio intervento in stretto coordinamento con i Centri di Riferimento per i bambini che hanno bisogno di aggiungere una terapia farmacologia”.

“Nell’ambito degli interventi, il coinvolgimento della famiglia e della scuola nel percorso terapeutico è fondamentale” – puntualizza Gianmarco Marzocchi, psicologo e Presidente di AIDAI. La terapia psicologico-comportamentale include un ciclo di incontri di Parent Training, finalizzate a dare ai genitori informazioni sull’ADHD e adeguate strategie comportamentali, e la consulenza sistematica agli insegnanti, che consiste invece in attività di osservazione e comprensione delle caratteristiche del bambino ADHD, finalizzate a ridurne i comportamenti disfunzionali migliorando contestualmente la capacità dell’insegnante di modulare le proprie richieste”.

“Abbiamo fatto un grande passo avanti in questi mesi, con l’attivazione del Registro – afferma Astrid Gollner dell’AIFA onlus - perché finalmente è stato garantito il diritto alla cura ai bimbi che soffrono di questo disturbo. Ancora tanto c’è da fare, perché siano realmente disponibili sul territorio le risorse umane e professionali necessarie, e perché germogli anche nel nostro paese il seme di una cultura della salute mentale nei bambini; non a caso la nostra Associazione è in prima linea, con le altre parti del volontariato sociale nella Consulta delle Associazioni per la Salute mentale presso il Ministero, affinché tutti possiamo dare un contributo alla realizzazione di strategie per il recupero della qualità di vita e il re-inserimento sociale, scolastico e lavorativo dei bambini e degli adulti affetti da disturbi mentali”.

L'ADHD è un disturbo neurobiologico dovuto all'alterazione di alcuni specifici circuiti cerebrali dei bambini e colpisce il 3,5% circa della popolazione pediatrica; è uno dei principali problemi medico-sociali dell'infanzia, pienamente riconosciuto dalla comunità scientifica mondiale, inclusa l'Organizzazione Mondiale della Sanità. I bambini affetti da ADHD non riescono a controllare le loro risposte all’ambiente, sono disattenti, iperattivi e impulsivi in modo tale da compromettere la loro vita di relazione e scolastica. L’ADHD impatta negativamente su ogni aspetto della vita del bambino a casa, a scuola e durante il gioco; può presentarsi con differenti manifestazioni cliniche, dall'età prescolare all'età adulta, coinvolge le tappe dello sviluppo e dell'integrazione sociale del bambino. Le conseguenze negative dovute al mancato trattamento di questo disturbo sono molte e possono andare dall'abuso di sostanze stupefacenti allo scarso rendimento scolastico, alla mancanza di relazioni interpersonali fino all'isolamento sociale. Ogni intervento terapeutico deve essere accuratamente personalizzato e preceduto da un'accurata valutazione clinica; il trattamento deve essere inquadrato nell'ambito di un approccio "multimodale", ovvero una terapia comportamentale e/o psicologica, cui può essere associata una terapia farmacologica, solo nei casi più severi o nei quali l'intervento psico-educativo risulti non efficace.


Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa AIFA onlus
Chiara Gallarini, Silvana Visentini
Tel. 02 62411911 – 340 6693919

Fonte: La redazione